Genoa-Siena sospesa, tifosi negli spogliatoi
Il match riprende dopo 45 minuti
Alcuni tifosi sono saliti sulla balaustra, il capitano Marco Rossi è andato a parlare con loro per placare la tensione
Genoa-Siena: una nuova pagina vergognosa per il calcio italiano
Se questo è calcio. Una nuova pagina scandalosa macchia il football italiano e, ancora una volta, a "firmarla" sono i tifosi di un club di serie A (dopo il derby Lazio-Roma del 21 marzo 2004, sospeso per le intemperanze di entrambe le tifoserie capitoline). E' quanto avvenuto domenica 22 pomeriggio in occasione di Genoa-Siena, fermata dagli ultras rossoblù all'8' del secondo tempo. Un centinaio di tifosi (se così possiamo chiamarli) della curva Nord ha invaso la gradinata di fronte alla tribuna stampa lanciando fumogeni e petardi con l'obiettivo di interrompere l'incontro che era sul 4-0 per la squadra del patron Mezzaroma. A un certo punto gli ultras hanno chiesto ai giocatori del Genoa di togliersi le maglie perché ritenuti indegni di indossarle. Ora al di là del fatto che il valore dei giocatori del Genoa deve essere deciso dal management del club (a partire dal presidente Preziosi, per poi proseguire con il ct del Genoa), non si può ulteriormente abdicare di fronte a queste scene da Medioevo (con giocatori che piangono perchè costretti a riconsegnare la maglia per non averla saputa onorare). E' arrivato il momento che lo Stato italiano faccia il suo dovere "isolando" questi soggetti inutili per il sistema calcio, perchè in grado solo di creare problemi, più che opportunità. Anche i presidenti di calcio però devono rinunciare a questo tiro alla fune, perchè un giorno i tifosi sono l'asse portante del club, il giorno dopo non lo sono più. Si facciano i nomi di questi supporter alle autorità competenti e si intervenga in misura decisa nei confronti di chi ha violato la legge e ci permettiamo di dire anche di rovinare uno spettacolo pagato a peso d'oro (vista l'obsolescenza dei nostri stadi). Certamente non sono giornate come queste che riportano famiglie e giovani allo stadio e per quanto si investa tantissimo, da parte di tutti i club, in marketing per promuovere lo spettacolo-calcio, questo di oggi pomeriggio chiaramente è solo uno spettacolo vergognoso che con il calcio non ha nulla a che fare. Adesso aspettiamo la risposta delle autorità competenti per capire se il calcio è un posto come un altro, dove chi viola la legge paga o se è una "zona franca" dove ormai tutto è possibileUn momento del match Genoa-Siena sospeso a inizio ripresa (Ansa)
il peggio del repertorio degli 'hooligans' nostrani, che dettano legge in uno stadio del massimo campionato. L'episodio scatenerà anche lo sconcerto del presidente della Federcalcio, Giancarlo Abete: «Quelle persone non sono tifosi, spero non mettano più piede in uno stadio». Il numero uno della Figc elogia il gesto di Sculli di non togliersi la maglia di fronte alle richieste degli ultras: «Ha fatto bene. Per quanto la situazione possa apparire complessa, significa arrendersi ad una dimensione di violenza. La maglia, di fronte all'aspettativa di soggetti violenti, non dev'essere tolta». Un gesto, secondo Abete, che appare «un rito sacrificale e che richiama i tempi antichi, nel senso peggiore del termine».
LA SOSPENSIONE - La situazione precipita all'inizio del secondo tempo, quando i toscani realizzano la quarta rete con Giorgi, che completa il poker aperto dalla doppietta di Brienza e dal gol di Destro. Piovono in campo fumogeni e petardi, l'arbitro Paolo Tagliavento sospende la gara al 54' nella vana attesa che la situazione torni tranquilla. Una parte del pubblico lascia gli spalti, mentre alcuni tifosi si arrampicano minacciosamente sulle recinzioni. Qualcuno si sistema sul tunnel che dovrebbe portare le squadre negli spogliatoi. Mentre la terna arbitrale e il Siena lasciano il terreno di gioco, si apre una pagina grottesca. Il capitano del Genoa, Marco Rossi, prova a dialogare con i propri tifosi. In campo c'è anche il patron Enrico Preziosi, ma la sua presenza non serve per riportare serenità. Molti giocatori del Genoa, probabilmente su pressione dei supporters, si sfilano le maglie e le consegnano a Rossi. Qualcuno, come Giuseppe Sculli, si rifiuta. Giandomenico Mesto ha una crisi di nervi e scoppia a piangere. Le discussioni proseguono e, dopo 40 minuti ad altissima tensione, vengono ripristinate le condizioni per portare a termine il match. Si ricomincia in un clima irreale: i giocatori, evidentemente scossi, provano ad amministrare gli ultimi 37 minuti del match. Prima del fischio finale, al 79', il Genoa trova il gol della bandiera: autorete di Del Grosso, 4-1.
PREZIOSI INFURIATO - «Dispiace che 60, 100 persone hanno l'impunità di dire e fare quello che gli pare senza che si possano controllare e mandare a casa. Non è possibile che si impadroniscano dello stadio e impongano la loro legge»: così ai microfoni di Sky Sport il presidente del Genoa, Enrico Preziosi. Ma il questore di Genova, Massimo Mazza, è di tutt'altro avviso: «I giocatori del Genoa si sono tolti la maglia, come preteso dagli ultras, con il consenso del presidente, Enrico Preziosi. I responsabili delle forze dell'ordine presenti in campo erano fortemente contrari e hanno fortemente sconsigliato il presidente di agire in tal senso. «Vergogna, vergogna, vergogna!