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La Ciaramedda romettese


la Ciaramedda romettese
L  STORIA E TRADIZIONE
Rometta 21.03.2012 - Una di quelle cose di cui i romettesi ne vanno tremendamente fieri è la Ciaramedda. Uno strumento a fiato antico usato principalmente per accompagnare la novena di Natale o i fidanzamenti.Non c’era infatti fidanzamento nell’area messinese che non richiedesse, dopo la cerimonia della cunuscenza durante la quale la suocera cingeva il capo e il viso della novella zita con un largo nastro di seta detto 'nzinga, una serenata di Antonino Mento da Rometta, eccezionale suonatore di ciaramedda e friscalettu, scomparso quasi centenario nel 1996. La tradizione continuò con il figlio Francesco, scomparso anche lui però ancora
70enne nel 2002, che dal padre apprese le novene, le arie a ballo più antiche come la satariata e lu ciovu, suonata quest’ultima con cui lo sposo apriva le danze, inchinandosi di fronte alla sposa, il celebre Scurdillino, pezzo di virtuosismo a bordoni azzittiti. Francesco che nel finire degli anni 80' con sacrifici personali aveva creato anche una vera e propria scuola di zampogna con il Gruppo Folkloristico "I Zampognari" che ebbe notevoli riscontri anche in una tournee in Germania. La costruzione di uno strumento come la Ciaramedda conserva i caratteri dell’archetipo mediterraneo con qualche influenza araba: canne pari in legno di erica, da due a tre bordoni sonori, ance semplici, bianchissima pelle di capra. Dopo la scomparsa dei Mento oggi a Rometta sono rimasti in pochi a costruire e suonare questo strumento che si sente ormai quasi esclusivamente nelle feste natalizie. E' nella piccola e tradizionale frazione romettese di Gimello infatti che i fratelli Giuseppe, Salvatore e Domenico Saija insieme ai figli e qualche nipote si dedicano ancora oggi a questa meravigliosa passione, una passione che molti sperano non vada mai in estinzione. Fra loro il Sig. Domenico Saija (a destra nella foto) ha vinto per ben 7 volte il premio di Zampogna d'Oro.Di sicuro possiamo affermare che il suono della ciaramedda è un vero e proprio "Canto d'Amore!" ed uno straordinario orgoglio romettese. Di seguito alcuni link dove poter ascoltare la melodia dei suonatori di ciaramedda e pifferi romettesi:

(Domenico Saija)
http://www.youtube.com/watch?v=v3sKti1tGQQ
 

(Domenico Saija)
https://www.facebook.com/#!/photo.php?v=178875532138232&set=vb.100000473603735&type=2&theater

(Giuseppe Saija)
https://www.facebook.com/#!/photo.php?v=178875068804945&set=vb.100000473603735&type=2&theater

(Benedetto Saija)
https://www.facebook.com/#!/photo.php?v=177076602318125&set=vb.100000473603735&type=2&theater

(Domenico Saija - piffero)
http://www.youtube.com/watch?v=PjAY4NyjdBE

(Domenico Saija)
http://www.youtube.com/watch?v=zJC3vghyNlI&feature=related

(Domenico Saija)
http://www.youtube.com/watch?v=fQ-gKeoVkIE&feature=related

(Domenico Saija - piffero)
http://www.youtube.com/watch?v=fMCISrMOFXw&feature=related

(Salvatore Saija - dal minuto 08:07)
http://www.youtube.com/watch?v=WhS6TT1u_Mc

Per saperne di più su facebook è possibile richiedere l'amicizia a "Costruttore di Zampogne A Paru" che risponderà alle vostre domande più curiose:
https://www.facebook.com/#!/profile.php?id=100000473603735

  Fonte Erimata.it

(nella foto i fratelli Giuseppe e Domenico Saija di Rometta con le loro Ciaramedde)
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LA LAVORAZIONE DELLE ZAMPOGNE A ROMETTA
(www.saroalioto.it)

Esiste ancora a Rometta un laboratorio per la costruzione delle zampogne, forma di artigianato antichissima e ormai scomparsa in quasi tutti i centri della Sicilia. Qui questa tradizione sopravvive grazie ad una famiglia di maestri artigiani che utilizzano le tecniche di costruzione tramandate da padre in figlio e usano strumenti che sono sempre gli stessi: "sgubbie" (sgorbie) di varie forme e tornio o contropunta, anche se recentemente l’antico tornio a pedale è stato sostituito da quello elettrico assieme all’uso del trapano a più punte. La zampogna, strumento a fiato, si compone di una "bussola" con quattro "canne" di legno, cui viene fissato un "otre" di pelle di capra o di pecora. Le canne sono i "cantanti", di cui una, con nove fori "fa di canto"; l’altra con sei fori è l’ "accordatura di basso"; le altre due non hanno fori, sono snodabili e servono per l’accordatura. All’estremità della canne vengono sistemate delle "zimmaredde" che producono il suono. Per la lavorazione della bussola si usa il legno di erica, di albicocco, d’olivo e di gelso. Per ottenere le canne, il legno grezzo prima si "attornia" e poi viene forato con un ferro da 6 mm.; si rimette quindi sul tornio e si lavora la parte esterna. Si sostituisce poi la contropunta del tornio con la "palumedda", arnese che consente di allargare la campana della canna della ciaramella. Alla fine si fanno i fori per suonare. L’otre è ottenuta scuoiando la capra (o la pecora) e tirando la pelle intera dalla zampa anteriore destra, che rimarrà poi all’interno con la pelliccia. La pelle si mette quindi sotto sale e si lava con acqua e sapone; si legano i buchi lasciando liberi quelli del collo, dove si attaccherà la bussola, e quello della zampa da cui è stato scuoiato l’animale, dove si attaccherà "u sciuscialoru", che serve per soffiare dentro l’otre. Le quattro canne vengono collocate nei quattro fori della bussola e si attacca quindi l’otre di pelle; alla fine lo strumento viene accordato utilizzando c’era d’api, per ridurre eventualmente, se necessario, i fori delle canne. Una zampogna così costruita, se ben trattata, può durare moltissimo, anche due secoli. Il prezzo varia secondo la grandezza, circa 600.000 lire per una di medie dimensioni. Una volta le zampogne venivano acquistate solo da coloro che le usavano per mestiere e le suonavano nel periodo natalizio, passando di casa in casa, o come a Monforte S. Giorgio nelle manifestazioni storico-religiose (Processione del "Capidduzzu di Maria"). Ora la richiesta è sempre minore e le ciaramelle vengono spesso commissionate da collezionisti che le apprezzano in quanto frutto di lavoro artigianale e le considerano "opere d’arte".

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