
Impegno politico come atto d'amore.
PuΓ² la politica essere intesa come un atto d’amore? PuΓ² questo sentimento essere fonte di ispirazione e fine di ogni scelta e azione politica? In tempi di disaffezione alla politica queste domande troverebbero in tanti comuni cittadini una risposta negativa.
Sono tutte domande interrogativi del Convegno in programma domenica 9 marzo 2025 promosso dall'Associazione Socio-culturale "La Magnolia" Aps , diretta dalla Dott Cettina Orefici
L'incontro sarΓ anche un confronto tra politici locali e dirigenti di centro-destra, di centro-sinistra e si spera anche giovani , vuole approfondire come la stretta relazione tra l’amore e la politica; elementi, quest’ultimi, delle relazioni umane che, a seconda dell’ordine sistematico, possono dare spazio ad almeno due declinazioni od accezioni: la politica per amore e l’amor politico.
Ricordano come la nostra Costituzione non nasce a caso. Γ stata partorita in un momento storico molto particolare, sofferto, duro, ma al tempo stesso pieno, colmo e strabordante di passione per la rinascita del Paese dopo la fase bellica.
“La dignitΓ della persona umana, l’uguaglianza, la solidarietΓ sono solo alcuni dei principi che in essa ritroviamo enunciati e scritti. Principi, quest’ultimi, di chiara irrinunciabilitΓ , indissolubilitΓ , imprescindibilitΓ e che pongono la persona umana al centro delle tutele dello Stato di diritto lasciandosi cosΓ¬ alle spalle il ricordo di uno Stato illiberale".
Don Luigi Sturzo ha rappresentato un punto di riferimento per tutti i cristiani impegnati in politica. Il prete di Caltagirone,
cento anni fa con l’appello a «tutti gli uomini liberi e forti» don Sturzo dava vita al Partito popolare italiano. Qual Γ¨ stata la sua novitΓ ?
Don Sturzo un personaggio scomodo anche oggi occasione dell’inizio del processo di canonizzazione, ma il paradosso di don Sturzo Γ¨ proprio quello di essere un sacerdote testimone della caritΓ pastorale nella politica». Il tentativo sturziano di realizzare, attraverso il Partito popolare italiano «partito laico o aconfessionale ispirato ai valori cristiani», un impegno sociale e politico, «rispettoso sia di una ben intesa integralitΓ del cristianesimo che di una sana laicitΓ della politica», riveste ancora una sua attualitΓ . In occasione del centenario della nascita del partito da lui fondato, 'Avvenire' ha chiesto di illustrarne l’ereditΓ all’arcivescovo di Monreale Michele Pennisi, attento studioso del pensiero e dell’opera di don Luigi Sturzo e il cui contributo, nel panorama degli studi sturziani, costituisce il primo approfondimento del substrato religioso a fondamento delle intuizioni politiche del sacerdote siciliano.
La novitΓ , a differenza della Democrazia cristiana di Romolo Murri, stava nella piena autonomia dall’autoritΓ ecclesiastica e nella rinuncia a fregiare il partito del titolo di cattolico, per porsi con gli altri partiti sul comune terreno della vita civile. Per Sturzo si trattava di un partito laico di chiara ispirazione cristiana, indipendente e autonomo dalla gerarchia ecclesiastica senza alcuna connotazione confessionale. Il Ppi nasce dal basso come un partito programmatico non cattolico ma aconfessionale, a forte contenuto democratico ispirato alle idealitΓ cristiane, ma che non prende la religione come elemento di differenziazione politica.
Per Sturzo il perseguimento del bene pubblico non puΓ² essere separato dalle virtΓΉ individuali. C’Γ¨ un rapporto fra la morale sociale e quella individuale. Per stigmatizzare i vizi dei politici fa riferimento all’immagine dantesca delle 'tre male bestie' della politica: lo statalismo, la partitocrazia, l’abuso del denaro pubblico e in varie occasioni ha denunciato la mafia, la corruzione, il preferire il tornaconto personale al bene comune. Il bene comune - del quale sono elementi integranti la cultura, la moralitΓ e la religiositΓ oltre che l’economia - Γ¨ nella concezione di Sturzo un bene che deve puntare a uno sviluppo integrale delle persone.
Cosa ha rappresentato questa novitΓ nella Sicilia del suo tempo?
Ha significato liberare il clero dal servilismo nei confronti dei partiti clientelari retti da notabili locali e al contempo di evitare che i cattolici fossero servili a personaggi e partiti che nulla avevano da spartire con il messaggio cristiano. Sturzo auspicava che i sacerdoti vivessero una spiritualitΓ incarnata nella quale l’evangelizzazione fosse coniugata con la promozione umana e avessero una cultura capace di giudicare i problemi del proprio tempo a partire dal Vangelo.
In sostanza come viene concepita la politica nella visione sturziana?
Penso che la “caritΓ politica” sia il nocciolo della sua visione, non solo teorizzata ma praticata. Fin dai primi anni della sua attivitΓ sociale e politica egli sentΓ¬ come una missione introdurre la caritΓ nella vita pubblica, nella convinzione che la caritΓ cristiana non puΓ² ridursi solo alla beneficenza, ma deve essere l’anima della riforma della societΓ democratica nella quale le persone sono chiamate a partecipare responsabilmente alla vita sociale per realizzare il bene comune. La caritΓ cristiana per Sturzo non puΓ² essere dissociata dalla ricerca della giustizia che Γ¨ determinata dall’amore verso il prossimo. Da queste premesse concepirΓ la politica come dovere morale e atto d’amore, come apostolato sociale da cui deriva il senso della responsabilitΓ morale e della solidarietΓ sociale. Da senatore a vita chiese di inserire fra i brani da far imparare a memoria l’inno alla caritΓ di san Paolo. In questo senso Sturzo ha anticipato il magistero dei papi fino a papa Francesco per il quale «la politica Γ¨ una vocazione altissima, Γ¨ una delle forme piΓΉ preziose della caritΓ , perchΓ© ricerca il bene comune».
PerchΓ© il suo progetto politico non ebbe seguito?
Le ragioni furono molteplici: il Partito popolare, diviso al suo interno da varie correnti e osteggiato dalla destra cattolica, fu obbligato a confrontarsi con le altre formazioni che si rifacevano alle ideologie socialista, liberale e fascista, con le quali trovΓ² difficoltΓ a collaborare. Fu inoltre ostacolato da alcuni esponenti della gerarchia ecclesiastica e infine soppresso da Mussolini nel 1926. Mussolini cercΓ² in tutti i modi di far fuori la creatura di Sturzo ritenendola un ostacolo a un rapporto diretto col Vaticano, con il quale gudicava indispensabile raggiungere l’accordo per acquisire un consenso di massa.
Il contesto per un impegno politico dei cattolici in Italia Γ¨ perΓ² oggi diverso da quello descritto allora da Sturzo…
All’impegno politico come luogo di apostolato sociale oggi sembra prevalere un’impostazione pragmatica e utilitaristica che spesso censura i valori fondamentali derivanti dall’esperienza cristiana in campo culturale, sociale e civile. Oppure declina in uno sterile moralismo, che considerando la politica “cosa sporca” si rifugia in una malintesa “scelta religiosa”, al massimo in un impegno sociale di corto respiro in quanto staccato da un progetto politico e culturale di alto profilo.
Per uscire dall’irrilevanza secondo lei Γ¨ oggi proponibile la riedizione di un nuovo partito di cattolici?
Nelle attuali condizioni storiche mi sembra improponibile. Se giΓ ai tempi di Sturzo il mondo cattolico era diviso, disperso in quelle che chiamava “chiesuole” e minoritario, oggi lo Γ¨ ancora di piΓΉ e soprattutto non si puΓ² non prendere atto che tra le giovani generazioni il 23 per cento dichiara di non credere a nessuna religione.
Come puΓ² realizzarsi l’attualizzazione dei valori del popolarismo sturziano?
Nonostante il carattere anticipatore di alcune sue intuizioni piuttosto che fornire delle ricette Sturzo rimanda a un impegno dei cristiani interpretando i “segni dei tempi” alla luce del Vangelo, a un impegno sociale e politico vissuto come atto di amore a servizio del bene comune e in dialogo con gli uomini del nostro tempo. Credo che oggi sia necessario ricostruire una relazione naturale con la societΓ civile, col popolo. Tornare a essere “popolari” dentro un’azione di testimonianza cristiana, potenziando una rete di relazioni stabili tra le varie associazioni e realtΓ di ispirazione cristiana sensibili al sociale per realizzare un “pluralismo ordinato”. In questo senso un’attualizzazione dei valori del popolarismo sturziano potrebbe dare fiducia nella buona politica e aiutare a superare la grave crisi culturale e politica attuale rappresentando un antidoto all’antipolitica e alla deriva populista.
ssono correre nei partiti, come in quelli impegnati nei partiti di ispirazione cristiana, con molto realismo ha scritto: «I partiti di ispirazione cristiana, come gli altri anche se sono costituiti con un nobile programma e con la volontΓ di servire il loro Paese, corrono il rischio di diventare una camarilla e di ispirarsi a poco a poco a uno spirito partigiano nΓ© piΓΉ nΓ© meno di qualunque altro gruppo umano». E aggiunge: «Bisogna uscirne appena ci si accorge di esserne prigionieri, bisogna che i cattolici mettano gli interessi della nazione al di sopra di quelli del partito»...
Cosa ha rappresentato questa novitΓ nella Sicilia del suo tempo?
Ha significato liberare il clero dal servilismo nei confronti dei partiti clientelari retti da notabili locali e al contempo di evitare che i cattolici fossero servili a personaggi e partiti che nulla avevano da spartire con il messaggio cristiano. Sturzo auspicava che i sacerdoti vivessero una spiritualitΓ incarnata nella quale l’evangelizzazione fosse coniugata con la promozione umana e avessero una cultura capace di giudicare i problemi del proprio tempo a partire dal Vangelo.
Auspicava quindi che i preti si impegnassero in politica?
Pur rilevando la necessitΓ che il prete prendesse sul serio le indicazioni del magistero della Chiesa in campo sociale, non concluse, per questo, sull’opportunitΓ generalizzata che il clero s’impegnasse direttamente nell’attivitΓ politica e sociale. Seppure non escluse che in eccezionali circostanze il sacerdote, che ne avesse le attitudini e che sentisse questa vocazione, potesse impegnarsi in quel campo. Ma nella sua concezione dell’impegno politico niente Γ¨ piΓΉ lontano dall’idea di un prete politicante, intrigante e maneggione.
In sostanza come viene concepita la politica nella visione sturziana?
Penso che la “caritΓ politica” sia il nocciolo della sua visione, non solo teorizzata ma praticata. Fin dai primi anni della sua attivitΓ sociale e politica egli sentΓ¬ come una missione introdurre la caritΓ nella vita pubblica, nella convinzione che la caritΓ cristiana non puΓ² ridursi solo alla beneficenza, ma deve essere l’anima della riforma della societΓ democratica nella quale le persone sono chiamate a partecipare responsabilmente alla vita sociale per realizzare il bene comune. La caritΓ cristiana per Sturzo non puΓ² essere dissociata dalla ricerca della giustizia che Γ¨ determinata dall’amore verso il prossimo. Da queste premesse concepirΓ la politica come dovere morale e atto d’amore, come apostolato sociale da cui deriva il senso della responsabilitΓ morale e della solidarietΓ sociale. Da senatore a vita chiese di inserire fra i brani da far imparare a memoria l’inno alla caritΓ di san Paolo. In questo senso Sturzo ha anticipato il magistero dei papi fino a papa Francesco per il quale «la politica Γ¨ una vocazione altissima, Γ¨ una delle forme piΓΉ preziose della caritΓ , perchΓ© ricerca il bene comune».
PerchΓ© il suo progetto politico non ebbe seguito?
Le ragioni furono molteplici: il Partito popolare, diviso al suo interno da varie correnti e osteggiato dalla destra cattolica, fu obbligato a confrontarsi con le altre formazioni che si rifacevano alle ideologie socialista, liberale e fascista, con le quali trovΓ² difficoltΓ a collaborare. Fu inoltre ostacolato da alcuni esponenti della gerarchia ecclesiastica e infine soppresso da Mussolini nel 1926. Mussolini cercΓ² in tutti i modi di far fuori la creatura di Sturzo ritenendola un ostacolo a un rapporto diretto col Vaticano, con il quale gudicava indispensabile raggiungere l’accordo per acquisire un consenso di massa.
Il contesto per un impegno politico dei cattolici in Italia Γ¨ perΓ² oggi diverso da quello descritto allora da Sturzo…
All’impegno politico come luogo di apostolato sociale oggi sembra prevalere un’impostazione pragmatica e utilitaristica che spesso censura i valori fondamentali derivanti dall’esperienza cristiana in campo culturale, sociale e civile. Oppure declina in uno sterile moralismo, che considerando la politica “cosa sporca” si rifugia in una malintesa “scelta religiosa”, al massimo in un impegno sociale di corto respiro in quanto staccato da un progetto politico e culturale di alto profilo.
Per uscire dall’irrilevanza secondo lei Γ¨ oggi proponibile la riedizione di un nuovo partito di cattolici?
Nelle attuali condizioni storiche mi sembra improponibile. Se giΓ ai tempi di Sturzo il mondo cattolico era diviso, disperso in quelle che chiamava “chiesuole” e minoritario, oggi lo Γ¨ ancora di piΓΉ e soprattutto non si puΓ² non prendere atto che tra le giovani generazioni il 23 per cento dichiara di non credere a nessuna religione.
Come puΓ² realizzarsi l’attualizzazione dei valori del popolarismo sturziano?
Nonostante il carattere anticipatore di alcune sue intuizioni piuttosto che fornire delle ricette Sturzo rimanda a un impegno dei cristiani interpretando i “segni dei tempi” alla luce del Vangelo, a un impegno sociale e politico vissuto come atto di amore a servizio del bene comune e in dialogo con gli uomini del nostro tempo. Credo che oggi sia necessario ricostruire una relazione naturale con la societΓ civile, col popolo. Tornare a essere “popolari” dentro un’azione di testimonianza cristiana, potenziando una rete di relazioni stabili tra le varie associazioni e realtΓ di ispirazione cristiana sensibili al sociale per realizzare un “pluralismo ordinato”. In questo senso un’attualizzazione dei valori del popolarismo sturziano potrebbe dare fiducia nella buona politica e aiutare a superare la grave crisi culturale e politica attuale rappresentando un antidoto all’antipolitica e alla deriva populista.
Il sacerdote e politico don Luigi Sturzo (1871-1959) L’arcivescovo Pennisi