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Venuto «Tornerò a Milazzo per un nuovo ciclo vincente»


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Antonio Venuto, nato a Villafranca Tirrena il 4 gennaio del 1961, è stato l'allenatore del Milazzo per tre stagioni consecutive. Con i rossoblu ha ottenuto due promozioni consecutive, dall'Eccellenza alla serie D e dalla D alla Seconda Divisione, sfiorandone una terza, dalla Seconda alla Prima Divisione. Amato dai tifosi mamertini che lo considerano un eroe, Venuto ha senza dubbio fatto la storia recente del club rossoblu, ottenendo alcuni importanti record.
Mister, quest'anno con la Primavera della Reggina sta facendo grandi cose e la quarta posizione in classifica non è un caso. Come sta andando l'esperienza sulla panchina amaranto?


«Io inizialmente pensavo che allenare una squadra Primavera potesse essere riduttivo rispetto a una squadra di Seconda Divisione, ma mi devo assolutamente ricredere perchè essere riuscito ad approdare a Reggio Calabria significa aver fatto un bel salto di qualità, perchè la Reggina, dal punto di vista dell'organizzazione del settore giovanile, è tra le migliori società in Italia. Io sto avendo la possibilità di crescere e confrontarmi con realtà importantissime. Dopo Milazzo desideravo restare nel calcio professionistico e non potevo fare una scelta migliore perchè la Reggina, da questo punto di vista è nell'élite del calcio italiano».


In estate ha accettato la panchina dei baby granata per dedicarsi ai giovani, con i quali ha sempre fatto grandi cose. Quanto è stato difficile lasciare Milazzo?


«Lasciare Milazzo è stato particolarmente doloroso, perchè ero legatissimo non soltanto ai ragazzi con i quali ho condiviso soprattutto gioie e pochi dolori, grazie ai nostri strepitosi campionati. E' stato doloroso perchè ho dovuto lasciare una piazza calorosissima e che mi aveva accolto bene. Quando ci siamo lasciati si è trattato di una separazione col "groppo in gola", perchè in questi tre anni io mi sono sempre identificato con la tifoseria milazzese, che è una delle migliori che ci siano in Lega Pro, per calore, passione, competenza... Non è stato facile allontanarmi, ma forse ho lasciato nel momento più opportuno, dopo tre grandissimi campionati, ma resta sempre la mia squadra del cuore, della quale seguo i risultati domenica dopo domenica, perchè mi piacerebbe che il Milazzo conservasse questo posto in Lega Pro, frutto anche del mio sudore».


Lei è abituato a fare grandi cose e lo ha dimostrato anche negli anni scorsi. Durante la scorsa stagione ha guidato il "Milazzo dei record", cosa le è rimasto dentro di quell'esperienza?

«L'anno scorso è stato un campionato che mi è servito perchè ero convinto delle mie capacità, di potere fare bene in Seconda Divisione indipendentemente dal fatto che la società aveva smantellato il gruppo storico con il quale io avevo lavorato negli anni della promozione dall'Eccellenza alla D e dalla D alla Seconda Divisione, quindi è stato una scommessa anche per me, ma mi sentivo talmente forte che ero sicuro di fare bene anche con un gruppo totalmente rinnovato, nonostante la partenza ad handicap (nelle prime cinque giornate il Milazzo aveva conquistato appena un punto, ndr), forte anche dell'affetto che mi riservavano i tifosi, ho avuto la testardaggine di andare avanti e di trasmettere la mia tenacia e la mia forza di volontà alla squadra che ci hanno consentito di fare cose belle e che ci hanno portato proprio a pochi passi dalla Prima Divisione, quando abbiamo perso quello spareggio con l'Avellino. Quello dell'anno scorso è sicuramente il mio miglior piazzamento personale e resta il merito di aver valorizzato tantissimo quei calciatori che la società mi aveva messo a disposizione e che adesso sono in Prima Divisione, in serie B e in A, come Terracciano, pertanto credo che l'anno scorso abbiamo fatto un lavoro egregio».

Lo scorso anno la squadra era partita per salvarsi, quando ha capito che si poteva ambire a qualcosa di più?

«Ho capito ciò nel momento in cui siamo riusciti a vincere sul campo del Matera, squadra che giocava un buon calcio e allenata da un ottimo allenatore come Cadregari. Abbiamo vinto 2-1 e ho cominciato a pensare che pur essendo una squadra particolarmente giovane, avevamo delle grandi doti tecniche. Poi è stato tutto un crescendo, fino ad arrivare a un risultato inaspettato per molti e probabilmente per la società stessa. La consapevolezza che stavamo diventando un collettivo forte è arrivata quando nel posticipo serale siamo andati a impattare a Latina, contro la capolista, facendo una bellissima partita anche se eravamo in dieci uomini, ma ormai quel Milazzo era già diventato una splendida realtà di quel torneo. Ripeto, probabilmente la vittoria di Matera mi ha dato la certezza che quella squadra poteva fare grandissime cose. Io mi considero il primo tifoso di quella squadra e quindi riuscivo a trasferire anche dentro lo spogliatoio quelli che erano i sentimenti popolari della tifoseria; non era un caso che ogni domenica il "Grotta Polifemo" fosse stracolmo, con 2.500 persone che venivano a tifare per noi, perchè si era creato qualcosa di veramente magico, un'unità di intenti tra calciatori, allenatore e tifoseria, squadra e città erano un'unica cosa. In campo sentivamo di essere non soltanto in undici, ma in 2.500, perchè con i tifosi eravamo un tutt'uno».

Tre anni a Milazzo, due promozioni e una terza sfiorata ai play off. Nella città del Capo lei è considerato un eroe, cosa vuole dire ai suoi ex tifosi?

«Intanto vorrei precisare che quelli del Milazzo non sono i miei ex tifosi, perchè sono rimasti i miei tifosi. Vorrei che loro si godessero ancora questi momenti per assaporare bene questa Lega Pro che è stata conquistata non solo per merito dei calciatori o dell'allenatore, ma anche grazie a loro e alla loro passione. I nostri tifosi ci seguivano dappertutto, ricordo che per l'ultima partita di serie D, a Mazara del Vallo, decisiva per andare in Seconda Divisione, sono arrivati in 1.500, un numero eccezionale di tifosi, perciò loro hanno conquistato questa Lega Pro assieme e a noi e devono cercare di mantenerla a qualsiasi costo, tifando per la squadra e facendo in modo che questa categoria diventi un patrimonio assoluto della città. Dico questo perchè anche io mi considero assolutamente un tifoso del Milazzo e mi fa piacere che i mamertini continuino a essere tra le squadre protagoniste in Sicilia».

Quest'anno il Milazzo sta un po' arrancando e si trova appena un punto sopra la zona play out. Cosa pensa del cammino dei rossoblu finora?

«Il Milazzo quest'anno ha avuto una partenza abbastanza difficoltosa, come del resto l'anno scorso. Nelle prime dieci giornate sono arrivati pochi punti, probabilmente l'allenatore non è riuscito nel suo intento di amalgamare il gruppo e i risultati sono stati un po' deficitari. Con il cambio di allenatore e poi con l'arrivo anche di Trimarchi si è cercato di porre rimedio a questo brutto avvio e i due ci sono riusciti perchè adesso con venti punti si trovano fuori dagli ultimi cinque posti. Così come l'anno scorso ci sono moltissimi esordienti nel campionato di Seconda Divisione, molti giocatori provengono dalla Primavera del Catania e quindi all'inizio hanno pagato dazio per l'inesperienza. Io l'anno scorso ho avuto la testardaggine per restare in sella, mentre quest'anno Amura non ci è riuscito e ha dovuto passare il testimone prima a Catalano e poi a Trimarchi, ma ritengo che con la nuova gestione la squadra si sia un po' rivitalizzata e i risultati siano migliorati, riuscendo a uscire fuori dalla zona calda. Se il campionato finisse ora il Milazzo sarebbe salvo. Ritengo comunque che la squadra abbia ancora ampi margini di miglioramento e che nel girone di ritorno possa scalare qualche gradino in classifica per occupare una posizione più consona al blasone rossoblu, anche perchè Milazzo è una piazza competente ed esigente, con dei tifosi che vorrebbero sempre vedere navigare la propria squadra nelle zone alte della classifica».

Cosa ha da dire riguardo alla gestione Amura, che i tifosi hanno considerato disastrosa invocando a gran voce un ritorno di Venuto in panchina?

«Assolutamente nulla, io sono stato anche presidente dell'Associazione Allenatori e so per certo che i tecnici sono tutti preparati. Purtroppo si è più o meno sfortunati e più o meno tenaci, però ritengo che Amura non ha pagato tanto il fantasma di Venuto, quanto l'inesperienza dei propri ragazzi, tanto è vero che adesso i risultati stanno arrivando e non credo che stiano arrivando per il cambio di allenatore; io non credo tanto ai cambi tecnici, penso però che quella fase di apprendistato iniziale dei ragazzi sia stata letale per Amura e quel poco di esperienza accumulata è servita ai nuovi tecnici. Ritengo che Amura abbia fatto bene il suo lavoro, ha permesso alla squadra di fare apprendistato. Stanno facendo bene anche i nuovi tecnici Trimarchi e Catalano, ma i tifosi non devono mai scordare che la loro squadra, al momento, è presente in una delle categorie più importanti del panorama calcistico italiano».

Secondo lei che tipo di innesto potrebbe far comodo alla squadra di Catalano e Trimarchi? Qualche suo giocatore potrebbe essere pronto a "farsi le ossa" in una squadra come il Milazzo?

«Ritengo che la società abbia a disposizione dei dirigenti altamente qualificati, che sanno benissimo quali possono essere le carenze di questa squadra. Forse i numeri dicono che ci sia un attacco poco prolifico, ma questo non vuol dire che c'è carenza di attaccanti, probabilmente diverse situazioni non sono state proprio favorevoli alla squadra per fare gol. La dirigenza saprà come e se sarà il caso intervenire, i tifosi possono stare tranquilli affidandosi totalmente a questi dirigenti che, sono del parere, non faranno morire il calcio a Milazzo. Qualcuno dei miei in rossoblu? Il Milazzo ha già una partnership con il Catania, quindi ritengo che la priorità sarà assolutamente di seguire quella strada. Anche la Reggina nella Primavera ha dei giocatori importanti e validissimi, specialmente dei classe '94, però credo che il dg e il presidente, e lo dico con cognizione di causa e con la massima determinazione, siano abbastanza qualificati per non sbagliare gli interventi in questa sessione di mercato, sempre che sia necessario fare alcuni interventi, perchè la squadra ha dimostrato di poter fare parecchi punti, soprattutto nelle ultime gare, quindi l'organico è competitivo per ottenere la salvezza. Se poi si vuole puntare a risultati più eclatanti, sapranno dove intervenire».

Infine una curiosità che hanno tutti i tifosi: le piacerebbe, in futuro, lavorare ancora a Milazzo?

«Nel momento in cui sono andato via da Milazzo ho detto ai tifosi con una conferenza stampa che il nostro non era un addio, ma un arrivederci ai tempi in cui si potrà tornare ad aprire un ciclo vincente e credo che sia io che i tifosi mamertini siamo abituati a vincere e probabilmente quando i nostri destini si incroceranno di nuovo a Milazzo si aprirà un nuovo ciclo vincente».

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Luca Di Noto 28/12/2011

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