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Speciale sulla Riserva di Capo Milazzo" video " La Riserva che non c'è!!"

La riserva del Capo di Milazzo è un bene prezioso nel momento in cui verrà istituita. Ci rivolgiamo ai ragazzi che si accostano alle ricerche scolastiche e a quanti ammirano questi luoghi. Questo, purtroppo, non è comprensibile ai molti cittadini milazzesi che vi si oppongono scioccamente, politici compresi,  poichè ignorano e non comprendono la ricchezza delle specie floro-faunistiche viventi nel territorio unico ed irripetibile del Capo. Ringraziando l'amico Mario Crisafulli per la preziosa opera che ci ha donato ed il suo lavoro certosino, pubblichiamo un passo del suo libro che tratta il tema del "clima e del suolo" di Capo Milazzo e vi invitiamo a comprare l'opera che dovrebbe essere reperibile alla libreria di Paolo Filoramo di Milazzo, Piano Baele.   Claudio Italiano
  Il clima e il suolo.

di Mario Crisafulli.
 
Il clima a Milazzo, data la posizione geografica,  è da considerarsi di tipo mediterraneo; più precisamente, in funzione dell'analisi di alcuniMario Crisafullifattori  determinanti, come la temperatura e la piovosità,  esso può essere ulteriormente classificato come Xeromediterraneo.  Questo tipo di clima è tipico delle zone costiere del Mediterraneo che hanno altitudini comprese tra 0 e 300-400 m. E' caratterizzato da aridità estiva accentuata (periodo xerotermico 5-6  mesi) e regime termico sub-continentale (inverno mite-estate calda), con tempeture media annuale compresa tra 14 e 18°C e con precipitazioni medie annue comprese tra 300 e 900 mm.  A Milazzo, infatti, le temperature minime invernali si mantengono quasi sempre al di sopra di 5°C, mentre le massime estive possono raggiungere anche 40°C; considerando, inoltre, che la stagione delle piogge è limitata al periodo che va da ottobre ad aprile (regime pluviometrico mediterraneo), possiamo dire che le estati sono calde e secche e gli inverni temperati e umidi. Ciò consente un'attività vegetativa anche nei mesi invernali e quindi una maggiore distribuzione delle fioriture durarante l’arco dell'anno.
E' importante considerare anche alcune condizioni microclimatiche determinate dai venti, che a Milazzo soffiano principalmente dai quadranti di ovest. Gli effetti sono visibili lungo il litorale di ponente ed in particolar modo nella parte occidentale del promontorio, dove l"ambiente appare molto più arido rispetto alla parte orientale. Qui spesso le piante più esposte assumono una forma detta a "bandiera", dovutaOphris all'accrescimento dei soli germogli che "guardano" ad est e che non vengono quindi distrutti dal vento.
I suoli della Piana di Milazzo sono tutti di natura alluvionale; si sono cioè originati  da materiale trasportato nei secoli da corsi d’acqua che vi scorrono. Sono generalmente  caratterizzati  da buona profondità e da ph neutro. I suoli del Promontorio sono invece costituiti da un substrato di sabbie e ghiaie fossilifere e da uno strato superficiale di ceneri vulcaniche depositatesi a seguito delle eruzioni dei vulcani eoliani (Quaternario), che nel tempo si sono alterate e arricchite di sostanze organiche. In genere hanno maggiore profondità e ph neutro nelle zone pianeggianti (terrazzi e pianori) mentre in prossimità di rupi e alture rocciose dove lo spessore è minore, possono divenire sub-acidi se poggiano su roccia cristallina silicea (gneiss-Monte Trino), sub-alcalini in presenza di sedimenti marini e rocce calcaree (estremità nord-occidentale).
. Poiché normalmente le speciee  arboree si accrescono in maggior  misura sui suoli profondi e umidi, si può ipotizzare che tutte le aree milazzesi con tali caratteristiche, sia nel Promontorio che nella Piana, siano state ricoperte in tempi antichi dalla foresta mediterranea. Ancora oggi, nei terreni non adibiti all'agricoltura e alle altre attività, vi crescono piante legnose d'alto fusto (querce, olmi, frassini, bagolari) e specie tipiche della macchia (lentischi, mirti, eriche, ginestre, ecc.).      video " I fiori di Riserva"

pistacia_lentiscoSui suoli poco profondi del Promontorio, sulla roccia  pressocché nuda e nelle aree esposte ai venti di ponente, si creano, invece, condizioni di aridità: vi si trovano, spesso in maniera discontinua, cespugli di piante perenni, come la ginestra spinosa (Calìcotome villosa) l'euforbia arborescente (Euphorbia dendroides), l'artemisia arbustiva (Artemisia arborescens), che costituiscono Ia cosiddetta gariga e numerose specie tipiche delle rupi, quali il cappero (Capparis spinosa), il garofano rupicolo (Dianthus rupicola), la vedovina delle scogliere (Scabiosa cretica),la finocchiella di Boccone (Seseli bocconi), il radicchio di scogliera (Hyoseris taurina), ecc.'
Fra le piante con particolare esigenze di ph possiamo citare il terebinto (pistacia terebithus), ì cui esemplari censiti, solo quattro, crescono su substrato di roccia calcarea e marne (plioceniche), nella Baia di sant'Antonio e presso la "Grotta dell'oro". Infine, fra le piante che "preferiscono' suoli neutri o subacidi
ricordiamo la felce aquilina (Pteridium aquilinum) localizzata a Monte Trino e nella piana, il melo selvatico (Malus sylvestris) nell'area di Monte Trino e la quercia virgiliana (Quercus virgiliana) ai piedi di Monte Trino, su alcune scarpate orientali del Promontorio e nella Piana.

LA FLORA
Piante indigene e vegetazione
Euphorbia dendroidesLa flora milazzese è molto varia, perché le specie presenti sono numerose e, soprattutto, perché appartengono ad ambienti naturali assai eterogenei. Dalle scogliere alle alture del Promontorio, dalle spiagge all'entroterra della Piana, il territorio muta molto gradualmente ma in modo sostanziale; da ambienti xerici (aridi) di rupi e dune sabbiose si passa a zone molto più umide dove, come ho già detto, fino ad alcuni decenni fa, sgorgavano acque perenni e stagionali. In seguito ad insediamenti produttivi, purtroppo, le falde da cui provenivano queste acque sono state modificate, talvolta compromettendo irreparabilmente gli ambienti umidi legati alle sorgenti. Le piante costituiscono oggi una importante chiave di lettura del territorio. Il loro modo di essere associate fa capire come l'ambiente naturale è stato modificato dall'uomo e ci consente di immaginare come era il paesaggio prima dell'intervento antropico, quando la vegetazione si evolveva solo in funzione delle caratteristiche del suolo e dei fattori climatici. La temperatura, il vento, la piovosità, l'umidità, il ph e gli altri parametri del suolo sono determinanti nello studio della vegetazione: ne fanno comprendere la biologia e la dinamica. Certe situazioni  microclimatiche ed ambientali oggi non esistono più e alcune piante rare, segnalate per Milazzo nell'Inventario delle specie a "rischio" nella flora vascolare nativa della Sicilia (Raimondo et al., 1992), non sono state più rinvenute in tempi recenti.
Penso a Hydrocotile ranunculoides che cresceva lungo le acque lente dei ruscelli e nelle paludi della Piana; penso a Pteris cretica e a Pteris vittata, felci che avevano trovato il loro ambiente ideale sulle pareti rocciose del Promontorio, bagnate dallo stillicidio delle piccole sorgenti perenni. Altra specie, che ho invece ritrovato dopo lunghe ricerche nella parte nord-occidentale e meridionale della rocca del castello, è Ephedra distachya, indicata nelle Liste Rosse Regionali delle Piante d'Italia (Conti et aI., Società di Botanica Italiana,1997) come specie minacciata (EN, Endangered) e già segnalata agli inizi del '900 per Milazzo. I tipi di vegetazione che si riscontrano oggi a Milazzo rimangono comunque vari e ricchi di endemismi e specie rare. I più significativi e caratterizzanti l’area  in asphodelus fistolosus
esame sono:      video " I fiori di Riserva"
·         macchia alta o macchia foresta
·         macchia
·         gariga
·         steppa
·         vegetazione rupicola
·         vegetazione alofila
·         vegetazione ripale (dei greti dei torrenti)
·         vegetazione degli ambienti umidi
La macchia alta o macchia foresta non è altro che il risultato della degradazione della "foresta mediterranea" un tempo presente anche nel territorio di Milazzo, chiamata comunemente lecceta per la presenza dominante del leccio (Quercus ilex). Questa quercia sempreverde che caratterizza la foresta mediterranea da 0 a 1000 metri s.l.m., ormai in Sicilia solo raramente forma dei boschi spontanei e maturi. Ovunque la deforestazione ha mutato, talvolta in maniera irreversibile, le condizioni microclimatiche ed il suolo, cosicché tale specie oggi si rinviene solo sporadicamente, sostituita, lungo la fascia costiera, dalla roverella (Quercus virgiliana). A Milazzo, sia nel Promontorio che nella Piana, non si riscontra alcun leccio spontaneo: ho potuto osservare un solo individuo, associato ad alcuni alanterni (Rhanmus alanternus), aI margine della Piana di Milazzo,in località Olivarella, nel comune di S. Filippo del Mela. Da qui ha inizio la fascia collinare e montana dei Peloritani, dove il leccio diventa sempre più frequente con l'aumentare dell'altitudine. Nei piccoli lembi di macchia alta crescono specie ad alto fusto, come la roverella (Quercus virgiliana) che un po' ovunque convive con l'olmo campestre (Ulmus minor), I'orniello (Fraxinus ornus) diffuso nel Promontorio, e il bagolaro (Celtis australis), che cresce, invece, solo nella Piana. Inoltre in questo tipo di vegetazione sono presenti tipiche piante volubili e lianose come la salsapariglia nostrana (Smilax aspera) e la robbia selvatica (Rubia peregrina), che trovano condizioni ottimali di crescita nella penombra. Sono presenti anche specie in comune con la macchia: iI mirto (Myrtus communis), l'alanterno (Ramnus alanternus),  il pero selvatico (Pyrus pyraster), il melo selvatico (Malus sylvestris), il pruno selvatico  (Prunus   spinosa ),  il biancospino comune (Crataegus media ). La macchia rnediterrane a milazzese è dominata dal lentisco (Pistacia Ientiscus) a cui si associa l'erica arborea (Erica arborea),la ginestra comune (Spartium junceum)e il caprifoglio mediterraneo (Lonicera implexa). Essa, spesso, diventa fitta e impraticabile per gli intrecci spinosi di asparago pungente (Asparagus acutifolius), rosa di S. Giovanni (Rosas sempervirens) ed edera (Hedera helix). Nei luoghi più freschi ed ombrosi crescono diverse specie di piccole felci come il polipodio meridionale (Polypodium  australis), l'asplenio adianto nero ( Asplenium adiantum-nigrum), l'asplenio obovato (Asplenium obovatum), I'asplenio maggiore (AspIenium  onopteris); si trovano inoltre l'orniello (Fraxinus ornus) e il viburno tino (Viburnum tinus), riportato come specie vulnerabile (VU) nelle Liste Rosse Regionali delle Piante.                                                                                           



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