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Milazzo: Arriva la proposta dell'opposizione"vendere i gioielli di famiglia"


Fonte: lacittàdimilazzoonline

News - Politica
Scritto da Michele Celebre
Martedì 24 Gennaio 2012 
Con una mozione, i sedici consiglieri comunali che hanno sostenuto l’ex sindaco Italiano, chiedono, per evitare il dissesto di vendere praticamente tutti i beni comunali per un valore totale di 100 milioni di euro, in pratica “i Molini Lo Presti, l’ex mattatoio comunale di via Sardegna, l’ex scuola elementare Baronello, l’ex scuola media Zirilli, l’ex scuola elementare San Giovanni, l’ex scuola madonna del boschetto, l’ex scuola elementare Fiumarella, il centro sociale S.Marco, l’ex convento Cappuccini, l’ex immobile servizio idrico integrato di via G.B. Impallomeni, l’ex mercato coperto, gli uffici della Polizia di Stato, l’ex stazione ferroviaria, la piscina comunale, il palazzetto dello sport, ecc. ecc.” Insomma una “grande visione strategica”, ovviamente in linea con quella della precedente amministrazione, che si può così sintetizzare, si vende tutto si tira avanti per qualche anno e poi si vedrà. Chiaramente non intervenendo sul contenimento dei costi e sulle cause che hanno portato al dissesto, quali il mancato controllo dei debiti fuori bilancio, dopo un paio di anni le casse comunali si ritroverebbero nuovamente con l’acqua alla gola. Tra l’altro è evidente, per la legge della domanda e della offerta, che mettendo sul mercato 100 milioni di euro di immobili in un momento di crisi economica, il valore crollerà, in altre parole sarà una mega svendita. Inoltre si propone di vendere immobili che attualmente sono utilizzati dal comune, quali l’ex Zirilli dove sono i Vigili Urbani o il convento degli ex-cappucini dove ci sono gli uffici del VI dipartimento, e che quindi sarà poi costretto ad affittarli, aumentando così i costi di gestione. Infine e non ultimo lo sviluppo. In momenti di crisi non si deve mai smettere di pensare ed investire sul futuro. Vendendo il patrimonio comunale e in particolare aree strategiche, quali ad esempio i Molini e la vecchia stazione ferroviaria, la politica rinuncia al ruolo di guida dello sviluppo di Milazzo, abbandonandolo definitivamente agli interessi dei privati.

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