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La flora del Capo di Milazzo, parte seconda

Tratto dal famoso libro di Mario Crisafulli, stampato nelle tipografie di Grillo & Famà in Spadafora. info 
legambientetirreno@tiscali.it 
In condizioni di maggiore aridità la macchia è costituita quasi esclusivamente da popolamenti di euforbia arborescente (Euphorbia dendroides), che è forse la pianta più vistosa del Promontorio, soprattutto durante
la fioritura (fine inverno-primavera), quando i suoi grossi cespugli sferici "tinteggiano" di giallo il paesaggio. La macchia è presente, soprattutto, lungo la fascia orientale del Promontorio, che è più umida in quanto non esposta ai venti occidentali: essa ricopre le scarpate più o meno ripide e buona parte degli uliveti abbandonati, che ha riconolizzato. Nella Piana è invece da considerare assente, tranne che per i pochi casi in cui cresce ai margini delle strade di campagna o sul limitare delle tenute agricole, dove spesso il dislivello del terreno ha scoraggiato il totale utilizzo del territorio per scopi produttivi. Un po' ovunque dove è andata distrutta la macchia e dove gli incolti riescono in quaiche modo ad evolversi, cresce una forma di vegetazione cespugliosa chiamata gariga. Essa è individuabile soprattutto nel Promontorio, nella parte occidentale, dove spesso, a causa dell'accentuata esposizione ai venti di ovest,
e quindi per la particolare xericità dell'ambiente, non riesce ad evolvere verso forme di vegetazione più mature.  Sono tipìche della gariga piante cespugliose come lo sparzio villoso, (Calicotome villosa), l’artemisia arborescente (Artemisia arborescens), la timelea barbosa ( Timelaea hirsuta), il camedrio doppio (Teucrium flavum), il the siciliano (prasium majus), e alcune piante dalla fioritura appariscente come l'asfodelo mediterraneo (Asphodelum microocarpus) e la scilla marittima (Urginea maritima).
Vi crescono, inoltre, diverse specie rare ed endemiche: la spina santa insulare (Lycium intricatum), il senecione cinerario dell'Etna (Senecio ambiguus), il senecione cinerario del Messinese (Senecio gibbosus),l 'ofride verde-bruna panormitana (Ophrys sphegoides subsp. panormitana), iI giacinto
siciliano (Bellevalia dubia), pianta endemica siciliana inserita nell'Inventario delle specie " a rischio".. . (Raimondoe t a1.,1992).Quando la gariga subisce ulteriormente fenomeni di degradazione, come il pascolo e gli incendi, si trasforma in steppa. La steppa rappresenta lo stadio di massima degradazione della vegetazione mediterranea (oltre è il deserto): la pianta che più di ogni altra la rappresenta è il barboncino mediterraneo (Hyparrenia hirta), una graminacea di medie dimensioni che forma cespugli perenni. Ad essa generalmente si associano la filigrana comune (Lobularia maritima), la mentuccia comune (Calamintha nepeta), la scarlina (Galactites tomentosa), la viperina azzurra (Echium vulgare), e diverse umbrellifere quali: il finocchio comune (Foeniculmu vulgare), Ia firrastrina comun e (Thapsia garganica), la ferula comune (Ferula communis), l'opoponace comune (Opoponax chironium), iI balisisco filiforme (Cachrys pungens), specie rara. Anche alcuni cardi sono molto comuni nella steppa,come la carlina raggio d'oro (Carlina corymbosa), l'onopordo maggiore (Onopordum illirycum) e

la masticogna laticifera (Atractylis gummifera). video " I fiori di Riserva"


Fra gli
ambienti naturali milazzesi, particolarmente preziosa dal punto di vista floristico è la rupe, che per la sua conformazione fisica ha garantito condizioni favorevoli alla conservazione di numerose specie vegetali. Le pareti rocciose in pendenza o a strapiombo hanno reso impraticabile ogni tipo di attività produttiva e remote le possibilità di propagazione degli incendi, cosicché oggi l'ambiente rupicolo è ricco di endemismi e specie rare. Fra le piante indigene rinvenute sulle rupi del Promontorio ricordiamo il cappero comune (Capparis spinosa),la vedovina delle scogliere (Scabiosa cretica), il ginestrino delle scogliere (Lotus cytisoides), le endemiche finocchiella di Boccone (Seseli bocconi), garofano rupicolo (Dianthus rupicola), issopo di Cosentini (Microneria consentina), brassica sicula (Erucastrum virgatum), radicchio di scogliera (Hyoseris taurina) e il raro cardo-pallottola vischioso ( Echinops spinosissimus). Quest'ultima specie, riportata come vulnerabile ( V U ) nelle Liste Rosse sia nazionale c he regionale della flora a rischio d'estinzione (Conti et al., Società di Botanica ltaliana, 1997), è presente in Italia solo a Milazzo,Novara di SiciIia, Tindari e Patti (Pignatti, 1982); anche il Barone Giuseppe Piaggia, noto storico milazzese nel volume Illustrazione di Milazzo (Palermo, 1853) la cita con il sinonimo Echinops viscosus,c ome pianta ritenuta rara dai botanici del tempo.





.E' da segnalare inoltre la presenza della palma nana (Chamaerops humilis), unica palma spontanea europea, rara nel messinese (già segnalata per Capo Calavà, Capo Tindari ed Isole Eolie), rinvenuta sulla rupe che sovrasta la spiaggia di Pietre Rosse, lungo il costone roccioso a nord del castello e alla "'ngonia" Tono. E’difficile stabilire se trattasi di stazioni indigene o di recente spontaneizzazione. Numerose piante esotiche, Iegate quindi all' antropizzazione sono riuscite ad introdursi


e a spontanelzzarsi nella rupe. E' il caso dell'agave (Agave americana) e a diverse specie di Opuntia (ficodindia),come O. ficus-india, O.maxima, un ibrido (Opuntia sp.) e O. dillenii, che è la più diffusa. video " I fiori di Riserva"





La vegetazione alofila è rappresentata da quelle piante che trovano il loro habitat negli ambienti salini delle scogliere e delle dune sabbiose prossime al mare, in presenza di una certa quantità di Sali marini sia nel substrato che nell’atmosfera.


Come in molte altre località costiere della Sicilia, a Milazzo il litorale è stato modificato dall’operato dell’uomo soprattutto presso le aree urbane. Negli ultimi cinquant’anni, infatti, l’espansione edilizia e la realizzazione di strade vicine al mare hanno cancellato buona parte della duna sabbiosa; inoltre discutibili opere di pulizia e bonifica hanno comportato sbancamenti e livellamenti artificiali delle sabbie mediante l’utilizzo sistematico delle ruspe, compromettendo la vegetazione spontanea originaria. Oggi tra le piante più rappresentative della vegetazione alofila dunale troviamo il ginestrino delle scogliere (Lotus cytisoides), la violaciocca selvatica (Matthiola triscupidata), il papavero cornuto (glaucium flavum), il giglio di mare comune (Pancratium maritimum), il ravastrello marittimo (Cakile maritima), la salsola (Salsola kali), la calcatreppola marittima (Eryngium maritimum), l’erba medica marina (medicago marina), il poligono marittimo (Polygonum marittimum), il finocchio marino (Crithmum maritimum), la veccia assottigliata (Vicia pseudocracca); queste, per la loro capacità di attecchimento sulle sabbie “nude” sono considerate pioniere, costituendo quindi lo stadio iniziale della riconolizzazione delle sabbie. Tra le piante pioniere troviamo anche alcune specie rare, come il fiordaliso grespino (Centaura sonchifolia), la gramigna delle spiagge (Agropyron junceum) e la gramigna allungata (Agropyron elegantum). Il fiordaliso grespino (Centaura Sonchifolia) è una pianta erbacea perenne della famiglia delle Composite, che spicca per la sua fioritura purpurea sul finire della primavera: è inserita nelle Liste Rosse Regionali delle Piante d’Italia (Conti er al, Societò Botanica Italiana, 1997) come specie vulnerabile ( VU). La gramigna delle spiagge (Agropyron junceum) )e la gramigna allungata (Agropyron elongatum) sono delle graminacee perenni, rare per la flora d'Italia. 'A Milazzo queste specie sono molto localizzate sulle sabbie costiere del litorale, rispettivamente di levante e di ponente. La gramigna allungata (Agropyron longatum) cresce inoltre, sulla spiaggia di "rinella", nel Promontorio. video " I fiori di Riserva"

Espressione del degrado della duna è invece la comunissima gramigna rampicante (Cynodon dactylon), molto diffusa ed infestante nelle aree che subiscono frequentemente il transito e la sosta degli autoveicoli. L’ambiente costiero del Promontorio, per la conformazione stessa di spiaggee scogIiere spesso accidentate e irraggiungibili dalla terraferma, appare poco compresso ed integro e incontaminato. E’ proprio sulle scogliere del Capo che riscontriamo una specie vegetale tipicamente milazzese: Limonium minutiflorum, comunemente detto limonio delle Eolie.

Questa specie endemica del Promontorio di di Milazzo e delle Isole Eolie, è una piccola pianta perenne che cresce sulle rocce prossime al mare, caratterizzata da una fioritura estiva rosa-violetto. E’ spesso associata all’enula bacicci (Inula crithmoides) al finocchio marino (Crithmum maritimum), specie molto comuni su tutte le scogliere del Promontorio. Altre piante tipiche di quest,ambiente, ma più sporadiche sono l’atriplice alimo (Atriplex halimus) e l'erba cristallina stretta (Mesembryanthemum nodiflorum), piccola pianta annuale delle Aizoacee detta "cristallina" per le fitte cellule luccicanti piene d'acqua che la ricoprono: queste


piante sono localizzate sulle rupi e nelle steppe raggiunte dalla salsedine, la prima in tutto il Promontorio e la seconda solo tra Punta Tono e Punta Mazza.


Inoltre, sulle scarpate meno aride e ai margini delle spiagge del Promontorio, cresce la carota delle scogliere (Daucus gingidium subsp.f ontanesii), particolarmente diffusa sul versante nord-orientale di Capo Milazzo. La vegetazione ripale del milazzese è localizzata lungo i greti dei torrenti Mela e Floripòtema. Essa è tuttora molto discontinua per lo stato di degrado in cui versano, da alcuni decenni, questi corsi d'acqua. Solo nei tratti in cui gli alvei non sono oggetto di attività abusive come discariche, sbancamenti, pascolo e taglio di alberi per legname, le piante, sia arbustive che arboree, riescono a svilupparsi e qualche volta anche a costituire forme evolute di vegetazione. E' il caso della foce del Floripòtema che, seppur poco estesa perché delimitata ad est e ad ovest dai muraglioni della "raffineria", è sicuramente una piacevole sorpresa "verde" nel cuore "grigio" della zona industriale. Vi crescono rigogliosi pioppi neri (Populus alba), salici bianchi (Salix alba), tamerici (Tamarix africanae e Tamarix canariensis), oleandri (Nerium oleander) oltre a cespugli di giunchetto meridionale (Holoschoenus australis) e fitti canneti di cannuccia palustre (Phragmites nustralis), testimonianza delle zone umide perenni diffuse prima dell"'industrializzazione". Queste specie, ad eccezione della cannuccia palustre, sono presenti anche lungo il torrente Mela, dove crescono anche il salice rosso (Salix purpurea),l'ontano comune (Alnus glutinosa) e sporadicamente l’agno-casto ( Vitex agnus-castus), il giunco foglioso (Juncus subulatus) e la lisca maggiore (Typha latifolia).Inoltre, in entrambi gli alvei, sulle sabbie non perennemente sommerse, sono presenti piccoli cespugli perenni a fioritura autunnale, come i perpetuini d'Italia (Helichrysum italicum) e la scrofularia comune (Scrophularia canina), diffusi soprattutto nel Mela, e l'enula cepittoni (Inula viscosa), pianta intensamente aromatica con vistosa fioritura giallo-arancione (agosto-ottobre), spesso presente anche sui ruderi e negli incolti, molto comune in alcuni tratti del Floripòtema.


La vegetazione degli ambienti umidi è limitata alle piccole sorgenti del Promontorio. Intorno alla sorgente "funtanedda", sul versante occidentale,


cresce quasi esclusivamente un fitto canneto di canna domestica (Arundo donax), che non lascia possibilità di sviluppo ad altre specie di ambiente umido, mentre presso il ruscello di Sant'Opolo, sul versante orientale, nonostante la presenza infestante di rovo comune (Rubus ulmifolius), la flora è costituita da specie vegetali legate al lento scorrimento delle acque o alla perenne umidità del suolo. Fra queste ricordiamo l'incensaria comune (Pulicaria dysenterica), il giunchetto meridionale (Holoschoenus australis), la carice separata (Carex divulsa, l’orchidea italiana (Orchis italica), la serapide lingua (Serapias lingua), orchidea che si adatta sia ai luoghi aridi che a quelli umidi, il panico strisciante ( Panicum repens), graminacea che cresce esclusivamente sui fanghi e sulle sabbie umide dei corsi d’acqua e dei litorali ed il lino d’acqua (samolus valerandi), anch’esso specie rara degli ambienti umidi e delle paludi.

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