Il Duomo Antico, di
Giovanni Lo Presti.
La
costruzione del Duomo
La costruzione del Duomo
Antico inizia entro il primo decennio del ’600,
ma viene portata quasi a compimento dopo sessantacinque anni.
La sua nascita è dovuta all’abbattimento dell’antica chiesa Madre di
S. Maria, costruita " (…) intorno agli anni del
Signore 1527 sotto il Reggimento di Carlo
quinto"( cfr. Napoli, Memorie della Città di Milazzo, pag.118
a cura del Prof. Francesco Ruvolo).
Nel reclamo dei Giurati
della Città di Milazzo, in data 18 Agosto 1607, nel quale si
espone al Viceré che l’antica Matrice di S.Maria era stata occupata e
danneggiata per la costruzione del torrione omonimo, entro cui era stata
inglobata, viene chiesto un indennizzo del valore di essa, per poterne
costruire un’altra (nell’Aprile dello stesso anno, da esperti periti,
era stata concordata una somma ad esclusione di tutto quello che poteva
essere asportato, come altari, organo, quadri, statue, marmi, campane,
arredi sacri e quant’altro fosse possibile) (dal Libro degli Atti dei
Giurati f. 86 Archivio Storico della Città di Milazzo).
" La sua pietra
fondamentale fu piantata nel 1608 e in quell’ora suonarono a
festa tutte le campane della città, (…)" (cfr. Piaggia,
Memorie della Città di Milazzo, pag. 29, ediz.1866).
Ottenuto l’indennizzo che
si rivelò insufficiente, lo stesso Viceré approva una nuova gabella,
imposta dal Consiglio, il 25 Luglio 1608, sulla vendita del pane
applicandone il prodotto per la continuazione dell’edificio (dal Libro
degli Atti dei Giurati f. 42 Archivio Storico della Città di Milazzo).
Nell’anno 1616 " (…) furono spianate le chiese di San
Nicolò e di Sant’Antonio, nel cui luogo si fece una
Piazza d’arme, la qual Piazza similmente serve per piano della chiesa
maggiore e della Casa di Città". cfr. Napoli, op. cit. pag.119
"L’edificio fu
consacrato nel 1616, sotto il nome
di S. Maria; perfezionato
nel 1642, per cura d’un Biagio
Proto, Arcivescovo di Messina; (…)
". (cfr. Piaggia, op. cit. pag. 29). "Nell’anno 1678
da monsignore Arcivescovo don Giuseppe
Cigala, fu il detto tempio a
Matrice consacrata sotto il titolo di
Santo Stefano protomartire."
(cfr. Perdichizzi, Milazzo Sagro, pag.70, a cura del prof. F. Ruvolo).
L’inventario del 1620
I registri parrocchiali del
Duomo Antico, oggi sono custoditi presso l’archivio parrocchiale di S.
Stefano Protomartire, e proprio da uno di essi attingiamo una notizia
alquanto interessante, che riteniamo sia giusto rendere nota. Dalle ultime
pagine del libro dei battesimi, dal 1620 al 1628 volume III,
veniamo a conoscenza di un inventario delle cose
principali della Matrice chiesa, fatto per ordine e mandato
dell’Arciprete D. Giovanni Domenico Picciolo "L’ultimo
giorno di Luglio 1620 ".
Tra le molte cose tutte
interessanti, ne menzioniamo alcune. Il vessillo della Santa Croce
con lamelle d’argento dorato e con immagini sacre, una sfera senza
base con i relativi vetri, d’argento, da una parte solamente dorata per
l’esposizione delle quaranta ore, un tabernacolo o ostensorio d’argento
dorato dallo stile gotico simile ad un antico gonfalone (viene usato,
ancora oggi, per la festività del Corpus Domini), quattro pissidi tre
d’argento dorato e una d’argento nella quale è custodito il braccio
di S. Stefano Protomartire ridotto in moltissimi frammenti
in seguito ad un incendio, una teca d’argento nella quale sono
custodite le reliquie di S. Placido martire o dei compagni
ritrovati nella propria cassa a Messina, un braccio con la relativa
base d’argento che porta in mano una pietra d’argento aspersa da
colore rosso in cui è custodita la reliquia o braccio di S. Stefano
Protomartire, un lampadario d’argento fatto secondo una forma
nuovissima in seguito a legato della defunta donna Beatrice Crisafi in cui
si trova il proprio stemma, un’immagine di nostro Signore Gesù
Cristo deposto dalla croce, di bronzo dorata, per passare la pace ai
fedeli, sette messali, tre ombrelli o baldacchini in
damasco, dei quali uno in colore rosso si trova sospeso in alto sopra il tabernacolo
del SS. Sacramento, alcuni tappeti tra i quali il più
grande per l’altare maggiore, tra le varie tovaglie, di diversi
colori, in tela milanese, di raso, in cataluffo, con ornamenti di broccato
e oro, in damasco, una per il pulpito in damasco viola con lo stemma
della Città di Milazzo, una tela azzurra che
copre l’intera immagine grande dentro il coro, nove altari
portatili di cui otto in marmo e uno in pietra e legno, sei calici
d’argento dorato, infine lampadari e candelabri per i
vari altari. Dall’inventario veniamo anche a conoscenza che in quell’anno
la nuova chiesa Madre (oltre all’altare maggiore) aveva sei altari laterali,
quello di S. Nicola, del SS. Crocifisso, di S.
Maria dell’Itria, di S. Carlo, di S. Antonio,
e di S. Lucia (probabilmente rappresentato dalla sepoltura
della Santa, in quanto nel libro di esito della Matrice Chiesa dal 1783
al 1827, al foglio 18v. viene annotato un pagamento di tarì due
" per acconciare la sepultura di S.ta Lucia
").
Purtroppo molte delle cose
principali esistenti nel Duomo Antico, attraverso i secoli, per usura, o
per avvenimenti bellici, o perché trafugati, non esistono più.
La nuova Matrice, "(…)
la quale riuscita bellissima, è quella che oggi apparisce a decoro e
ornamento pubblico" (cfr. Napoli, op. cit. pag.119), per l’occupazione
delle truppe garibaldine del 1860, fu sconsacrata e d’allora
lasciata per lungo tempo al totale abbandono. Oggi è in fase di recupero
(i lavori sono in corso), non per essere restituita al culto, ma speriamo
per un utilizzo di alto profilo culturale auspicato da tutti.