Chi ha dipinto il quadro del 600 che raffigura la nota Madonna del Terzito protettrice di Salina e delle isole Eolie?
È lo spunto da cui parte la trama del nuovo romanzo autoprodotto di Marinella Milillo, dal titolo “L’Isola”: un mistero che si intreccia con una storia d’amore radicata nell’arcipelago, quella tra la protagonista Vera, incaricata dalla Soprintendenza di Messina a compiere un’indagine culturale dunque a trasferirsi per un periodo a Rinella, e Marco.
Negli anni bui della caduta dell’Impero molti monaci si rifugiarono nelle isole. Nonostante l’imperversare delle guerre goto-bizantine (535-553) la fama della Maria SS. della Salina continuò a diffondersi in tutto il Regno di Sicilia. Fu proprio sull’ondata di questo grande interesse religioso mai venuto meno che, circa un secolo più tardi, l’Imperatore Costante II decise di riedificare il tempio in questione. Vedendo che l’avanzata musulmana inficiava seriamente i territori orientali e che allo stesso tempo la Chiesa di Roma perdeva terreno di fronte alla nuova cultura bizantina, l’Imperatore decise di sferrare la sua offensiva consolidando un culto che nel resto dell’allora territorio italico godeva di un’importanza davvero marginale. Nel 700, dopo che l’umiliazione dovuta all’iniziativa di un Imperatore scismatico si era un po’ affievolita, il vescovato di Lipari ritenne opportuno consacrare il tempio (molto probabilmente sotto la spinta del Papato).
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Santuario della Madonna del Terzito Valdichiesa (Leni) Salina |
Val di Chiesa, assieme a tutta l’isola, sarebbe presto ripiombata nella desolazione. Dopo molti secoli, in cui l’isola venne ripopolata più volte, la chiesa mariana venne riscoperta da contadini dediti al disboscamento per conto del possidente liparoto Alfonso Mercorella.
Una tradizione popolare racconta una storia un po’diversa probabilmente messa in circolazione dallo stesso Alfonso Mercorella che oltre ad essere un possidente, procuratore del vescovo Caccamo ed impegnato a titolo personale ed anche per conto del vescovo nel disboscamento della vallata fra le due montagne e nella valorizzazione di quei terreni non era restìo a mischiare le cose profane con le sacre, cioè era anche un faccendiere che non aveva scrupolo ad intrecciare i suoi affari privati con gli eventi religiosi che maturavano interno a lui.
La narrazione che il Mercorella il 23 luglio del 1622 avrebbe trovato l’immagine della Madonna incorniciata con del legno sotto le rovine della modesta struttura costruita dall’eremita e che l’immagine raffigurata aveva le medesime sembianza della visione che avrebbe avuto mentre pregava ed era stato guidato al ritrovamento dal suono del campanello che la signora dell’immagine teneva in mano e che camminando faceva suonare. Siccome si era diffusa la voce che questa era una immagine miracolosa e tutti ne voleva un pezzo, il Mercorella fece a pezzi il quadro e ne distribuì a ciascuno degli abitanti del luogo, un pezzetto.
Sempre il Mercorella fu il promotore della ricostruzione della chiesa che fu eretta in memoria della Madonna intorno al 1630 e nella chiesa fu esposta l’immagine della Madonna che, se fosse vera la storia della frantumazione e della distribuzione agli abitanti, non potrebbe trattarsi che di una riproduzione dell’immagine appartenuta all’eremita.
Nel XIX dopo il concilio tridentino, periodo di un forte rilancio e sviluppo della devozione per i santi ed in particolare la devozione mariana per porre argine al dilagare della diffusione della dottrina di Martin Lutero produsse la controriforma, in Sicilia culti legati ad apparizioni o eventi miracolosi si sviluppavano a Tindari, Caltagirone, Capo d’Orlando, Palermo. Nella stessa Lipari erano arrivati i culti della Madonna di Loreto a Quattropani, del Nome di Maria a Pirrera, dell’Assunta a Serra. E col tempo anche la madonna di Tindari si impose all’attenzione ed alla devozione degli eoliani.
Il libro sarà presentato a Leni sabato 20 settembre alle ore 17,30 nella sede della Pro Loco Leni APS alla presenza dell’autrice, del presidente dell’associazione, avvocato Claudio Rugolo e del giornalista Massimiliano Cavaleri, che intervisterà l’autrice del romanzo, già alla seconda fatica letteraria dopo “Cuntami”. Seguirà una degustazione di vini tipici eoliani nella Cantine Salvatore D’Amico per ripercorrere fragranze,
profumi, sapori raccontati nel testo che vuole essere un omaggio spontaneo all’amore nei confronti dell’arcipelago e soprattutto dell’isola de “Il Postino”.