Se non te ne fossi andata, non sarebbe successo. Con poche parole, Roberto Russo, il disoccupato di San Giovanni La Punta ha spiegato il suo orribile gesto. Una persona normale non impazzisce, ma può farsi accecare dall’odio e dalla vendetta, e vibrare coltellate nel sonno alle proprie figlie per punire la sua donna.
Le dotte disquisizioni sulla follia, sulla disperazione di chi perde il lavoro, sullo stress di un uomo smarrito vanno archiviate. La storia è molto più semplice: il disoccupato di San Giovanni La Punta ha sopportato le sue traversie economiche, pur sentendone il peso tremendo, ma non ha sopportato che la propria moglie decidesse di separarsi da lui. E non avendo altro modo per punirla, le ha ammazzato le figlie. Una di loro, dodicenne, con il cuore spezzato, è morta, l’altra 14 anni, lotta fra la vita e la morte.
Quel biglietto, lasciato dal padre, lascia allibiti, ma ha il “merito” di farci capire la natura dalla tragedia, la sua scarna, terribile verità. L’episodio va ascritto alla serie, folta, orrenda, di uomini che odiano le donne. Si uccide la moglie, la compagna, l’amante, la fidanzata e le sue figlie, perché non è sopportabile ‘il tradimento”. La separazione, il divorzio, l’allontanamento della propria donna non è solo la fine di un amore, che procura legittima tristezza, angoscia, al punto da smarrire, ma anche una intollerabile “sopraffazione”. L’amore annega nel possesso, viene divorato dal livore, dalla “mala creanza”. Dalla paura di una solitudine “morale”, impossibile da vivere senza vergogna, nel proprio contesto. Chi non riesce a tenersi accanto la propria donna, è un quaquaraqua, non solo un uomo sfortunato.
La crisi economica fa male alla salute, avvertono coscienziosamente gli esperti. Lo stress di chi ha perso il lavoro fa aumentare del 73 per cento, secondo i calcoli scientifici, il rischio di morire, invecchia di dieci anni, e provoca un incremento significativo dei casi di depressione (10,4 per cento) e delle ansie (8,3). Tutto vero, sacrosanto.
Le punizioni introdotte nel codice penale, la violenza di genere, non hanno inciso in alcun modo. I figli e le moglie continuano a morire per mano di uomini normali che non sopportano il “tradimento”. Il disoccupato di San Giovanni La Punta ci ricorda che la strada da seguire è un’altra. Più lunga, difficile, inesplorata, perché ci interroga tutti. Perché sono le persone normali, non gli assassini incalliti, ad uccidere i propri figlioli. Che sono anche i loro.
Le dotte disquisizioni sulla follia, sulla disperazione di chi perde il lavoro, sullo stress di un uomo smarrito vanno archiviate. La storia è molto più semplice: il disoccupato di San Giovanni La Punta ha sopportato le sue traversie economiche, pur sentendone il peso tremendo, ma non ha sopportato che la propria moglie decidesse di separarsi da lui. E non avendo altro modo per punirla, le ha ammazzato le figlie. Una di loro, dodicenne, con il cuore spezzato, è morta, l’altra 14 anni, lotta fra la vita e la morte.
Quel biglietto, lasciato dal padre, lascia allibiti, ma ha il “merito” di farci capire la natura dalla tragedia, la sua scarna, terribile verità. L’episodio va ascritto alla serie, folta, orrenda, di uomini che odiano le donne. Si uccide la moglie, la compagna, l’amante, la fidanzata e le sue figlie, perché non è sopportabile ‘il tradimento”. La separazione, il divorzio, l’allontanamento della propria donna non è solo la fine di un amore, che procura legittima tristezza, angoscia, al punto da smarrire, ma anche una intollerabile “sopraffazione”. L’amore annega nel possesso, viene divorato dal livore, dalla “mala creanza”. Dalla paura di una solitudine “morale”, impossibile da vivere senza vergogna, nel proprio contesto. Chi non riesce a tenersi accanto la propria donna, è un quaquaraqua, non solo un uomo sfortunato.
La crisi economica fa male alla salute, avvertono coscienziosamente gli esperti. Lo stress di chi ha perso il lavoro fa aumentare del 73 per cento, secondo i calcoli scientifici, il rischio di morire, invecchia di dieci anni, e provoca un incremento significativo dei casi di depressione (10,4 per cento) e delle ansie (8,3). Tutto vero, sacrosanto.
Le punizioni introdotte nel codice penale, la violenza di genere, non hanno inciso in alcun modo. I figli e le moglie continuano a morire per mano di uomini normali che non sopportano il “tradimento”. Il disoccupato di San Giovanni La Punta ci ricorda che la strada da seguire è un’altra. Più lunga, difficile, inesplorata, perché ci interroga tutti. Perché sono le persone normali, non gli assassini incalliti, ad uccidere i propri figlioli. Che sono anche i loro.
DI SALVATORE PARLAGRECO