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Spadafora - L'Autonomia Siciliana tra mito e federalismo

Si è svolta il 18 febbraio al Castello di Spadafora la Tavola Rotonda sul tema “Autonomia Siciliana tra Mito e Federalismo”, organizzata dall’Associazione Culturale Iconos presieduta dalla Professoressa Laura Pulejo, in collaborazione con il Comune di Spadafora gestore del Castello, il Sindaco Giuseppe Pappalardo e l’Assessore alla Cultura Antonio D’Amico. Dopo i saluti del Sindaco Pappalardo e l’introduzione dell’Assessore D’amico, è stato proiettato il documentario realizzato dal Tg3 Sicilia nel 1986 in occasione del 40° Anniversario dello Statuto, concesso dalle Teche Rai; successivamente si sono susseguiti gli interessanti interventi degli autorevoli relatori invitati.
 la Professoressa Luciana Caminiti, Ordinario di 
Storia Contemporanea della Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Messina, ha descritto il momento storico in cui è nato lo Statuto della Regione Siciliana, in un clima confuso, con un’Italia da ricostruire all’indomani della caduta del fascismo e una Sicilia con un forte fermento con il Movimento Separatista. “Una regione che scalpita, creando un suo Statuto mentre ancora il Governo nazionale era legato allo Statuto Albertino – ha spiegato la Prof. Caminiti -. In questo contesto “lo Statuto Siciliano è nato senza un vero e proprio dibattito e non è detto – ha concluso – che non sia necessaria di una rilettura su alcuni punti”. Il Professore Antonio Saitta, Ordinario di Diritto Costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Messina, ha analizzato l’aspetto legislativo, in particolare sul rapporto tra Stato e Regione. “La differenza più importante tra lo Statuto siciliano e la Costituzione Italiana – ha evidenziato il Prof. Saitta - la notiamo nel fatto che il primo manca totalmente di una parte di valori, di una elencazione di diritti, di una configurazione di società. Come è già stato giustamente ricordato, lo Statuto siciliano sembra una carta ottocentesca, anzi settecentesca”. “I problemi della Sicilia – ha aggiunto - consistono nei rapporti con lo Stato: questo è il suo limite genetico. Tali problemi non sono sul territorio ma risiedono a Roma”. Ciò per il “congelamento” dello Statuto stesso senza la realizzazione della sua attuazione. Cosa rimane allora dell’Autonomia? “Mentre siamo fermi ad un’idea mitologica dell’Autonomia, la questione meridionale è stata cancellata dall’agenda politica nazionale, anzi è stata sostituita da una questione settentrionale, di come il Nord può superare le difficoltà create da questa zavorra rappresentata dal Sud”. “Autonomia oggi significa – ha concluso Saitta - avere una consapevolezza del passato e del presente per affrontare le sfide del federalismo e della situazione economica che l’attualità ci propone”. l’Onorevole Giuseppe Campione, già Presidente della Regione Siciliana, ha ricordato la sua esperienza, negli anni delle stragi, dall’assassinio di Pier Santi Mattarella e dei giudici Falcone e Borsellino. Tra le “stranezze” denunciate da Campione, la mancanza da molti anni di concorsi, a fronte di un dilagante precariato o assunzioni dirette. Secondo Campione i mali della nostra Regione nascono e sussistono al suo interno e vanno analizzati con una rilettura della storia della Sicilia, anche attraverso la letteratura, dal “Gattopardo” a Pirandello e Sciascia. Infine il suo invito ai siciliani: “Bisogna interrogarsi su cosa è la Sicilia – ha detto - perchè ci siamo sempre autoassolti”.

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