Sono rimasti chiusi
anche nella giornata di martedì, gli uffici comunali del Comune di Merì,
piccolo centro del tirreno, all’interno del quale ventidue precari, prestano, con
professionalità, servizio da quasi trenta anni. Solo due giorni di astensione
al lavoro hanno provocato non pochi problemi all’utenza. Paralizzati gli uffici
protocollo, ragioneria, tributi, personale, segreteria, centralino, video
sorveglianza, solo uno spiraglio, si nota, passando da piazza municipio, è la
finestra della sala consiliare quella che sta accogliendo in queste ore di
protesta la speranza di coloro che vogliono risposte dallo Stato, quella
istituzione che si è dimenticata di quel bacino di lavoratori, i quali chiedono
che venga garantito e riconosciuto loro
il diritto al lavoro sancito dall’art. 1 della stessa Costituzione. I ventidue contrattisti del Comune di Merì,
in cerca di stabilizzazione a tempo indeterminato, tuttavia, non sono un fatto
isolato, sono quei precari che fanno parte di quei
16.000 impiegati con contratto a tempo determinato dell’isola, i quali, secondo
quanto emerso fino ad oggi, dopo decenni di servizio nella pubblica
amministrazione, dovrebbero passare alla Resais, un contenitore di parcheggio,
il quale dovrebbe fare da tramite per un ipotetico riassorbimento dei lavoratori
negli enti locali, escludendo, tuttavia, un rapporto diretto con gli stessi enti. Un piano annunciato a
poche ore dalla grande manifestazione di protesta, in programma lo scorso 30
giugno a Palermo dal Presidente della Regione, Rosario Crocetta, che ha visto in piazza i precari dei Comuni
isolani. Ma la Resais non è la soluzione
alla quale ambiscono gli impiegati a contratto, i quali annunciano altre
proteste che potrebbero mettere, ulteriormente, in ginocchio gli enti locali. Negli anni,
infatti, molti impiegati a tempo indeterminato sono andati in pensione e sono
stati rimpiazzati da questa preziosa risorsa chiamata “precariato”. Pertanto, i contrattisti del Comune di Merì,
in coro, con i colleghi da stabilizzare dicono un secco no alla RESAIS o altre
soluzioni improvvisate che svendono le professionalità e le competenze maturate
in 28 anni di servizio prestato e non mantengono a regime il rapporto di
subordinazione con l’ente presso cui si è chiamati a prestare servizio con
contratto a tempo indeterminato e l’applicazione del CCNL del comparto cui il
personale interessato è stato fino ad oggi assoggettato; altro dissenso al
Decreto 101/2013 che considera le stabilizzazioni nuove assunzioni,
condizionando pesantemente le procedure che gli enti sono chiamati a fare in
regime di turn-over e nel rispetto delle rigide e limitate capacità
assunzionali, vanificando, altresì, di
fatto ogni possibile assunzione a tempo indeterminato ed escludendo la priorità
di assunzione con contratto a tempo indeterminato a copertura di posti
disponibili in dotazione organica dell’ente in favore di soggetti diversi dal
personale precario già in forza al medesimo ente. Il piano triennale 2016/2018
del fabbisogno personale che gli enti sono chiamati ad approvare, entro il
prossimo 30 settembre, per poi trasmetterlo entro i successivi 15 giorni, al
competente Dipartimento Autonomie Locali, in assenza di specifiche norme che
tutelano e salvaguardano a priori la posizione di tutto il personale facente
parte della categoria, penalizza pesantemente i precari che interromperebbero
il rapporto di lavoro diretto con gli enti locali, è, pertanto, necessario il mantenimento
del rapporto di lavoro subordinato nella pubblica amministrazione e
applicazione del CCNL del comparto di riferimento, senza operare alcun
declassamento o riduzione del monte ore già contrattualizzato. I precari della
pubblica amministrazione chiedono che gli organi preposti, attraverso
provvedimenti urgenti, diano la possibilità di presentare un piano triennale
del fabbisogno 2016/2018 che contempli prioritariamente la stabilizzazione del
personale precario a copertura di tutti i posti disponibili in dotazione
organica dell’ente interessato di appartenenza, senza rilegare alcuno nelle
c.d. “riserve indiane” come la RESAIS o altro, a partire dal 1 gennaio 2017.
Chiedono, pertanto, modifiche ed integrazioni al Decreto 101/2013 con
l’approvazione di una norma nella legge di stabilità prossima all’esame del
governo nazionale, che non consideri le stabilizzazioni nuove assunzioni ad
invarianza di spesa personale, attraverso un consolidamento e storicizzazione
della stessa già a regime. Intanto, il sindaco di Merì, dott. Felice Borghese, nella
tarda mattinata di ieri, intervenuto nella sala consiliare, ha manifestato la sua solidarietà al
personale precario, dichiarando la sua disponibilità ad una soluzione che possa
garantire continuità. “ Senza la vostra
collaborazione – ha detto il primo cittadino - la macchina amministrativa si è
quasi fermata, siete una risorsa, alla quale il Comune non può più rinunciare”.
Tuttavia, il testimone passa alla Regione, alla quale 16.000 precari, dicono un
secco no alle condizioni proposte dalle istituzioni regionali e nazionali.
MERI': DOPO UNA BRILLANTE CARRIERA VA IN PENSIONE IL COMANDANTE DELLA POLIZIA MUNICIPALE MARIANO BUCCA
MERÌ’ (ME): Con un commuovente discorso, seguito da un rinfresco, si è concluso il 31 gennaio 2024, il percorso lavorativo del Comandante della Polizia Municipale, Mariano Bucca, in servizio presso il Comune di Merì, fin dal lontano 1 Aprile del 1982. Da allora il suo percorso professionale è stato sempre in salita, ricoprendo, per ben quattro anni, fino al 2017, l’incarico di Responsabile dell’Area Economico Finanziaria presso il Municipio di Nell’agosto del 2017, il Comandante Bucca, pur rimanendo di ruolo presso lo stesso Comune, su sollecitazione del Sindaco di Torregrotta, Dott. Corrado Ximone, accetta l’incarico di Comandate del Corpo di Polizia Municipale e, qualche anno più tardi, accetta anche l’incarico di Responsabile del Settore “Amministrativo e Servizi alla Persona”. A tal proposito, con un provvedimento di giunta municipale, lo stesso Bucca, riceve un encomio per gli ottimi obiettivi raggiunti, in seguito alla dirigenza per i suoi compiti d’ufficio. L’encomio d