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Chiappucci, Agnoli e De Vicenzi alla seconda edizione della Gran Fondo Nibali di Milazzo



Chiappucci e Agnoli 
Si avvicina lo start alla seconda edizione della Granfondo Nibali con partenza e attivo a Milazzo il 18 settembre 2016
Hanno confermato la loro presenza il Valerio Agnoli, il Diablo Claudio Chiappucci e il paratleta Andrea De Vicenzi.
Assieme a Valerio Agnoli , Claudio Chiappucci e Andrea De Vicenzi. alla griglia di partenza della Granfondo ,( quest'anno l'Associazione Vincenzo Nibali di Messina a voluto rivolgere al versante Tirrenico della Provincia di Messina ), oltre ai due ospiti di eccezione con cui pedalare in una magnifica giornata di sport tanti ciclisti che compongono l'attuale movimento ciclistico della nostra Sicilia che comprende in particolare le Provincie di Catania e Messina
Un omaggio ai cortesi ospiti , attraverso web ripercorriamo alcuni momenti della vita dei personaggi che abbiamo citato:
Giunge cosi in Terra del Sud il campione Velerio Agnoli il corridore, compagno di squadra del nostro Vincenzo Nibali che, nel 2014 è stato al centro della bufera sollevatasi da più parti, dopo che il corridore aveva gridato “terroni!” dal gruppo del Giro d’Italia, in transito all’altezza di Nocera Inferiore.
Il momento del fatidico urlo era stato immortalato da un video, talmente condiviso sui social da fare quasi il … Giro d’Italia sul web.
Inizialmente si riteneva che l’indelicata parola fosse stata rivolta al pubblico campano, che assisteva al transito dei ciclisti: ciò aveva generato un vespaio di polemiche e una ricerca del colpevole. Si era capito immediatamente che era stato un corridore dell’Astana a gridare e i sospetti erano ricaduti su Gasparotto, unico ciclista settentrionale della squadra.
Successivamente Agnoli ha confessato il gesto, spiegando di non aver nulla di cui scusarsi, in quanto si rivolgeva ai propri compagni di squadra. A quanto pare, Agnoli e il capitano e vincitore del Giro 2013 Vicenzo Nibali (quest’anno assente), anch’egli meridionale (nativo di Messina) si chiamano così tra loro per scherzare e dunque la parola rappresenta solo un gioco all’interno dell’Astana, la loro squadra. Agnoli e Nibali sono molto amici, il primo è stato un grande gregario del secondo nel Giro d’Italia 2013.

Da dilettante Chiappucci vinse il campionato italiano di seconda categoria nel 1982 e altre corse importanti come il Trofeo Pigoni e Miele, il Trofeo la Comiada, la Settimana della Brianza e le classifiche generale e dei GPM al Giro della Regione Friuli Venezia Giulia. Passò quindi professionista nel 1985 con la Carrera-Inoxpran di Davide Boifava; i primi successi da pro arrivarono solo al quinto anno, nel 1989, quando si aggiudicò la Coppa Placci e il Giro del Piemonte.

Nel 1990, dopo aver vinto la classifica GPM al Giro d'Italia, Chiappucci balzò agli onori della cronaca durante il Tour de France: al secondo giorno di gara, insieme a Steve Bauer, Frans Maassen e Ronan Pensec, andò infatti in fuga e giunse al traguardo con ben 10'35" di vantaggio sul gruppo con tutti i principali favoriti al successo finale[1]. Dopo le tappe pianeggianti, sulle Alpi si staccarono prima Maassen e la maglia gialla Bauer, e poi anche Pensec (diventato nuovo leader dopo il crollo di Bauer): dei quattro soltanto Chiappucci rimase ai vertici.
Il lombardo poté così vestire la maglia gialla per otto tappe, dalla tredicesima fino alla ventesima e penultima frazione, anche se il margine sui big andò riducendosi progressivamente. Il 21 luglio 1990, tappa numero 20, si correva una cronometro di 45,5 a Lac de Vassivière; Chiappucci partiva con soli 5" di vantaggio su Greg LeMond, ma, stante la minore abilità nelle prove contro il tempo rispetto allo statunitense, non riuscì a difenderli, perdendo anzi 2'21" dal rivale[2][3]. Concluse il Tour al secondo posto in classifica generale, primo italiano a salire sul podio della Grande Boucle dal 1972, quando Felice Gimondi fu secondo dietro a Eddy Merckx. Nel prosieguo di stagione ottenne il terzo posto al Campionato di Zurigo.
Claudio Chiappucci 1991-1993: la Sanremo e i podi al Giro e al Tour

Chiappucci, dopo una vittoriosa fuga di 200 km, solleva le braccia al cielo sul traguardo del Sestrieredurante il Tour de France 1992, edizione in cui farà sua la classifica scalatori e il Premio della Combattività.
Nel 1991 conquistò la Milano-Sanremo, prima delle due classiche "monumento" da lui vinte (la seconda fu la San Sebastian nel 1993). Chiappucci attaccò da lontano, sulla discesa del Turchino, insieme al compagno di squadra Guido Bontempi; quando il gruppo sembrava essere in procinto di rientrare, sul Capo Mele il varesino rilanciò l'azione: riuscirono a seguirlo Charly Mottet, Jelle Nijdam e Rolf Sørensen, poi sul Capo Berta il solo Sørensen. Chiappucci staccò il danese a due chilometri dalla cima del Poggio, incrementò il vantaggio in discesa e andò a vincere con 45" su Sørensen e 57" sul gruppo[4]. A seguire vinse anche la Vuelta al País Vasco e fu terzo alla Freccia Vallone, mentre in giugno chiuse secondo (battuto da Franco Chioccioli) al Giro d'Italia, aggiudicandosi comunque la maglia a ciclamino della classifica a punti. Dopo il terzo posto al campionato italiano su strada, in luglio al Tour de France fece quindi sue la tappa di Val Louron, la classifica scalatori e il premio della combattività, piazzandosi terzo nella generale alle spalle di Miguel Indurain e Gianni Bugno.
Nel 1992, dopo il successo al Giro del Trentino, Chiappucci fu ancora secondo al Giro d'Italia, questa volta superato da Indurain. A seguire partecipò al Tour de France, raggiungendo il podio per la terza volta consecutiva: fu anche in tale occasione secondo, nuovamente alle spalle di Indurain, e ancora si aggiudicò la classifica scalatori e il premio della combattività. Memorabile per lui in quella Grande Boucle fu comunque la tappa del 18 luglio 1992, da Saint-Gervais a Sestriere, che in parte ricalcava il percorso della frazione vinta da Fausto Coppi il 6 luglio 1952 con una fuga solitaria di 192 km attraverso cinque colli alpini di Prima categoria. Quel giorno Chiappucci attaccò dopo la prima ascesa, il Saisies, restò in fuga per sei ore e mezza (e per 200 chilometri), staccò anche Miguel Indurain – che chiuse a 1'45" – e Gianni Bugno e vinse quella tappa[5][6]. Ciò nonostante la maglia gialla rimase a Indurain, che poi vinse il suo secondo Tour de France. Nella parte conclusiva della stagione Chiappucci mise a referto due secondi posti in classiche di Coppa del mondo, alla Clásica San Sebastián, preceduto daRaúl Alcalá, e al Giro di Lombardia, dietro a Tony Rominger.

Chiappucci in maglia Carrera al Tour del 1993
Nella primavera del 1993 il varesino fu terzo alla Freccia Vallone, e poi secondo al Tour de Romandie e al Giro del Trentino. Al Giro d'Italia si classificò terzo, riuscendo tuttavia a fare sua la tappa di Corvara in Badia e la maglia verde della classifica GPM; al Tour de France, invece, pur vincendo la frazione di Pau, dovette accontentarsi del sesto posto finale in quanto nella prima tappa in salita ebbe una crisi che gli fece perdere 8 minuti dai primi. Dopo quel Tour vinse la classica di San Sebastian, importante prova di Coppa del mondo: si aggiudicò infatti la Clásica San Sebastián allo sprint sul compagno di fuga Gianni Faresin[7].
1994-1998: l'argento mondiale e le ultime stagioni
Nel 1994, dopo il quarto posto alla Liegi-Bastogne-Liegi, Chiappucci partecipò nuovamente al Giro d'Italia, ma per la prima volta dopo tre anni rimase giù dal podio, quinto e alle spalle del giovane compagno di squadra Marco Pantani (secondo). Giunse quinto in classifica generale per via di un ritardo accumulato nella tappa con arrivo a Campitello Matese. Al Tour de France invece si ritirò, dopo una fortissima congestione nella tappa con arrivo ad Hautacam, dove tra rigetti e fermate tagliò stoicamente il traguardo con 24 minuti di ritardo. A fine agosto partecipò ai campionati del mondo di Agrigento, ritrovandosi capitano in corsa della Nazionale a causa delle défaillancedelle altre punte Gianluca Bortolami, Giorgio Furlan e Maurizio Fondriest; rimasto nel gruppetto dei migliori all'ultimo giro, pur essendo in forma Chiappucci si fece sorprendere dallo scatto solitario sull'ultima salita di Luc Leblanc[8]. Il francese si involò verso la maglia iridata, il varesino dovette invece accontentarsi della medaglia d'argento, confermando la nomea di "eterno secondo"[8]. Chiuse la stagione al Giro di Lombardia ancora una volta secondo, battuto dal giovane russo Vladislav Bobrik.
Nel 1995 si classificò quarto al Giro delle Fiandre, quarto anche al Giro d'Italia e poi undicesimo al Tour de France. In ottobre ottenne gli ultimi successi di carriera: Giro del Piemonte, Escalada a Montjuich e Japan Cup. L'anno dopo non andò oltre alcuni piazzamenti nelle classiche italiane e un secondo posto nella tappa di Briançon al Giro d'Italia; venne inoltre convocato in Nazionale – ottava e ultima volta per lui – per i campionati del mondo su strada di Lugano, piazzandosi tredicesimo. Al termine della stagione, con la dismissione del team Carrera, seguì il direttore sportivo Davide Boifava tra le file della nuova formazione Asics-CGA.
Dopo aver conseguito solo alcuni piazzamenti (secondo al Giro di Sardegna, sesto al Giro delle Fiandre), in maggio al Tour de Romandie gli venne riscontrato un tasso di ematocrito di 51,8; venne perciò sospeso precauzionalmente dalla Federciclismo (che aveva posto un limite massimo di ematocrito di 50) per quindici giorni e non poté di conseguenza partecipare al Giro d'Italia[9]. L'"incidente" si ripeté in ottobre, due giorni prima dei campionati del mondo di San Sebastián: nel controllo ematico obbligatorio pre-gara gli venne infatti riscontrato nuovamente un tasso di ematocrito superiore alla norma; dovette scontare per questo motivo una sospensione di trenta giorni, saltando la prova iridata[10]. Rientrato alle corse, partecipò alla Vuelta a España piazzandosi appena fuori dalla "top 10", undicesimo. Nella sua ultima stagione da professionista, il 1998, gareggiò quindi con la divisa della Ros Mary-Amica Chips di Marino Basso: quell'anno fu ottavo alla Tirreno-Adriatico e concluse per la decima volta il Giro d'Italia, anche se in sessantesima posizione.
Dopo il ritiro
Dopo il ritiro partecipò ad una puntata speciale del programma televisivo "Beato tra le donne VIP" condotto da Paolo Bonolis su Rai 1, venendo però eliminato al primo turno insieme a Giampiero Galeazzi. Nel 2006 partecipò al reality show di Rai 2 L'isola dei famosi: arrivò in finale, classificandosi al secondo posto dietro a Luca Calvani[11]. Per Radio 105 ha partecipato al Giro d'Italia 2008 in veste di commentatore a fine tappa, insieme a Paolo Condò de La Gazzetta dello Sport.


Andrea Devicenzi,
bronzo nel 2012 e argento nel 2013 ai campionati europei di Paratriathlon, sarà presente alle griglie di partenza della Gran Fondo NIbali.

L'atleta Andrea Devicenzi, bronzo nel 2012 e argento nel 2013 ai campionati europei di Paratriathlon, sarà presente alle griglie di partenza della Gran Fondo NIbali.
A diciassette anni avrebbe voluto pensare solo a divertirsi. A diciassette anni gli hanno amputato la gamba sinistra. Con la destra, in bici, è riuscito a raggiungere una delle vette più alte del mondo.Se gli chiedi se sia stata solo la rabbia a farlo diventare un vincente, sorridendo, ti risponde: “Non ho mai provato quel sentimento. Mi sono solo fatto forza per non essere schiacciato dal dolore e dalla disperazione”. Andrea ha sempre pensato a tirar su il morale ai suoi genitori, che vedeva soffrire in silenzio.
Questo è Andrea Devicenzi, www.andreadevicenzi.it nato a Cremona nel ’73, che, in seguito ad un gravissimo incidente stradale – era in sella alla sua moto e si è scontrato in modo frontale con una macchina – ha perso un arto. Era il 28 agosto del 1990 ed aveva, appunto, 17 anni. Li aveva compiuti da poco più di un mese.“Rimanere senza una gamba a quell’età – afferma – è una cosa pesantissima. Allora c’è voglia di divertirsi. Mi sentivo sicuro di me, ero convinto di avere in mano la mia vita, di poter scegliere qualsiasi cosa. Le disgrazie, gli incidenti erano cose che leggevo e guardavo in tv, nei telegiornali, pensando che fossero avvenimenti che accadono solo agli altri. La disabilità quasi non la conoscevo. Quando incontravo una persona in carrozzina rimanevo indifferente. La realtà, invece, mi ha fatto scontrare con tutto questo. Nella vita c’è anche la possibilità di perdere un arto. O ti può andare ancora peggio. Io lavoravo già dall’età di 16 anni in un’officina meccanica, ma il mio desiderio, vista la scarsa voglia di applicarmi sui libri, era quella di lavorare con mio padre come posatore di pavimenti”.
Ma cosa è successo dopo quella disgrazia? “Si è trattato – replica – di ricostruire la mia vita da zero, cambiando in modo radicale i miei progetti. Nel settembre successivo all’incidente mi sono iscritto ad una scuola per conseguire il titolo di “operatore d’ufficio”, breve, solo due anni, ma che mi ha fatto conoscere ed imparare l’importante uso del computer. In quel periodo mi è stata vicina tutta la mia famiglia. Ma sono stato io, con la mia forza, ad aiutare i miei ad uscire molto velocemente dal tunnel della disperazione. Volevo che si cominciasse insieme daccapo. Una nuova vita. L’incidente ha scompigliato anche l’esistenza dei miei genitori. Io e mio padre non potevamo più sperare di lavorare insieme. Di conseguenza svaniva il sogno di vedere mia madre sempre a casa e di non farla andare più a lavorare”.Testardo Andrea è andato avanti. Non si è mai arreso. Ma come ha fatto? “Penso sia stata la gran voglia di vivere – afferma – che non ha permesso allo sconforto di farmi perdere nemmeno un secondo della mia vita. Dopo l’incidente ho pensato ad un immediato riscatto, ho fatto subito in modo che l’incidente non pregiudicasse il resto della mia vita. Ovvio, mi sono fatto quasi violenza per trovare la forza e il coraggio necessari ad andare avanti. E l’ho dovuto fare anche per i miei, che con me hanno sempre cercato di essere sorridenti, ma che da soli, sono sicuro, non facevano altro che rimuginare e mortificarsi.”.E l’idea di gareggiare? “Tutto è nato nel 2007 – racconta Andrea – durante una vacanza a Cesenatico con la famiglia. Studiando per molti anni musica, ero in sovrappeso. Un giorno mi promisi che, una volta tornato a casa, mi sarei messo a dieta e avrei cominciato a fare sport. Iniziai con il ciclismo, partecipando a manifestazioni sportive da 80/90 chilometri amatoriali. Nel 2009 fui chiamato da una società di Piacenza, costituita interamente da ciclisti disabili. Iniziarono le gare internazionali per acquisire punteggio rank per le Paralimpiadi di Londra, oltre all’impresa in Mountain Bike sulla strada carrozzabile più alta del mondo nel 2010 e alla Parigi-Brest-Parigi dello scorso anno”.Tante le gare “toste” che ha affrontato. “Le gare su circuito internazionale per me, inesperto – dichiara – sono state tutte molto dure e sofferte, ma l’avventura in India rimane quella più dura ed estrema http://www.verieroi.com/portal/lombardia/cremona/212-andrea-devicenzi-oltre-le-barriere.html. Percorrere 700 chilometri in MTB con un compagno senza jeep al seguito, su strade sterrate, con il cibo, vestiti ed altro, tutto agganciato alla bici, è stata una prova al limite delle capacità umane”.
Per la preparazione Andrea specifica: “Fino a maggio mi sono allenato prevalentemente per gare internazionali su circuito o crono. A giugno e luglio sono passato alla MTB, cambiando la tipologia di allenamento. Da allenamenti di 40/50/60 chilometri sono passato a tratti molti più lunghi, anche fino a 100/110 chilometri. Sempre in MTB”.
L’esperienza in India – Andrea lo sottolinea – è stata una prova estrema, una sfida con se stesso. “Ho sempre creduto nelle mie possibilità – rimarca – e da questa avventura sono uscito ancora più convinto di questo. Ho acquisito una positività ed una maturità che riesco a trasferire non solo nello sport, ma anche nella vita quotidiana, in famiglia, nel lavoro”.
qualsiasi cosa”. Dallo scorso anno gli allenamenti sono cambiati. “Prima – specifica – allenandomi per il ciclismo, c’era solo la bici e i chilometraggi variavano dai 50 agli 80 chilometri, tranne alcune volte, in cui si superavano i 100 chilometri. Da quest’anno, essendo passato al ParaTriathlon, devo suddividere la preparazione su tre sport: nuoto, bici e corsa. Mi alleno tutti i giorni – o quasi – variando la specialità ed il tempo. In media faccio dai 50 minuti all’ora e mezzo”.



Il tracciato: partenza e arrivo a Milazzo

La manifestazione di Milazzo sarà preceduta dalla conferenza stampa del 17 mattina presso l'hotel Eolian ed un incontro nell’Atrio del Carmine alle 20 con Vincenzo Nibali, le autorità locali e gli organizzatori dell’Asd Nibali.


Saranno inoltre presenti i tesserati e i dirigenti di Ciclismo Acsi ( del Presidente Campanella) e della Fci. (Federazione Ciclistica Italiana)
Si procederà quindi alla proiezione di un video sul ciclista messinese prima di un breve dibattito sul ciclismo di ieri e di oggi. Milazzo insomma si tingerà di rosa come i colori della maglia che lo “Squalo dello Stretto” ha conquistato al Giro d’Italia.
La “Gran fondo Nibali” attraverserà 14 Comuni: Barcellona P.G. – Basico’ Furnari – Francavilla di Sicilia - Malvagna – Mazzarrà Sant’Andrea – Milazzo – Mojo Alcantara – Montalbano Elicona – Novara Di Sicilia –Roccella Valdemone – Rodì Milici – Terme Vigliatore e Tripi. L’obiettivo è quello di coniugare sport, cultura e turismo nel Milazzese e non solo, ma senza dimenticare il sociale e nella fattispecie il supporto alla nobile causa degli “Amici di Edy”. 
Le iscrizioni si concluderanno venerdì 16 settembre.


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