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Luigi Musacchia Presidente nazionale libertas |
'EDITORIALE DEL PRESIDENTE - Lo sport coltiva valori, o lo sport coltiva il valore?
Il nuovo scandalo che si è abbattuto sul calcio non colpisce solo una disciplina sportiva, ma riverbera inevitabilmente i suoi effetti negativi sull’intero sport italiano. Sembrava che ci fossimo ormai lasciati alle spalle questa nuova vicenda quando, a metà estate, la giustizia sportiva aveva assunto con la rapidità, che le è necessaria, i provvedimenti a carico di società e di atleti per l’accertata responsabilità. Non si è invece fermata la magistratura ordinaria che, approfondendo le indagini con mezzi e strutture inquisitorie sicuramente assai più efficaci, ha lentamente ma efficacemente verificato l’esistenza di una rete internazionale in grado di condizionare l’esito delle partite di calcio a vantaggio di gruppi di scommettitori e a danno delle agenzie di betting, ma a danno soprattutto della fiducia degli sportivi e della credibilità dello sport.
Tra i terminali di questa rete giocatori ed ex giocatori, dirigenti ed ex dirigenti: protagonisti ancora attivi o personaggi che per gloria passata hanno mantenuto contatti e ascendente nel mondo del pallone. Individui che dallo sport hanno ottenuto soddisfazioni, gloria e molti denari e che non hanno saputo ritenersi “sazi”, accettando di venire coinvolti in ruoli di primo o secondo piano nelle trame criminose, finalmente venute alla luce grazie all’impegno della Procura di Cremona.
Il presidente del Coni, Giovanni Petrucci, giustamente scandalizzato da questa nuova recrudescenza di fenomeni delittuosi nell’ambito del calcio, ha rivolto parole forti anche nei confronti della Lega, colpevole di pensare solo a garantire alle società sempre più soldi, trascurando gli altri aspetti che dovrebbero essere invece promossi, difesi e tutelati.
Giusto e doveroso l’intervento del presidente del Coni, ma noi dobbiamo però porci una domanda precisa e fondamentale: LO SPORT COLTIVA VALORI, O LO SPORT COLTIVA IL VALORE? E, nel tentativo di darci una risposta, dobbiamo anche chiarire con fermezza quale deve essere il ruolo di chi è attivo in questo nostro mondo dello sport, così bello, così affascinante, ma proprio per questo quasi indifeso nei confronti di chi lo intende strumentalizzare, spesse volte – come in questo caso - per fini non leciti.
Noi consideriamo lo sport un grande fenomeno culturale e popolare, in grado di produrre effetti positivi per i valori che lo formano e lo accompagnano. Valori morali, innanzi tutto, perché alla base della pratica sportiva e del confronto con gli altri c’è l’osservanza e il rispetto delle regole, un’abitudine morale che si trasferisce nella vita. Quando questi valori vengono calpestati, quando le regole vengono infrante per inseguire “valori” diversi, veri e propri “non valori” o “antivalori”, che sono quelli dell’arricchimento ulteriore attraverso la frode, del terribile danno di immagine che viene determinato a chi invece continua a fare sport e a crederci con fiducia, il nostro sistema deve reagire con grande energia.
Lo sport della Libertas, degli enti di promozione in genere, è pulito. La missione che i nostri dirigenti, i nostri formatori, i nostri tecnici svolgono quotidianamente è volta a promuovere l’attività sportiva e motoria nell’intima e totale convinzione della positività morale e culturale che il messaggio sportivo porta con sé.
Il lavoro e i conseguenti risultati che giorno dopo giorno si realizzano costano uno sforzo enorme in termini di disponibilità umana ed anche economica. Il numero di giovanissimi, di anziani, di diversamente abili – e cioè delle fasce più disagiate ed emarginate, così trascurate dallo “sport ufficiale” – che la Libertas avvicina, forma e avvìa alla pratica sportiva cresce di giorno in giorno, in un lavoro forse oscuro e silenzioso, di base, ma utilissimo per gli individui di cui si favorisce la crescita fisica, caratteriale e culturale, e ancor più utile per la società in cui viviamo.
Impegniamo le nostre risorse per offrire un’alternativa importante e decisiva alla strada, all’ospizio, al ghetto della non considerazione. Ci riusciamo perché sappiamo come dire e come far capire ai nostri ragazzi, ai nostri anziani, ai nostri atleti diversamente abili, che LO SPORT COLTIVA VALORI, quei valori che trasmettiamo e che loro percepiscono, e che rendono più grato il sacrificio dell’allenamento, la sofferenza dell’eventuale sconfitta, perché vivono, viviamo, la giusta dimensione dello sport.
E’ anche e soprattutto per questo che i fatti che la Procura di Cremona sta facendo emergere, gli arresti di personaggi amati dal grande pubblico, il numero delle partite i cui risultati secondo gli inquirenti sarebbe stato concordato in modo fraudolento, non solo scandalizza ma ferisce profondamente chi lo sport lo ama davvero e lo ha sempre vissuto in maniera pultita e come tale lo ha insegnato e continuerà ad insegnarlo.
E’ innegabile che i grandi personaggi influiscono profondamente negli atteggiamenti e nei comportamenti di chi ne fa un’icona. Che la visibilità mediatica arriva a mitizzarli, ma anche a renderli testimoni indispensabili della disciplina che praticano, oggetti di ammirazione e di emulazione. Bene, il messaggio che alcuni di loro, quelli caduti tra le maglie della polizia giudiziaria in questi ultimi giorni, trasmettono, e cioè che LO SPORT COLTIVA IL VALORE, è assolutamente negativo, è per noi inaccettabile, ma è anche pericoloso perché rischia di concretizzarsi in un duplice effetto: la disaffezione e la sfiducia di chi segue lo sport per la generalizzazione dell’immagine negativa; l’affermazione al contrario di parametri come la furbizia, la slealtà, la disonestà, qualora la condanna (e le sentenze) di quanto è avvenuto e forse ancora avviene, non fosse assoluta, indiscussa, priva di qualsiasi compromesso.
Lo chiede la Libertas, lo chiede la parte pulita dello sport, che è anche la più ampia, lo chiede lo stesso calcio che ha bisogno di recuperare in fretta la propria credibilità. Ma naturalmente non bastano le domande, l’indignazione, le proteste, se non si avvìa una politica seria e approfondita di recupero dei valori veri e autentici dello sport, della sua etica e della sua cultura, smussandone le asperità agonistiche, riducendo e rendendo più credibili e accessibili i suoi picchi economici, umanizzando i rapporti, raffreddando le tensioni.
Tutto questo deve avere un obiettivo comune: restituirci uno SPORT CHE DAVVERO COLTIVI I VALORI, ed è scontato dire : come fa la Libertas, e gli altri enti di promozione sportiva. Tuttavia lo diciamo, perché lo sport è la nostra casa comune, perchè non possiamo accettare che i nostri sforzi, il nostro lavoro, il nostro impegno onesto, silenzioso, costante e continuo, possano venire vanificati o comunque macchiati da uno scandalo di queste proporzioni, nell’ambito della disciplina più popolare, possibile per la mancanza di adeguati controlli, ma soprattutto per l’assenza di un insegnamento etico e morale su quali siano i veri valori da persegure con lo sport.
LUIGI MUSACCHIA
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