Presentazione libro" Il Signore della menzogna"l'ultimo libro di Ignazio Pandolfo
All'interno della Rassegna"All'ombra del carrubo" ed. 2016-2017 di Villa Cianciafara a Messina curata da Milena Romeo con organizzazione di Laura Mauro,per Cara beltà-Sicilia su storie e opere siciliane, verrà presentato sabato 6 maggio 2017 dalle ore 18:00 alle ore 20:00 l'ultimo libro di Ignazio Pandolfo Il Signore della menzogna”, il nuovo thriller di Ignazio Pandolfo
Nel libro “Il Signore della Menzogna” di Ignazio Pandolfo, archetipi di un mondo corrotto e vago, si muovono in una città noir, avvolta da una pioggia costante che la rende triste e diafana, come un autunno infinito, senza tempo.
Chicago è la città protagonista, scelta dall’autore per le sue infinite tracce di vita, che allontanandosi da una centralità attiva, si trasforma in una gracile desolazione, fatta di personaggi infiniti, scalfiti pesantemente da un passato che appartiene ai solchi di una dimensione, apparentemente, a noi lontana ma essenzialmente vicina.
Che un autore di origini mediterranee si avvicini ad un mondo così diverso dal nostro, non deve indurci in inganno: questo thriller, che non è un thriller, ma una sfaccettatura di personaggi, provati dal proprio “io” che si frantuma nell’incontro e nel perverso destino.
Vi è una nemesi impercettibile e spietata, dove la luce di un mondo migliore ci viene mostrata nella sua palpabile essenza. Il deus ex machina si muove lentamente ed inesorabilmente e mentre il bene, il male, la perversione, l’omosessualità si incrociano e sfiorano come spietate falene, che nella loro apparente dimensione innocua, distruggono, quasi affascinando, la nostra curiosità di lettori.
Ignazio Pandolfo, già autore di un altro thriller: “L’ospite oscuro – Il male non può essere ucciso” (2015), è un noto e stimato radiologo messinese, un uomo colto, che ha messo in discussione la propria personalità, proiettandosi in questo mondo americano per molti sconosciuto, ma charming, perché lontano e vicino, come un amico sincero, perduto dall’altra parte del mondo.
Il Signore della menzogna (Leone Editore, pagine 276, Euro 11,90) di Ignazio Pandolfo
Programma:
Saluti: Amedeo Mallandrino, coordina Milena Romeo, contributo critico Giuseppe Amoroso, intervento Giuseppe Ruggeri, letture Sergio Impallomeni, intermezzo musicale Luciano Allegra
Ignazio Pandolfo, pittore autodidatta, fotografo digitale e scrittore vive e lavora a Messina.
Oggi, epoca di arte visiva in cui coesistono diverse linee espressive e grande varietà di linguaggi, pur persistendo divergenze ideologiche tra arte figurativa e arte informale e, più accentuate ed attuali, tra pitturapropriamente detta e arte multimediale, non si può ignorare, dal punto di vista critico, che il prodotto estetico è un evento legato al valore individuale di un dato artista, indipendente dalle mode e dalle imposizioni critiche.
In tale senso ha diritto di pronuncia ogni opera, sia iconica, purché priva di condizionamenti ideologici e di cascami romantici o narrativi, sia aniconica sperimentale, purché concepita senza pregiudizi e senza obbedienza alle leggi di mercato.
In piena libertà espressiva, nell'attuale eclettismo, superato l'inutile dibattito sul "desueto" e sul "nuovo", c'è una sempre più diffusa presenza di postfigurativo che, pur avendo radici nella grande tradizione, ha assunto carattere autonomo in quegli artisti che, a conoscenza dell'apporto innovatore dell'avanguardi e della neoavanguardia, hanno scelto, consapevolmente e per sincerità culturale, un realismo anticonvenzionale che opera sulle strutture linguistiche, esprimendo problematiche sociali.
A questa categoria di pittori appartiene Ignazio Pandolfo il quale, ricercando una realtà più profonda, domina la forma per bisogno di maggiore precisazione, in un'aderenza al segno così oblativa da suscitare energia vitale.
Egli penetra con il veicolo dell'invenzione e della visione interiore in una nuova dimensione dove le tematiche fantastiche esprimono un ritrovamento di sentimenti primari e genuini e generano le proiezioni figurali del proprio esistere.
Dalla libertà fantastica, da un'accesa visionarietà che usa il colore con forza persuasiva come primo e fondamentale strumento espressivo, dalla vigoria del segno, nasce il linguaggio di Pandolfo, singolare sintesi postmoderna di esperienze a lui congeniali dell'arte novecentesca.
Da una memoria disancorata da esperienze sensibili e concrete, da un'interiorità ricca e umbratile, fatta di gioia e dolore, mitezza e aggressività, ardore vitale e lucida intelligenza, esplodono colori violenti e prendono forma animali dalla malinconia umana, strani e mostruosi insetti dalle chiuse ed alienanti corazze, portatori di inquietante diversità, e di estraneità che sembrano alludere al senso di separatezza che domina i rapporti interpersonali nella società contemporanea.
Anche le figure umane ora avvinghiate cannibalesche, ora emergenti da fondi melmosi, ora metaforiche, esprimono solitudine ed alienazione.
Sotto la luce del cromatismo forte ma dominato con mano sicura, la natura dall'abnorme esplosione vegetale le creature aliene che l'abitano, sono segnali di estraneità ma anche di nostalgia di un paradiso perduto.
Da questo sentimento di perdita e di amore, dalla lucidità intellettuale in cui è vissuto lo stato di dissociazione epocale, dall'immersione in un mondo inventato ma più vero del reale, si sprigiona un'energia suggestiva e captatrice.
La pienezza dei sensi tesi a liberare le pulsioni del complesso mondo interiore si dispiega in una gamma di colori puri, accostati in totale libertà, cosicché la natura sentita come amore risulta estrosamente trasfigurata in una felice fusione tra intuizione poetica e linguaggio.
La lussureggiante vegetazione, le frementi e sinuose linee del fogliame, gli esseri che a qualunque mondo appartengano sembrano permeati di pensosità umana, tutto è circonfuso di stupore estatico e di quella tacita impenetrabilitàche ricordano l'arte del Ligabue, il fascino misterioso del Doganiere.
Ma è diversa la natura espressiva di Pandolfo: il rapporto tra pensiero e visione interiore, i temi che emergono tra libertà espressiva e progettualità, tra estraniamento e aggressività, tra razionali moduli compositivi e furore cromatico, siglano la coesistenza di razionale ed irrazionale, sintesi che determina il carattere linguistico e il fascino metaforico insito nelle linee generali di questa pittura.
Il tutto filtrato dall'intenso sguardo del pittore che, contemplando il mistero del mondo, trasforma la visione del reale in visione fantastica e metareale.
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