Sarà moderato dal consigliere antonio Foti il convegno di oggi "Guida agli incentivi per le imprese".
Ma quali sono le strategie Europa 2020 e la nuova programmazione 2014-2020 ?
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Antonio Foti |
La dimensione locale dello sviluppo. Caratteristiche, ruolo, modelli e processi
Caratteristiche del livello locale
Il modello SloT: Sistema Locale Territoriale
Dal modello SloT allo sviluppo territoriale: il livello locale come attore nei processi di sviluppo
La programmazione di interventi per risollevare l'Europa e il nostro Paese dalla crisi strutturale che stanno attraversando non può prescindere da una analisi attenta e puntale della situazione attuale al fine di definire obiettivi, priorità, interventi, strumenti, monitoraggio costante e valutazione dei risultati.
La crisi ha inciso in maniera trasversale in tutti i paesi europei ma le conseguenze sono diverse a seconda delle condizioni di partenza di ciascun paese e di come si era già attrezzato per rispondere alle sfide future di un'economia in continua evoluzione.
L'Italia in particolar modo ha risentito da un lato della trasformazione da punti di forza di alcune caratteristiche del suo sistema produttivo proprie della fase espansiva (vedi la dimensione aziendale e il concetto soprattutto per la nostra regione che piccolo è bello) in punti di debolezza in questa fase recessiva e di crisi (difficoltà nel rispondere in tempi brevi ai cambiamenti e a sfruttare i fattori positivi della globalizzazione).
La dimensione aziendale, la presenza di attività manufatturiera matura, la politica del credito carente, la mancanza di infrastrutture anche immateriali e di servizi soprattutto a supporto delle PMI, l'inesistenza decennale di una politica industriale di indirizzo delineata a livello nazionale, la politica energetica, la difesa del territorio, hanno rappresentato, in un quadro di crisi come quello attuale, elementi che ne hanno amplificato gli aspetti negativi e a cui si è risposto con azioni nel breve periodo insufficienti con una totale mancanza di visione di uscita nel medio e lungo termine.
Le conseguenze sono all'ordine del giorno in una spirale negativa: il ricorso massiccio agli ammortizzatori sociali e la carenza di queste risorse soprattutto verso le imprese più piccole, il numero sempre più elevato di aziende delocalizate o chiuse soprattutto per fallimento, la disoccupazione a livelli storicamente mai toccati e allarmante per particolari categorie di soggetti (giovani, donne, ultra 40enni), la crisi di interi territori, settori e filiere. Il rilancio del paese richiede quindi un cambio totale di passo a partire dalla individuazione di quale sviluppo sia necessario e possibile avere in Italia, da declinare in termini di sistema produttivo (quali settori, ampliamento e riqualificazione) e di territorio (tutela e valorizzazioni delle singole realtà territoriali).
Se l'Italia vuole recuperare il gap e uscire dalla crisi deve individuare quelle che sono le priorità, le sfide più importanti, le strategie perseguibili per il Paese in termini di sviluppo sostenibile, competitività e qualità del lavoro.
La nuova programmazione comunitaria 2014/2020, nell'ottica degli obiettivi di Europa 2020, rappresenta una grande occasione data anche al nostro paese per assumere e perseguire le scelte strategiche di politica economica, industriale e sociale necessarie per il suo rilancio e per definire finalmente un nuovo modello di sviluppo economico innovativo, competitivo, inclusivo, distribuito e ad alta intensità di lavoro.
Ci si chiede una inversione totale di marcia basata sulla individuazione e selezione delle priorità e del loro ordine, sull'orientamento della spesa, su un approccio integrato e di sfruttamento delle sinergie esistenti a tutti i livelli partendo dalla valorizzazione delle risorse disponibili e dalle creazione delle condizioni necessarie per il rilancio del paese.
La crisi ha inciso in maniera trasversale in tutti i paesi europei ma le conseguenze sono diverse a seconda delle condizioni di partenza di ciascun paese e di come si era già attrezzato per rispondere alle sfide future di un'economia in continua evoluzione.
L'Italia in particolar modo ha risentito da un lato della trasformazione da punti di forza di alcune caratteristiche del suo sistema produttivo proprie della fase espansiva (vedi la dimensione aziendale e il concetto soprattutto per la nostra regione che piccolo è bello) in punti di debolezza in questa fase recessiva e di crisi (difficoltà nel rispondere in tempi brevi ai cambiamenti e a sfruttare i fattori positivi della globalizzazione).
La dimensione aziendale, la presenza di attività manufatturiera matura, la politica del credito carente, la mancanza di infrastrutture anche immateriali e di servizi soprattutto a supporto delle PMI, l'inesistenza decennale di una politica industriale di indirizzo delineata a livello nazionale, la politica energetica, la difesa del territorio, hanno rappresentato, in un quadro di crisi come quello attuale, elementi che ne hanno amplificato gli aspetti negativi e a cui si è risposto con azioni nel breve periodo insufficienti con una totale mancanza di visione di uscita nel medio e lungo termine.
Le conseguenze sono all'ordine del giorno in una spirale negativa: il ricorso massiccio agli ammortizzatori sociali e la carenza di queste risorse soprattutto verso le imprese più piccole, il numero sempre più elevato di aziende delocalizate o chiuse soprattutto per fallimento, la disoccupazione a livelli storicamente mai toccati e allarmante per particolari categorie di soggetti (giovani, donne, ultra 40enni), la crisi di interi territori, settori e filiere. Il rilancio del paese richiede quindi un cambio totale di passo a partire dalla individuazione di quale sviluppo sia necessario e possibile avere in Italia, da declinare in termini di sistema produttivo (quali settori, ampliamento e riqualificazione) e di territorio (tutela e valorizzazioni delle singole realtà territoriali).
Se l'Italia vuole recuperare il gap e uscire dalla crisi deve individuare quelle che sono le priorità, le sfide più importanti, le strategie perseguibili per il Paese in termini di sviluppo sostenibile, competitività e qualità del lavoro.
La nuova programmazione comunitaria 2014/2020, nell'ottica degli obiettivi di Europa 2020, rappresenta una grande occasione data anche al nostro paese per assumere e perseguire le scelte strategiche di politica economica, industriale e sociale necessarie per il suo rilancio e per definire finalmente un nuovo modello di sviluppo economico innovativo, competitivo, inclusivo, distribuito e ad alta intensità di lavoro.
Ci si chiede una inversione totale di marcia basata sulla individuazione e selezione delle priorità e del loro ordine, sull'orientamento della spesa, su un approccio integrato e di sfruttamento delle sinergie esistenti a tutti i livelli partendo dalla valorizzazione delle risorse disponibili e dalle creazione delle condizioni necessarie per il rilancio del paese.