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La Sicilia, maglia nera dell’abbandono scolastico




pubblicato su SPV a cura di Carlo Mafera


La Sicilia, maglia nera dell’abbandono scolastico
Abbandono scolastico: Sicilia peggio della media nazionale e lontana dall’obiettivo europeo
Il 25% dei ragazzi siciliani di 18-24 anni lascia gli studi dopo la scuola dell’obbligo. Lo sport può aiutare: l’ex arbitro Farina collabora al progetto Discobull presso l’Itcgt «Duca Abruzzi» di Palermo

Comunicato Stampa Censis – Palermo, 24 gennaio 2013 – 
Per la Sicilia è ancora un orizzonte lontano la convergenza verso il tasso medio nazionale di abbandoni precoci degli studi da parte dei giovani, pari al 18,2%, e soprattutto verso il traguardo europeo del 10% riproposto dalla Strategia Europa 2020. Anche se dagli ultimi dati emerge qualche segnale incoraggiante. La percentuale di ragazzi siciliani di 18-24 anni che possiedono la sola licenza media e che non sono inseriti in percorsi educativi diminuisce dal 26% del 2010 al 25% del 2011, confermando il trend decrescente degli ultimi anni. Contribuiscono al miglioramento dello scenario soprattutto le femmine, il cui tasso d’abbandono scende nello stesso periodo dal 22,6% al 21,3% (oltre un punto percentuale in meno). Tra i maschi la riduzione è meno accentuata e gli abbandoni precoci sono molto più frequenti: il 28,5% dei 18-24enni siciliani è fuori dai circuiti educativi pur avendo al massimo frequentato la scuola dell’obbligo, e tale quota ha subito una contrazione rispetto al 2010 di soli 0,8 punti percentuali.

Nonostante i miglioramenti, il dato siciliano è particolarmente preoccupante, perché si inserisce in un contesto economico e occupazionale tra i più deboli del nostro Paese e si manifesta nell’ormai noto fenomeno dei Neet (Not in Education, Employment or Training), ovvero i giovani di età compresa tra 15 e 29 anni che non studiano e non lavorano. Il dato sui Neet siciliani ha raggiunto livelli preoccupanti, attestandosi sul 35,7%. Con il protrarsi della crisi economica e l’aggravarsi delle condizioni occupazionali, tale valore sembra destinato ad aumentare, in assenza di interventi efficaci.

Ma la dispersione scolastica non è l’unico problema che la scuola e la società sono chiamate ad affrontare. I fenomeni di bullismo tra le aule scolastiche non sono da sottovalutare. Circa il 25% degli studenti delle scuole superiori è stato coinvolto in scontri fisici, spesso avvenuti tra le mura scolastiche. Secondo uno studio del Censis, circa il 50% delle famiglie italiane segnala prepotenze di diverso tipo (verbale, fisico, psicologico) all’interno delle classi della scuola secondaria superiore frequentate dai propri figli. Ma è difficile avere una misura esatta delle dimensioni del fenomeno, che spesso non viene denunciato dalle vittime ed è di difficile identificazione da parte di insegnanti e genitori. Diverse indagini condotte negli ultimi anni sottolineano come circa il 40% degli adolescenti ritenga di potersi difendere da solo da eventuali atti di prepotenza.
All’interno di questo scenario si collocano le attività del progetto «Abbandono scolastico e bullismo: quali rischi tra i giovani?» (Discobull), promosso dal Ministero dell’Interno nell’ambito del Pon Sicurezza, Obiettivo Convergenza 2007-2013. L’intervento si svolge in nove istituti scolastici delle quattro Regioni dell’Obiettivo Convergenza (Calabria, Campania, Puglia e Sicilia) e offre servizi di formazione, ascolto e sostegno, recupero e aiuto allo studio a studenti, famiglie, docenti, proponendo laboratori e progetti che adottano modalità attive e coinvolgenti. Il progetto è realizzato da un raggruppamento composto dal Censis (capofila) e da Iprs, Enaip, Csl e Stampa.
Da quest’anno il progetto si è avvalso della collaborazione dell’ex arbitro Stefano Farina, che ha attivato presso l’Istituto tecnico commerciale, geometri e turismo «Duca Abruzzi» di Palermo un laboratorio di formazione e riflessione che ha coinvolto studenti, genitori e insegnanti. L’obiettivo del laboratorio – che giunge oggi a conclusione ed è già stato ampiamente sperimentato in situazioni simili – è stato quello di utilizzare la pratica sportiva per attivare processi e stimolare cambiamenti che contribuiscano alla riduzione dei fenomeni del bullismo e della disgregazione sociale e al miglioramento della coesione, con particolare riguardo agli studenti e alle loro famiglie. Nel primo incontro dell’11 gennaio, con gli studenti sono state affrontate tematiche come il rispetto delle regole e la gestione delle relazioni e delle proprie capacità. Con i docenti e i genitori, invece, Farina ha affrontato il nodo della comunicazione, l’importanza dell’ascolto e della capacità di affrontare e risolvere prontamente i problemi. Domani si svolgerà la giornata conclusiva, dedicata alla sessione plenaria con tutti i partecipanti, che prevede anche la realizzazione di esercitazioni sportive finalizzate a sviluppare il gioco di squadra e a mettere in luce l’importanza del rispetto delle regole.

Per avere maggiori informazioni
 sul progetto è possibile consultare il sito webhttp://www.discobull.it,
 la pagina Facebook o inviare un’e-mail all’indirizzoinfo@discobull.it.

pubblicato su SPV a cura di Carlo Mafera


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