Gabriele Pettinau via Change


come avrai letto, in Italia si sta diffondendo una vera e propria epurazione da parte del mondo della cultura ai danni di artisti russi vivi e defunti. È il caso della cancellazione del corso su Dostoevskij all’Università Bicocca o, sempre a Milano, della cacciata del direttore d’orchestra della Scala Gergiev e del conseguente forfait della soprano Anna Netrebko.
Per Gabriele c’è bisogno di scindere l’importanza di una figura artistica dalla sua nazionalità. Soprattutto ora che, con l’emanazione di nuove leggi censorie, chi è di cittadinanza russa rischia di finire in carcere se denuncia la situazione in Ucraina. Gabriele chiede alle Istituzioni di fare quanto possibile per fermare quest’ostracismo, e tu?
Contro la disumanizzazione del popolo russo da parte dei nostri media
Nei giorni successivi all’invasione russa dell’Ucraina, nel nostro paese c’è stata una serie di licenziamenti di accademici e uomini d’arte russi. In altre parole, tutte le persone di nazionalità russa sono state messe con le spalle al muro, con l’aut aut di pronunciarsi contro il regime di Mosca oppure dare le dimissioni. La più spiazzante notizia in questo senso è quella relativa alla possibilità di chiusura di un corso su Dostoevskij in un’università di Milano.
Lo scrittore Fedor Dostoevskij, vissuto nel XIX secolo, aveva rischiato la sua stessa vita in nome del diritto al pensiero e all’espressione libera, quando lo zar l’aveva condannato a morte per aver letto e condiviso dei libri banditi. La chiusura di un corso sulla sua letteratura è un segnale triste del fatto che in questi giorni basta essere russi, anche se eroi in nome della libertà e della democrazia e morti da un secolo e mezzo, per essere banditi dal nostro sistema culturale.
Alcune di queste prese di posizione sono state forse motivate in buona fede dalla volontà di fornire un supporto morale alla popolazione ucraina; altre forse dalla voglia di protagonismo di alcuni esponenti politici e culturali.
Ciò che noi sappiamo sul legame umano e politico tra queste persone di talento russe finite sotto l’ostracismo mediatico del nostro paese, non è molto di più di quello che negli anni ‘40 e ‘50 si poteva sapere sul legame di altre figure eroiche come Pasternak, Shostakovich, Prokofiev, Bulgakov, Solzhenitsyn e molti altri con l’allora dittatore sovietico Stalin. A molti di loro venne decimata la famiglia, trucidati gli amici, eppure in occidente venivano considerati esponenti complici della macchina mediatica sovietica.
Chi, in questi giorni, ha con leggerezza messo alle spalle al muro queste persone, non è neanche stato sfiorato dall’eventualità che queste potessero essere vittime di un’omertà forzata. Molti russi sono oggi contro la guerra in assoluto, e fraternizzano per la sorte del popolo ucraino, così come dei soldati che muoiono in una guerra in cui loro stessi sono i primi a non credere.
La nostra preoccupazione deriva dal fatto che le azioni di discredito nei confronti di un popolo, specialmente quando sono perpetrate da esponenti della politica e del mondo culturale, possano portare a conseguenze irreversibili nel medio e lungo termine. La disumanizzazione di un popolo è un processo umano che nella storia è stato osservato sempre all’interno di regimi assolutisti, e solitamente innesca spirali incontrollabili di violenza.
Noi oggi abbiamo la fortuna di poter affermare ciò che pensiamo, e di non essere vittime di uno stato assolutista.
Chiediamo pertanto allo Stato Italiano che ci rappresenta, al Ministero degli Esteri e al Ministero dei Beni Culturali di scoraggiare e se possibile fermare qualsiasi azione di ostracismo culturale o di odio etnico da parte dei nostri esponenti politici, culturali e diplomatici.
Chiediamo anche, in nome di un’Arte libera da implicazioni politiche o diplomatiche, che le persone di talento ingiustamente messe in una situazione scomoda per sé stesse e per le loro famiglie vengano reintegrate nel nostro sistema culturale.
Manifestiamo l’auspicio che con un maggiore dialogo accademico, culturale e artistico tra i nostri popoli si possa ancora evitare un ulteriore isolazionismo del regime di Mosca, e si possa anzi dare al popolo russo la possibilità di esprimersi in una platea occidentale e amica.
Diciamo NO all’odio, NO all’escalation.