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Studenti del Liceo artistico bonificano piazza Marconi, luogo memoria storica


venerdì 13 maggio 2016


Il primo vero caldo estivo non ha rallentato gli oltre 30 volontari che questa mattina, armati di guanti da lavoro e tanta volontà, hanno per un giorno lasciato i banchi del Liceo artistico di Milazzo per provvedere ad un intervento di pulizia e decoro urbano di piazza Marconi, l’area antistante la vecchia stazione Fs, da tempo infestata da erbacce e rifiuti.
A supportare i ragazzi, che erano accompagnati dai docenti, anche i giardinieri del Comune e gli operai della Dusty.

L’iniziativa ha consentito la bonifica delle due aree mediante interventi di scerbatura, potatura degli alberi e rimozione dei rifiuti abbandonati da alcuni cittadini evidentemente poco civili. I lavori sono stati accompagnati per buona parte della mattinata dalla presenza dell’assessore Damiano Maisano e dal consigliere Franco Russo che hanno apprezzato la presenza di moltissimi giovani, evidenziando quando sia importante che essi «si interessino della propria città e si rendano partecipi di iniziative di promozione e valorizzazione del territorio».

“Siamo stati ben lieti di aver dedicato una giornata al servizio della nostra città – hanno detto i ragazzi – e di aver riconsegnato un luogo pulito e ospitale. Ci auguriamo che il nostro impegno sia ricambiato dalla sensibilità dei nostri concittadini”.

I ragazzi nei giorni scorsi erano stati in visita al palazzo municipale per conoscere da vicino l’attività delle istituzioni locali nell’ambito del progetto “
venerdì 13 maggio 2016


Dopo l'intervento

Vi abbiamo raccontato - una storia vera di un gruppo di Studenti e "volontari" che armati di acqua, ramazza e tanta voglia di cambiare le cose organizza spedizioni "puLitive" in giro per la città. 

Ragazzi, non eroi, che vogliono solo dimostrare che "si può fare", senza per questo pensare di potersi sostituire ai doveri delle istituzioni. Lanciare un messaggio è ciò che più preme a questi giovani: "riprenderci la nostra città", trattarla come merita senza soffocarla di umiliazioni ( e la sporcizia, senza dubbio, mortifica quel millenario patrimonio che tutto il mondo ci invidia). Questa è la storia straordinaria di ragazzi normali 
Clean - è una proposta di performance socialmente utile. scatta in ognuno di noi all' improvviso ed il suo successo inaspettato. Grazie alle modalità di condivisione dei social network, un evento indirizzato dalla pagina ad amici, si trasforma in un progetto appassionante di partecipazione. Nella maggior parte dei casi - durante una passeggiata nel centro cittadino o nelle nostre periferie urbane - a quanti di noi è venuto in mente l'idea di coinvolgere qualche amico per ripulire. Spesso il promotrice dell'idea provoca anche parecchie derisioni, ma grazie all'appoggio alle persone giuste ed al coinvolgimento di un folto gruppo di amici, l'idea si concretizza e sicuramente si realizzerà. 
L'impegno nasce altresì. dall'esigenza di non stare più a guardare, di agire e dare un segnale. fatto in un clima di gioia e di collaborazione, volto al lancio di un segnale ben preciso verso tutti i nostri concittadini e verso le istituzioni. con l'intento di sensibilizzare, moralizzare il prossimo verso il concetto di città-bene comune. Magari dopo queste "performance" chi spesso butta carte per terra, ci penserà due volte ed eviterà di avere comportamenti del genere. Un altro risultato è anche quello di innescare una reazione a catena, magari tentativi di emulazione dell'evento, nonché la creazione di un sistema intorno alla piazza per tenere costantemente, promosso dagli esercenti e gli abituali cittadini del luogo per mantenere un minimo di manutenzione, sarebbe un grande risultato. 

Antica foto di Piazza Marconi, sullo sfondo del'ex stazione ferroviaria
Utilizzando i social network e i blog per diffondere le loro iniziative, coinvolgendo la gente del posto, mettendo ognuno di noi di fronte al fatto compiuto che basta poco per stravolgere una situazione di degrado, che basta osservare le semplici regole del rispetto e del buon senso. Clean City - è aperta a tutti, senza vincoli politici ed ideologici: l'unica cosa che ci spinge ad agire è l'amore per la città e la volontà di agire concretamente. In apertura parlavamo perchè Piazza Marconi e la vecchia stazione ferroviaria - rappresentono un luogo simbolo ?
"Come una cartolina del passato, seppure un po' sbiadita, ci riporta a ricordi ancora vivi di nella nostra memoria, ci riportano alle radici storiche, culturali e socio-economiche della Milazzo che fu, facendone rivivere, con malinconica nostalgia, luci ed ombre che il trascorrere del tempo non ha cancellato. (Tratto dalla collana “LA MEMORIA DELLE NOSTRE RADICI “ di Luigi Celebre) 
" Quanti ricordi sono legati alla vecchia stazione! Per limitarci alle generazioni che vi passarono negli anni a cavallo del 1940., la partenza per la guerra, il mesto ritorno dopo la sconfitta, le speranze ed i sogni dei giovani studenti universitari e delle medie superiori che giornalmente, nell'immediato dopoguerra, la raggiungevano a piedi dal Borgo, dal Tono, da Vaccarella, da Santo Pietro per prendere l'unico treno che li portava a Messina. 
Da Piazza Marconi si poteva raggingere il collegamento con le isole Eolie, per le quali Milazzo è stato da sempre I'approdo naturale di terraferma. Fino agli anni '50 veniva assicurato da un vaporetto che partiva la mattina e ritornava nel tardo pomeriggio. Ad attenderlo, oltre ad alcuni cocchieri con le loro carrozze, vi era sempre un piccolo gruppo di curiosi per assistere alla manovra di approdo al pontile in legno che sporgeva dalla banchina per circa tre metri. Il vaporetto gettava I'ancora al centro del porto, si girava di poppa e veniva indietro veloce, poi invertiva la marcia per fermarsi con la poppa al punto giusto per potere abbassare la passerella sul pontile. Una prima distinzione è opportuna tra ciò che appartiene al passato remoto e cioè alla storia ed alle leggende e ciò che può dirsi memoria perché si riferisce al ricordo della generazione anziana ed a quello della narrazione della generazione immediatamente precedente che può rientrare nel modo di dire: "a memoria d'uomo". La Piazza e la stazione ferroviaria Milazzo nelle storie e nei ricordi relativi al secondo periodo - conoscono un espansione degli insediamenti intorno e verso la città bassa la quale si arricchì di numerosi pregevoli palazzi; l'intera area della vecchia stazione ferroviaria.ed il porto sorsero anche delle industrie.
L'edificio della vecchia stazione e tutto quanto ad essa connesso e bene accennare alcune vicende, anche per evidenziare il carattere forte e volitivo della classe politica milazzese di quella ormai lontana epoca. Subito dopo I'unità d'Italia, quando iniziò la progettazione della linea ferroviaria Messina-Palermo i progettisti volevano far passare la linea ferroviaria molto più a sud, verso Olivarella, per evitare di realizzare la stretta curva, quasi a gomito, del rilevato ferroviario per raggiungere Barcellona. La classe politica milazzese, validamente rappresentata anche al Consiglio Provinciale, insorse unanime e con essa tutto il popolo. Milazzo voleva, ed ottenne, che la stazione ferroviaria fosse vicina al porto. La lotta registrò momenti di aspre polemiche culminate con un telegramma, molto offensivo, inviato dal Sindaco di Milazzo, marchese Proto, al Presidente del Consiglio dei Ministri. Carattere non solo forte ma anche orgoglioso quello dei milazzesi di quell'epoca che si accollarono le spese per la costruzione del fabbricato della stazione, che ha uno stile differente e più elegante rispetto a tutte le altre della linea Messina-Palermo. La vicinanza della stazione al porto, nei pressi del quale già esistevano dei mulini, fu di stimolo e di beneficio per I'attività commerciale e per I'importazione nonché per I'esportazione dei prodotti di tutto il vasto hinterland milazzese. La stazione ferroviaria ed il porto rappresentarono i centri vitali di Milazzo ed assunsero sempre maggiore importanza nell'hinterland a seguito del terremoto di Messina del 28 dicembre 1908, che rese inagibile per diversi anni lo scalo messinese. Lo scalo merci aumentò sempre di importanza per cui sorsero anche diverse agenzie di spedizione ferroviaria. Nel periodo della esportazione dei prodotti ortofrutticoli partivano dallo scalo merci giornalmente decine di carri ferroviari verso i mercati del nord ltalia e della Germania. Per agevolare la conservazione dei prodotti, sui carri venivano caricate anche lastre di ghiaccio prodotte dalla fabbrica del ghiaccio esistente in piazza Nastasi. Dopo alcuni decenni dalla fine della guerra tale attività andò sempre più diminuendo sia per la concorrenza del sud della Sicilia che per la crescita del trasporto su gommato. Poiché il castello di Milazzo era adibito a carcere giudiziario con cadenza periodica, con i vagoni cellulari, venivano effettuate le traduzioni dei detenuti. Nel fabbricato della stazione vi era una stanza con cancelli per la loro sosta. I detenuti ammanettati, ed eventualmente incatenati a seconda della pericolosità, venivano fami salire su carrozze scortate dai carabinieri e trasportati fin quasi all'ingresso del Castello. L’ultimo tratto di strada lo completavano a piedi. Maggiore curiosità provocavano le traduzioni straordinarie perché riguardavano elementi pericolosi e, nel periodo della esistenza del confino a Lipari, politici contrari al regime fascista. Fra quest'ultimi transitarono personaggi che nella ripresa democratica occuparono posti di grande rilevanza nazionale. Dopo qualche mese dall'occupazione alleata di Milazzo, avvenuta il 15 agosto 1943, esplosero allo scalo merci alcuni carri ferroviari pieni di munizioni provocando dei morti.
Infine, da Piazza Marconi partirono i grandi cortei manifestazioni del ’68 La presenza di giovani operai rpovenienti da tutta la fascia tirrenica a fianco degli studenti fu la caratteristica anche del Sessantotto italiano, il più intenso e ampio tra tutti quelli dell'Europa occidentale assieme a quello francese. In Italia la contestazione fu il risultato di un malessere sociale profondo, accumulato negli anni '60, dovuto al fatto che lo sviluppo economico (il cosiddetto boom economico) e della borghesia, non era stato accompagnato da un adeguato aumento del livello sociale ed economico delle classi più basse. L'esplosione degli scioperi degli operai in fabbrica si saldò con il movimento degli studenti che contestavano i contenuti arretrati e parziali dell'istruzione e rivendicavano l'estensione del diritto allo studio anche ai giovani di condizione economica disagiata. L’istruzione veniva considerata un valore in sé e uno strumento di eguaglianza sociale e il fatto che i bambini fin dall’infanzia venissero distribuiti in “fasce” d’istruzione differenziate era una negazione di quest’uguaglianza. Gli studenti chiedevano riforme con lo scopo di eliminare i meccanismi tradizionali di selezione che discriminavano i ceti più poveri, e di organizzare una scuola in grado di accogliere un crescente numero di iscritti provenienti da tutte le classi sociali. Nel mirino della contestazione ci sono soprattutto l'autoritarismo accademico, interpretato come addestramento a un consenso e a una passività globali, per nulla limitati allo specifico universitario, e la connotazione classista del sistema dell'istruzione, denunciata anche da una parte del mondo cattolico a partire da don Lorenzo Milani, autore del severo atto d'accusa Lettera a una professoressa (maggio 1967). Il libro è firmato dai ragazzi della scuola di Barbiana, ma il vero autore è in realtà Lorenzo Milani, contro la scuola italiana che boccia i poveri e contro gli intellettuali al servizio di una sola classe. Don Milani accusa la scuola di chiudere la strada agli studenti più poveri con meccanismi di selezione, non sempre visibili, ma particolarmente efficaci: il linguaggio astruso degli insegnanti, l’organizzazione scolastica, i pregiudizi radicati nella società, la mancanza di strutture adeguate che favoriscano l’apprendimento dei ragazzi svantaggiati. Poi a causa dell'alluvione che interessò gran parte dell'Italia settentrionale e centrale. Molti studenti si mossero come volontari per portare aiuto nelle aree più colpite, e questo primo movimento ed incontro spontaneo di giovani, provenienti da tutta Italia, contribuì a far sorgere in molti di essi lo spirito di appartenenza ad una classe studentesca prima sconosciuto
Il 28 novembre 1991 nella vecchia stazione ferroviaria di Milazzo cessò I'attività con il passaggio degli ultimi treni alle ore 22,10 e subito dopo i muratori provvidero a chiudere con mattoni le porte di ingresso.



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