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#MILAZZOCULTFESTIVAL23, L'appuntamento con MALIKA AYANE .”Ansia da Felicità” , mercoledì 26 luglio 2023 ore 19:00

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Appuntamento con MALIKA AYANE .”Ansia da Felicità” , Villa Vaccarino, mercoledì 26 luglio 2023 , ore 19:00  

Malika Ayane: Al suo esordio nella narrativa, la cantante ci racconta cos'è la massima aspirazione è quella di riuscire ad essere felice.
Ma cosa è realmente la felicità, e soprattutto, come si ottiene?
Ecco cosa dicono gli ultimi studi scientifici al riguardo.
“Voglio essere felice” è un mantra che viene ripetuto in maniera quasi ossessiva a chi, per le più svariate ragioni, si ritrova ad attraversare un periodo di forte sofferenza. Ma cosa significa veramente essere felici?
Avere successo, vivere un matrimonio felice, i soldii figli, emergere nella vita, stabilità affettiva ed emotiva… queste sono solo alcune delle tante e diverse risposte che ognuno di noi può dare, a riprova che c’è una difficoltà quasi oggettiva nel riuscire a definire con precisione questo concetto.
Chiamiamo dunque in nostro soccorso lo psicologo Daniele Gilbert, di Harvard, che dono svariati anni di studi, test ed esperimenti, ha evidenziato 3 tipi di felicità esistenti:

FELICITA’ EMOTIVA
è una sensazione, un’esperienza, uno stato soggettivo non legato a qualcosa di oggettivo presente nel mondo reale. Possiamo essere infatti amare un colore in particolare, commuoverci per un film, restare senza fiato davanti al Colosseo, essere appagati per un bicchiere di vino e via dicendo.

FELICITA’ MORALE

è più un complesso di atteggiamenti in senso filosofico che un sentimento spontaneo soggettivo. Se un individuo conduce una vita retta e perbene, ed è consapevole del significato etico delle proprie azioni, potrà sentirsi profondamente contento e soddisfatto.

FELICITA’ LEGATA AL GIUDIZIO

in questo caso, la parola felità e derivati sono seguiti da preposizioni come “per”, “di”, “che”. Un individuo sarà felice di andare in vacanza, o per un’amica che si è appena sposata. Questo implica di formulare un giudizio sul mondo, non in termini di sensazioni soggettive transitorie, ma in quanto si individua una fonte di sensazioni potenzialmente piacevoli, passate, presenti o future.

Ma da dove deriva la felicità, di qualunque tipo essa sia? Cosa serve davvero per essere felici? A dircelo è il più lungo esperimento, tuttora in corso, nella storia moderna della scienza americana.

Il progetto viene chiama Grant Study, e l’oggetto dell’indagine è il seguente: esiste una formula per vivere bene?
Cioè, in altre parole, cos’è che rende felice la gente?

Gli ideatori dello studio, oggi tutti scomparsi, individuarono come partecipanti 268 studenti di Harvard, tutti maschi bianchi, ben inseriti socialmente, molti con un luminoso futuro davanti (basti pensare che tra loro c’era il futuro presidente John F. Kennedy). Tutto ciò che accadeva nella loro vita è stato monitorato da un team di psicologi, antropologi, operatori sociali, pesino fisiologi, per anni.

Con una meticolosità che potrebbe far invidia al ministero degli Interni, questi uomini sono stati sottoposti a checkup medici completi ogni 5 anni, a batterie di test psicologici periodici, a interviste ogni 15 anni, e hanno dovuto rispondere a questionari ogni 2 anni, per quasi tre quarti di secolo.
Anche se supervisionata in modo discontinuo nei decenni dai ricercatori, il Grant Study è probabilmente la ricerca più estensiva in questo campo che sia mai stata tentata.
E che cosa è venuto fuori dopo tutti questi anni? Alla fine, vivere bene che cosa significa? Cosa serve per essere felici?
Sembra buffo, ma dopo quasi ottant’anni, l’unica scoperta significativa sembra uscita da “La vita è meravigliosa”.
L’amicizia, quella connessione spesso complicata che tiene legati amici e famiglia, è l’elemento essenziale che preconizza la felicità, via via che si affrontano le prove della vita.

Risulta infatti essere il miglior fattore predittivo fra qualunque altra variabile singola. E quando si arriva alla mezza età, diventa l’unico fattore.
Più la relazione è profonda, meglio è. Gli scienziati hanno infatti rilevato che le persone non rientrano nella fascia superiore del 10% nella graduatoria della felicità se non hanno una relazione di coppia di qualche tipo. Il matrimonio è dunque un fattore importante. Circa il 40% degli adulti sposati si definiscono “molto felici”, contro il 23% degli adulti che non lo sono mai stati.
Oltre ai rapporti appaganti, fra i comportamenti predittivi della felicità compaiono:
una dose costante di azioni altruistiche;
fare elenchi di cose per le quali si è grati, che produce sensazioni di felicità a breve termine;
coltivare un atteggiamento di gratitudine generale, che produce sensazioni di felicità a lungo termine;
condividere nuove esperienze con una persona cara;
manifestare una pronta tendenza al perdono quando le persone care ci offendono;


I SOLDI FANNO LA FELICITA’?
Se tutte queste cose possono suonare ovvie, quello che stiamo per rilevarvi rappresenta invece una sorpresa: il denaro non passa l’esame.
Le persone che guadagnano più di 5 milioni di dollari all’anno non sono significativamente più felici di quelle che si fermano a 100.000. I soldi aumentano la felicità solo nel caso in cui sollevino una persona dalla povertà, portandola intorno ai 50.000 dollari annui. Al di sopra di quel reddito infatti, ricchezza e felicità imboccano strade diverse.
Questo suggerisce un consiglio pratico, che dovrebbe anche essere di sollievo: non serve essere miliardari per essere felici.
Indirizzate il vostro tempo e le vostre energie a svolgere delle professioni che vi permettano di stare su questo livello di reddito, ed investite tutto il resto nel coltivare le vostre relazioni sociali.
Avere amicizie solide e familiari affettuosi è, e sarà sempre, la vera discriminante tra una vita serena ed appagante e una carica soltanto di dolori e frustrazioni.

La copertina di Ansia da felicità di Malika Ayane (Rizzoli, pagg. 192, 17 euro). È una raccolta di racconti, prima prova letteraria di Malika Ayane, in cui i protagonisti vivono in uno stato costante di ansia da felicità.
(Articolo fonte web)

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