Si è svolta questa mattina in Piazza Roma.
Tradizionale appuntamento stamane a Milazzo - 2 giugno – a piazza Roma per le celebrazioni per il 70° anniversario della Repubblica scelta dalla popolazione italiana col referendum istituzionale del 1946 che pose fine alla monarchia (che aveva guidato l’Italia dal 1861 e aveva condotto la nazione al disastro con il fascismo e la seconda guerra mondiale).
L’Amministrazione ha promosso la manifestazione a partire dalle 10 con la posa di una corona da parte del sindaco Formica che poi terrà un breve discorso alla presenze delle autorità civili e militari.
Quindi la banda musicale intonerà l’inno nazionale. Alla cerimonia hanno partecipato anche una rappresentanza di bambini dei tre Circoli scolastici cittadini.
I mazziniani di Milazzo guardano all'Europa con "GiovanEuropa"
Milazzo
A Cura del Cancelliere Giuseppe Celebre (figura storica mazziniana milazzese) mesi fa , attraverso un comunicato apparso sul suo profilo Fb , ha posto il seguente cortese invito.
Questo il testo:
" E' mia intenzione ricostituire la sezione dell'ass.mazziniana anche perché il prossimo anno ricorre il 70^ anniversario della repubblica ed il 150 ^ anniversario dell'elezione di Mazzini a deputato di Messina.
L’associazione mazziniana italiana “Giuseppe Mazzini: una vita per l’Italia”. rappresentata dal Cittadino Gino Celebre, non nuovo a queste iniziative; in passato ha collaborato con altre associazione culturali e con le varie amministrazioni per far conoscere alle nuove generazioni la validità del risorgimento e l'attualità del testamento storico politico mazziniano. Già nell'ambito del 150° anniversario dell’Unità d’Italia. ricordiamo in un interessante convegno sul tema “Il Risorgimento e Mazzini”, al quale oltre all'intervento dello stesso Luigi Calebre , parteciparono Salvatore Bottari e Luca Platania. cui era abbinata una mostra presso il Duomo Antico
Quali i legami di Giuseepe Mazzini e la provincia di Messina ?
Il 25 febbraio 1866 Messina fu chiamata al voto per eleggere i suoi deputati al nuovo parlamento di Firenze. Mazzini era candidato, nel secondo collegio, ma non poté fare campagna elettorale perché esule a Londra. Pendevano sul suo capo due condanne a morte: una inflitta dal tribunale di Genova per i moti del 1857 (il 19 novembre 1857, in primo grado, il 20 marzo 1858 in appello); un'analoga condanna a morte era stata inflitta dal tribunale di Parigi per complicità in un attentato contro Napoleone III. Inaspettatamente, Mazzini vinse con larga messe di voti (446). Il 24 marzo, dopo due giorni di discussione, la Camera annullava l'elezione in virtù delle condanne precedenti.
Due mesi dopo gli elettori del secondo collegio di Messina tornarono alle urne: vinse di nuovo Mazzini. La Camera, dopo una nuova discussione, il 18 giugno riannullò l'elezione. Il 18 novembre Mazzini viene rieletto una terza volta; dalla Camera, questa volta, arrivò la convalida. Mazzini, tuttavia, anche nel caso fosse giunta un'amnistia o una grazia, decise di rifiutare la carica per non dover giurare fedeltà allo Statuto Albertino, la costituzione dei monarchi sabaudi. Egli infatti non accettò mai la monarchia e continuò a lottare per gli ideali repubblicani.
Nel 1868 lasciò Londra e si stabilì in Svizzera, a Lugano. Due anni dopo furono amnistiate le due condanne a morte inflitte al tempo del Regno di Sardegna: Mazzini quindi potè rientrare in Italia e, una volta tornato, si dedicò subito all'organizzazione di moti popolari in appoggio alla conquista dello Stato Pontificio. L'11 agosto partì in nave per la Sicilia, ma il 14, all'arrivo nel porto di Palermo, fu tratto in arresto (la quarta volta nella sua vita) e recluso nel carcere militare di Gaeta.
Costretto di nuovo all'esilio, riuscì a rientrare sotto il falso nome di Giorgio Brown (forse un riferimento a John Brown a Pisa, il 7 febbraio del 1872. Qui, malato già da tempo, visse nascosto nell'abitazione di Pellegrino Rosselli, antenato dei fratelli Rosselli e zio della moglie di Ernesto Nathan, fino al giorno della sua morte, avvenuta il 10 marzo dello stesso anno, quando la polizia stava ormai per arrestarlo nuovamente.
Dopo il secondo conflitto mondiale è l'associazione AMI ( `ASSOCIAZIONE MAZZINIANA ITALIANA.) con il proposito, non è di creare una ristretta organizzazione culturale, ma un largo movimento che renda familiari i principi che dovranno ispirare la nuova Giovine Italia, se essa veramente intende riscattarsi e risorgere in un mondo purificato dal dolore e fraternizzato dal lavoro
Creare una tribuna dalla quale si cerchi di meglio interpretare e diffondere il pensiero del Maestro… Non vi sarà alcunché di segreto, di rituale: tutto si svolgerà in una solare evidenza di metodi e di intenti”
” L`A.M.I. non è un partito. Accoglie tutti gli italiani che intendono studiare e diffondere il pensiero di Giuseppe Mazzini, la più alta coscienza dell`era moderna. Nel presente momento storico rappresenta un punto di riunione, un sollievo ed un incitamento per quanti temono lo smarrimento di un popolo tanto provato. Nell`avvenire l`A.M.I. sarà la più grande palestra dove, con la verità e con la libertà, tutti gli italiani potranno attendere alla loro rigenerazione morale compromessa dal malcostume imperante …”
Il Risorgimento Italiano fu preparato e determinato dalle associazioni fondate da Giuseppe Mazzini: La Giovine Italia, la Giovine Europa, L`Associazione Nazionale Italiana, il Comitato Nazionale Italiano, il Comitato Democratico Europeo, il Partito d`Azione, l`Alleanza Repubblicana Universale, il Patto di Fratellanza fra le Soc. Operaie, ecc., ecc.
Mazzini irradiò le sue idee in tutta l`Europa lottante per la Democrazia contro l`assetto della Restaurazione; oltre che in Europa, e segnatamente in Inghilterra, ebbe seguaci in America ed a lui si sono più tardi ispirati i migliori campioni della libertà dei popoli di colore: Indiani, Cinesi Indonesiani.
Raggiunta l`Unità, la classe politica formatasi in contrasto con le idee di Giuseppe Mazzini ne ha sempre ostacolato la conoscenza e la diffusione, ed è questa una delle cause per cui il suo apostolato è poco noto: egli è ricordato come promotore dell`unità nazionale, meno come fautore della Repubblica e meno ancora come riformatore sociale.
Il fascismo fu violenza e sopraffazione e, dopo aver distrutto le organizzazioni politiche e cooperative mazziniane, confinò il ricordo di Mazzini nei musei del Risorgimento.
Fortunatamente storici coraggiosi come l`Omodeo, il Salvemini, il Salvatorelli, lo Sforza, Il Tramarollo, A.Colombo, Il Mastellone spinsero innanzi lo studio del pensiero e dell`azione del Mazzini nel suo tempo e la sua proiezione nell`avvenire.
Fedeli seguaci, sovente umili lavoratori, furono sempre pronti ad operare, a costo di persecuzioni, perché l`Italia uscisse dal fascismo non per ritornare nelle condizioni anteriori da cui il fascismo stesso maturò, ma per progredire verso forme sempre più perfette di libertà contemperate da giustizia; soprattutto credettero nell`assoluta priorità dell`insegnamento morale: nessuna riforma, se priva di contenuto etico, è vitale Nel 1943 Nello Meoni, Emesto Re, Achille Magni, Giuseppe Colombo, Giannetto Savorani, Antonio Bandini Buti, Claudio Crescenti, diramarono da Milano un appello:
“Nell`ora più tragica che il mondo abbia mai vissuto l`Italia si sta riscattando. Per risorgere dopo vent`anni di dispotismo culminati in una guerra nefanda e crudele, ha bisogno di una luce che la guidi. Questa luce, che non appartiene a Lei sola, ma è patrimonio del mondo intero, non può essere che quella irradiata dal pensiero e dall`azione di Giuseppe Mazzini.