Regia Giuseppe Pollicina
La commedia “ La Marescialla” è una garbata ironia sui tempi che noi viviamo, permeati di sciocco e imperante consumismo, sull’esasperazione dell’ ”apparire” a tutti i costi, piuttosto che essere.
Celebra inoltre il ruolo della moglie nella visione più acuta del matriarcato:
“E’ sempri a la muggheri chi porta avanti la famigghia, oppuru l’assuttigghia”.
Per cui, il ruolo del marito sbeffeggiato e deriso, viene ad identificarsi con quello di un servitore, buono soltanto a portare lo stipendio e a non “pipitiare”… poiché la moglie ormai ha assunto lo scettro del comando.
Certamente siamo molto lontani dalla idilliaca concezione mazziniana della donna intesa come l’angelo del focolare, la regina della casa. Nella commedia, la protagonista, la regina Elisabetta… si la mette ‘nta sacchetta.
A volte, purtroppo, è il caso di dire che:
il matrimonio, più che dolcezze
è un calice colmo d’amarezze,
e, dopo la breve luna di miele,
subentra l’eterna luna di fiele.
Però alla fine, anche il cane più fedele avvezzo alle busse, spesso ingiustificate del padrone, trova la forza di ribellarsi e morde….
‘Nto matrimoniu fai cumannari a muggheri – ti trovi bene oggi, dumani e ouru ieri”
In effetti sappiamo bene che nella vita reale non deve prevalere la volontà di uno di dei due coniugi, ma dovrebbe regnare la forza del dialogo, poiché solo l’armonia basta sull’amore, sulla reciproca stima e sull’affetto, potrà dare una felice impronta al nostro matrimonio.
“Iu vi dissi quali sunu i mè cuncetti – ora facitavilli uvatri li ricetti”
Un vecchio proverbio siciliano dice: maritati, maritati, ca abbenti, ti levi un pinseru e… ti ni metti tanti – ed è risaputo che i proverbi sono la saggezza dei popoli.
Rodolfo Cultrera
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