Milazzo
Tutto pronto per la riconsegna al Comune di Milazzo, con una cerimonia ufficiale, in presenza di Gabriella Tigano della Soprintendenza dei Beni Culturali e Paesaggistici di Messina,
dei lavori di pulitura e sicurezza del mosaico romano custodito nell’area che ospitava l’Istituto statale d’Arte, nel Convento di San Francesco di Paola.
Grazie al contributo del Rotary Club Milazzo e della presidente Pia Pollina e la partecipazione di Italia Nostra, sono stati effettuati i lavori di pulitura del mosaico romano
La cerimonia è prevista per Venerdì 15 maggio, alle 17,00 presso l’area che ospitava l’Istituto statale d’Arte, nel Convento di San Francesco di Paola.
La data del ritrovamento del pavimento romano a mosaico che P. E. Arias attribuito all'età degli Antonini. risale al 1934
Il Santuario di San Francesco di Paola di Milazzo fu fondato dallo stesso Santo tra il 1465 ed il 1467, nel periodo della sua dimora a Milazzo. Durante la costruzione, il Santo operò numerosi miracoli alcuni dei quali ancora visibili. Il tempio è stato radicalmente restaurato nel XVIII sec. con un'elegante facciata dall'alto fastigio ed una scenografica scalinata. Adiacente al Santuario il Convento, oggi, in parte adibito a scuola ed a sede della Compagnia dei Carabinieri.
Il piano terra dell'antico Convento (attuale sede scolastica) è arricchito da un bel mosaico. All'iniziale e più nota datazione del pregevole manufatto (periodo imperiale romano età degli Antonini), si è contrapposta, di recente, la collocazione nell'età ellenistica.
Perché tutto questo si conosce, si sa e si è salvato?
Perché c'è stato Ryolo. (Scrive Luigi Bernabo Brea), "Il contributo di Domenico Ryolo alla scoperta della preistoria di Milazzo, intervento -trascritto di Giacomo Scibona- al Convegno dell'11 novembre 1984 organizzato dal Liceo classico di Milazzo (pubblicato in "Le necropoli di Mylai", Rebus edizioni, 2002).
Allora la Soprintendenza (anni '60) andava dietro a quella che era la ricerca locale di chi aveva una base di cultura tale da poter identificare subito il materiale, da poter riconoscere quello che era un coccio insignificante da quello che era il pezzo importante: è questa la grande opera che faceva Ryolo.
Nel 1971 Ryolo ha ormai 76 anni, e forse ritiene la sua
parabola di uomo e di studioso prossima alla fine, tanto che -come prima non aveva mai fatto- inviare una copia dei suoi scritti alla Biblioteca universitaria di Messina, ma, quando, nella primavera dell'anno successivo, viene chiamato a censire e schedare il patrimonio architettonico di Milazzo (committente il Ministero della Pubblica Istruzione, Direzione generale BB.AA, che ha aderito al programma IPCE - Inventario Protezione Patrimonio Culturale Europeo- del Consiglio d'Europa).non si sottrae a un nuovo gravoso impegno. Il lavoro è complesso, e i tempi sono molto stretti: si devono inventariare, schedare e descrivere quasi una trentina di chiese, altrettanti palazzi e ville, i monumenti e le fortificazioni. Le schede prestampate richiedono per ciascuno degli edifici una planimetria della zona, alcune foto, una serie di notizie analitiche riguardanti la descrizione del sito, i dati catastali, la proprietà, la protezione esistente, lo stato di conservazione della struttura e delle parti complementari, della copertura e dell'interno. Bisogna inoltre indicare i
dati tipologici, quelli cronologici, quelli tecnici (materiali, interventi e prospettive di restauro), l'utilizzazione attuale e quella proposta. Il lavoro rischia di essere troppo stressante per un uomo più vicino agli ottanta che ai settant'anni, ma egli -che per quarant'anni, dopo aver raccolto tutte le notizie riportate dai testi storici, ha studiato quei beni, li ha osservati, schedati e fotografati nei suoi sopralluoghi - è l'unico che possa farlo. Comincia il suo lavoro a tavolino, utilizzando il materiale che già possiede: oltre alle schede e agli appunti che è andato redigendo negli anni, gli elenchi delle opere contenute nelle chiese di Milazzo, redatti nell'agosto del 1921 dalla Soprintendenza alle Gallerie e ai Musei; quelli redatti fra il novembre del '35 e il marzo del '36, per il Museo Nazionale di Messina; altre note del giugno del '37; le brevi schede del "catalogo delle opere d'arte mobili" che, come Ispettore onorario, aveva inviato, fra il febbraio del '67 e il novembre del '69 alla Soprintendenza alle Gallerie ed Opere d'arte della Sicilia. Si tratta, però, di un materiale che ha bisogno di integrazioni, di foto, di piantine planimetriche, di indicazioni dettagliate.
parabola di uomo e di studioso prossima alla fine, tanto che -come prima non aveva mai fatto- inviare una copia dei suoi scritti alla Biblioteca universitaria di Messina, ma, quando, nella primavera dell'anno successivo, viene chiamato a censire e schedare il patrimonio architettonico di Milazzo (committente il Ministero della Pubblica Istruzione, Direzione generale BB.AA, che ha aderito al programma IPCE - Inventario Protezione Patrimonio Culturale Europeo- del Consiglio d'Europa).non si sottrae a un nuovo gravoso impegno. Il lavoro è complesso, e i tempi sono molto stretti: si devono inventariare, schedare e descrivere quasi una trentina di chiese, altrettanti palazzi e ville, i monumenti e le fortificazioni. Le schede prestampate richiedono per ciascuno degli edifici una planimetria della zona, alcune foto, una serie di notizie analitiche riguardanti la descrizione del sito, i dati catastali, la proprietà, la protezione esistente, lo stato di conservazione della struttura e delle parti complementari, della copertura e dell'interno. Bisogna inoltre indicare i
dati tipologici, quelli cronologici, quelli tecnici (materiali, interventi e prospettive di restauro), l'utilizzazione attuale e quella proposta. Il lavoro rischia di essere troppo stressante per un uomo più vicino agli ottanta che ai settant'anni, ma egli -che per quarant'anni, dopo aver raccolto tutte le notizie riportate dai testi storici, ha studiato quei beni, li ha osservati, schedati e fotografati nei suoi sopralluoghi - è l'unico che possa farlo. Comincia il suo lavoro a tavolino, utilizzando il materiale che già possiede: oltre alle schede e agli appunti che è andato redigendo negli anni, gli elenchi delle opere contenute nelle chiese di Milazzo, redatti nell'agosto del 1921 dalla Soprintendenza alle Gallerie e ai Musei; quelli redatti fra il novembre del '35 e il marzo del '36, per il Museo Nazionale di Messina; altre note del giugno del '37; le brevi schede del "catalogo delle opere d'arte mobili" che, come Ispettore onorario, aveva inviato, fra il febbraio del '67 e il novembre del '69 alla Soprintendenza alle Gallerie ed Opere d'arte della Sicilia. Si tratta, però, di un materiale che ha bisogno di integrazioni, di foto, di piantine planimetriche, di indicazioni dettagliate.
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Pia Pollina |
Alla fine di ottobre il lavoro è concluso: sono state censiti, schedati, descritti e fotografati 26 chiese, 26 fra ville e palazzi, quattro monumenti e cinque complessi di fortificazioni. Di gran parte di essi Ryolo aveva già scritto nella sua "Guida", ma altro è una trattazione discorsiva, in cui ai singoli edifici può essere dedicato uno spazio, più o meno ampio con maggiore o minore cura, altro è l'obbligo di una schedatura analitica, seguendo precise indicazioni, e sintetizzando tutto in poche righe. Da quel censimento sono passati quasi quarant'anni, e molte conoscenze si sono aggiunte a quelle di cui si disponeva Ryolo, consentendo di correggere datazioni e attribuzioni: non si può negare, quindi, che alcune schede mostrino i segni del tempo. Però esse non costituiscono affatto un reperto storico, e, per la loro completezza e l'autorevolezza del loro autore, sono ancora oggi un prezioso strumento di lavoro per ricercatori e studiosi. Come, d'altronde, ha rivelato l'interesse suscitato dalla loro pubblicazione, a partire dal settembre del 1999, sul settimanale milazzese "La Città".
Fonte: notizie Italia Nostra
Foto Carmelo Fulco