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Giornata Marittima Mondiale del 2011 -Marittimi abbandonati…né terra né mare

Nell’ambito della giornata marittima mondiale si è levata alta la preoccupazione per la salvaguardia della vita umana in mare,l’OMI ha scelto, come tema per la Giornata Marittima Mondiale del 2011, per porre all ’attenzione il drammatico problema ed evidenziare sugli sforzi messi in atto da molti anni per far fronte alle sfide poste dal fenomeno della pirateria moderna, allo scopo di suscitare una risposta più ampia e globale per porvi fine. L’incontro ha voluto altresì proseguire il lavoro legato al tema dello scorso anno, dedicato alla gente di mare. Dagli inizi degli anni ’80 fino a poco tempo fa, l’OMI ha concentrato la sua campagna contro la pirateria sulle zone critiche tradizionali degli stretti di Malacca e Singapore e del Mar della Cina orientale. Grazie ad una serie di misure elaborate e messe in atto con la solida e preziosa collaborazione degli Stati costieri, nonché con il sostegno incondizionato del settore del trasporto marittimo, il flagello della pirateria in quelle acque è oggi considerevolmente diminuito. In questi ultimi tempi, tuttavia, questo spinoso problema si è manifestato in altre zone del mondo, in particolare, ma non esclusivamente, nelle acque al largo della costa somala, nel Golfo di Aden, nel Mar d’Arabia e nell’Oceano Indiano. Ormai le petroliere provenienti dal Golfo Persico e dal Golfo di Oman sono diventate bersaglio dei pirati, i quali fanno prova di maggiore organizzazione e audacia, sono più aggressivi e violenti e sembrano sempre meglio equipaggiati. Questa sconcertante ed inquietante evoluzione necessità di una particolare attenzione, ed attivare , l’esperienza acquisita e nuove strategie nel ridurre gli atti di pirateria in queste zone del mondo. A questo scopo, tuttavia, occorre un risposta ben concepita e coordinata. Nel caso della Somalia, il metodo utilizzato sono i sequestri e le richieste di riscatto. In una situazione che si evolve costantemente, diverse centinaia di marittimi sono attualmente tenuti in ostaggio a bordo delle navi sequestrate, con una media di sei mesi di cattività. Uno studio recente ha pubblicato statistiche allarmanti, secondo le quali solo nel 2010, 4.185 marittimi sono stati attraccati dai pirati mediante l’uso delle armi, incluso lanciagranate; 1.090 sono stati presi in ostaggio e 516 utilizzati come scudi umani. È stato riportato che almeno 488 marittimi sono stati oggetto di violenze psicologiche o fisiche gravi. Inoltre, sebbene la prima vittima di questi delitti sia la gente di mare che è del tutto innocente, anche l’economia mondiale ne soffre, con un costo annuo che, ad oggi, è stimato tra i 7 e i 12 miliardi di dollari USA. Il Golfo di Aden, per il quale passa oltre il 12% del volume totale del petrolio trasportato per mare, potrebbe perdere molta della sua importanza strategica, mentre le navi che scelgono di deviare per il Capo di Buona Speranza al fine di evitare gli attacchi dei pirati, devono intraprendere traversate ben più lunghe, con costi molto più elevati e ripercussioni sull’ambiente. Per tutte queste ragioni, l’OMI ha deciso che la lotta contro la pirateria sarebbe stata non soltanto il tema della Giornata Marittima Mondiale, ma anche il tema centrale dei suoi lavori di quest’anno, per tutto il tempo che sarà necessario. Per questo, è già stato elaborato un piano d’azione pluridisciplinare volto ad affrontare il problema a vari livelli e si sta procedendo alla sua realizzazione in maniera orchestrata, tenendo conto del fatto che si tratta di un problema ormai troppo radicato e profondo per poter essere risolto da un solo organismo. Le Nazioni Unite, le alleanze di Stati (in ambito politico e della difesa), i governi che agiscono in maniera collettiva o individuale, le forze armate, le compagnie marittime, gli armatori e gli equipaggi delle navi, hanno tutti un ruolo essenziale da svolgere, per liberare il mondo dalla minaccia che costituiscono gli atti di pirateria in quella enorme distesa che è l’Oceano Indiano. Per migliorare questa inaccettabile situazione, non bisogna risparmiare nessuno sforzo. Le compagnie marittime devono garantire che le loro navi applichino rigorosamente e per intero le direttive dell’OMI e le migliori pratiche di gestione elaborate dal settore, di modo che, quando si avventurano nella regione dell’Oceano Indiano occidentale, soddisfino tutte le misure raccomandate. In effetti, nessuna nave è invulnerabile, soprattutto quelle con i bordi relativamente bassi e che navigano a velocità poco elevate. Inoltre, i governi devono dimostrare con i fatti la loro preoccupazione per questa situazione, disponendo risorse militari e di altro tipo che, dal punto di vista quantitativo e tecnico, siano alla misura del problema e abbiano buone opportunità di risolverlo in maniera efficace. Se l’OMI è al centro degli sforzi congiunti attualmente in atto, è pur vero che non può, da sola, apportare una soluzione immediata alla questione, tanto più che l’origine del problema è a terra, anche se gli atti di pirateria avvengono Già si posso rivendicare un certo successo nel contrastare gli attacchi di pirati, come mostra la diminuzione della percentuale di attacchi riusciti. Tuttavia, come indicano tristemente le statistiche, gli atti di pirateria e le rapine a mano armata perpetrati contro navi restano un pericolo reale e costante per tutti coloro che utilizzano il mare a scopi pacifici. Fintanto che i pirati continueranno ad ostacolare i trasporti marittimi, a sequestrare navi ed equipaggi, non saremo fieri né soddisfatti dei risultati ottenuti. Bisogna fare di più, in particolare catturare, processare e punire tutti coloro che partecipano ad atti di pirateria, localizzare il denaro dei riscatti e confiscare i prodotti del crimine provenienti dal sequestro di navi, Intanto da cristiani i nostri pensieri e le nostre preghiere si rivolgono ai marittimi che sono, in questo momento, nelle mani dei pirati. Auspichiamo che siano liberati e restituiti sani e salvi quanto prima alle loro famiglie. A mergine del convegno spazio al Welfare della Gente di Mare. “Marittimi abbandonati…né terra né mare”.per il grande spirito di solidarietà e la forte sensibilità mostrate verso i migranti e le persone in difficoltà, Tutti assieme si è cercato di eseguire azioni concrete dando segnali concreti affinché si potessero risolvere particolari situazioni verificatesi nel tempo. La presidenza il Welfare della Gente di Mare” è impegnata per dare una continuità nel tempo a questo genere di attività, cercando di riconoscere l’associazionismo come parte integrale delle strutture portuali stesse per l’accoglienza ed assistenza dei marittimi in transito”. di capire le difficoltà della vita di bordo e le problematiche a cui possono andare in contro gli equipaggi. Mentre in ambito locale bisogna incentivare l’impegno per alleviare le sofferenze dei marittimi imbarcati sulle navi e soprattutto di quelli abbandonati nei porti. Segnaliamo una lodevole iniziativa che le autorità marittime stanno prendendo nel Porto di Milazzo con la realizzazione di una brochure, in fase di realizzazione, saranno inserite le informazioni che possono essere utili ai marittimi in sosta a Milazzo. In prossimità delle festività natalizie, invece, verrà celebrata una messa con il coinvolgimento diretto dei marittimi presenti nel porto. Inoltre il Comandante Coke si sta anche muovendo per individuare un locale idoneo ad ospitare il comitato all’interno degli edifici del Molo Marullo, già in uso al Genio Civile opere Marittime.

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