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Alluvione, la fotografia di Francesco Merlo


La Repubblica dei pregiudizi Un paio di risposte a Merlo

di Elena Di Dio
- A Saponara, un piccolo paese a 23 chilometri da Messina, si spala fango, si scava alla ricerca dei morti, si piange la fine vergognosa di un bimbo di dieci anni. In provincia di Messina la pioggia ancora una volta ha portato la morte. Val la pena ricordare tre date: 1998 morirono in cinque, 2009 Giampilieri ha perso 37 suoi cittadini, 2011 Saponara conta tre morti. Mentre ancora si contavano danni e ci si leccava le ferite, si cercavano nel fango di contrada Scarcelli i corpi di Giuseppe e Luigi Valla e mentre la madre di Luca, Piera in ospedale chiedeva alla sorella di occuparsi del suo piccolo, negando un’evidenza che i suoi occhi hanno visto ma la sua testa non si arrende ad accettare, Francesco Merlo, editorialista di Repubblica confezionava il suo commento.
Postato su repubblica.it, Merlo fotografa l’Italia delle alluvioni mettendo a confronto le immagini di Genova e Messina.
Le sue parole sono chiare, i suoi giudizi sibillini, i suoi pregiudizi evidenti. Eccone alcuni stralci, riportati anche nell’estratto video che alleghiamo: “E’ la stessa Italia che viene portata via, la stessa Italia che diventa fragile di fronte alla violenza della natura. Però, appena l’occhio si abitua al flagello, ecco qui si distingue il fiume che corre e distrugge il centro storico, qui invece le case sono abusive, qui viene sgretolata un’edilizia improvvisata e qui ci sono le stratificazioni urbanistiche di secoli, il mattone selvaggio e invece lo spazio pubblico celebrato. La forza dell’acqua distrugge sviluppo e sottosviluppo… Di là c’è l’accozzaglia di laterizi e qua c’è la bellezza di città che sono storicamente costruite per piacere, per aiutare l’uomo a vivere e non a sopravvivere… E però poi, diciamo la verità, la pietà è diversa… però la disgrazia di Genova fece esplodere gli animi e anche mettere mani al portafoglio mentre questa disgrazia qui, in corso, provoca rassegnazione e diffidenza al Sud… una stanca pietà che molto di rado riesce a diventare solidarietà, aiuto e partecipazione…Non c’è persona perbene che non pensi che il Sud sia violento, imprevedibile, inaffidabile, sprecone, confusionario, corrotto, mafioso, camorristico e quindi non c’è persona che non pensi che aiutare il sud possa risultare pericoloso, fortemente pericoloso…”.
Ha ragione però Merlo, perché rivendicare senza ammettere le proprie responsabilità, fa perdere credibilità al proprio pensiero. Ha ragione quando accenna appena al vero problema di questo territorio che sembra fatto di pasta frolla. Il vero problema è un’urbanizzazione galoppante, un’aggressione del territorio senza alcuna saggezza amministrativa, la cecità idiota di amministratori locali che confondono lo sviluppo con le costruzioni. Ha ragione, ma non lo sa Merlo. Perché queste sono accuse che non esprime. Si sofferma con una superficialità colpevole – visto che scrive dalla sua comoda poltrona romana – all’assioma sud=sottosviluppo, sud=abusivismo, sud=corruzione. No, Francesco Merlo, su questo si sbaglia. Le case di Saponara che è un piccolo paesino a 23 chilometri da Messina, fu feudo dei Di Giovanni, principi di Trecastagni e poi passò ai Principi di Alliata, non sono abusive, nessuna costruzione a ridosso della battigia (visto che non è sul mare), nessun abuso edilizio (non così evidente, insomma, e non desumibile da una fotografia). E comunque non certificato e dimostrato da Merlo nel suo commento. Che mostra solo il volto più ambiguo degli intellettuali progressisti e snob che sempre più evidentemente danno fiato a quegli istinti razzisti che la Lega interpreta con tanto dilagante successo.
Una convinzione, quella della deriva razzista della grande stampa nazionale, sentendo le parole di Francesco Merlo abbinate alle immagini che il giornalista di Repubblica commenta, comune a tanti dei 5000 lettori che hanno condiviso il documento video su Fb o l’hanno commentato su Twitter.
Come Melissa SynSmash che scrive: “Io sono sconvolta, questo servizio è vergognoso!”.
“I nostri morti, le nostre sciagure – commenta invece il professore Massimo Costa, docente di Economia aziendale all’Università di Palermo – sono occasione, l’ennesima, per il linciaggio mediatico dei territori e dei popoli che già hanno subito più di tutti la cosiddetta unità d’italia che il presidente Napolitano tanto sbandiera ogni giorno, tanto tronfia, quanto desolantemente ipocrita e vuota. Credetemi, dopo aver visto questo video, mi sono convinto che non c’è più nessuna possibilità che esista, almeno per noi siciliani, un paese chiamato italia”.Luciano Marabello, architetto messinese, commentando su Fb l’editoriale di Repubblica.it scrive: “Merlo estetizza il mondo e sbaglia, confonde reddito e sviluppo, confonde colate di cemento cattive e secondo lui buone, tagga il primato della cubatura edilizia (assurda) di Genova etichettandola come stratificazione urbanistica e inchioda al pubblico disprezzo la cubatura spregevole dei nostri luoghi, ha le visioni e trasfigura i torrenti intubati genovesi in infrastrutture dello sviluppo e guarda con pietà sprezzante le fiumare intubate del messinese spappolate alla stessa maniera di quelle liguri. Il clima e il territorio sono fatti complessi. Non basta sparare parole d’ordine legalità, abusivismo, bellezza, bruttezza e per questo avere capito cosa succede e cosa fare. Occorre ridisegnare le città e i territori togliendo e decrescendo. E’ questa la sola frontiera dello sviluppo”.
“Vergognatevi di un video del genere che giustifica il razzismo” twitta invece dani_libertad.
Marco Papale: “Con quale coraggio avete potuto pubblicare un video del genere? Vergognatevi di fronte a tutta l’Italia”.
O la mail inviata al direttore di Repubblica da linkxvi. O il commento di Fefola che insieme a migliaia di altri cittadini ha chiesto a Fiorello che fra i primi su Twitter ha partecipato alla tragedia di Messina, di dare un segnale. E Fiorello oggi twitta una notizia importante: “Si ragazzi, ho fatto la richiesta!!! (numero x aiuti alluvione da dare lunedì in puntata!!)”.
Un coro di proteste unanime che raccoglie un sentimento sempre più diffuso fra chi sempre più convintamente, individua una campagna antimeridionalista sulla grande stampa. Forse non è poi così falso.

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