Il Collettivo Marlerba e dell'associazione 'L'altra Milazzo' con il patrocino del comune di Milazzo mette in scena No Other Land
Presso il Teatro Trifiletti di Milazzo - Venerdรฌ 16 Maggio 2025, ore 19:00. Biglietti in prevendita. Per info: 346 237 0560 – 320 288 9531.
La 97ยช edizione degli Oscar, tenutasi a Los Angeles, ha visto la politica rimanere in secondo piano, fatta eccezione per un momento significativo: la vittoria del documentario No Other Land. Questo film, girato tra il 2019 e il 2023 da un collettivo di registi palestinesi e israeliani, racconta la storia delle demolizioni israeliane nel villaggio palestinese di Masafer Yatta, in Cisgiordania.
La premiazione ha acceso un acceso dibattito, soprattutto in Israele, dove il ministro della Cultura, Miki Zohar, ha duramente criticato il documentario, definendolo una distorsione della realtร e una minaccia per l’immagine del Paese.
La questione palestinese ci riguarda tutti e tutte, rappresenta l'orrore della storia del nostro tempo. Laddove le parole, a volte parziali, a volte sbagliate, faticano a rendere giustizia ciรฒ che accade incessantemente in Palestina, lasciamo che le immagini e il racconto dei protagonisti ci raggiungano fino in fondo.
“Basel Adra, un giovane attivista palestinese di Masafer Yatta, combatte fin dall’infanzia contro l’espulsione di massa della sua comunità da parte dell’occupazione israeliana. Incrocia il suo cammino con Yuval, un giornalista israeliano che si unisce alla sua lotta.
Basel documenta la graduale cancellazione di Masafer Yatta, mentre i soldati distruggono le case delle famiglie, il piรน grande singolo atto di trasferimento forzato mai compiuto nella Cisgiordania occupata.”
No other Land รจ un film documentario del 2024 diretto, prodotto, scritto e montato da un collettivo palestinese-israeliano di quattro giovani attivisti: Yuval Abraham, Basel Adra, Hamdan Ballal, Rachel Szor.
Nel 2024 ha vinto il Panorama Audience Award for Best Documentary Film e il Berlinale Documentary Film Award. Nel 2025 vince il Premio Oscar come miglior documentario.
Il 24 Marzo Hamdan Ballal, co-regista palestinese, รจ stato aggredito e arrestato dai coloni israeliani e poi rilasciato.
Il documentario non รจ solo un’opera cinematografica, ma un atto di testimonianza che raccoglie e amplifica le voci di chi vive sulla propria pelle le conseguenze delle demolizioni e dello sfollamento forzato. La scelta degli autori – due palestinesi e due israeliani – รจ in sรฉ un messaggio potente: la collaborazione tra le due comunitร per raccontare una realtร spesso ignorata o strumentalizzata. Durante la cerimonia di premiazione, i registi hanno lanciato un appello per una soluzione politica giusta ed egualitaria, sottolineando il desiderio di costruire un futuro libero dalla violenza.
Uno dei registi palestinesi, Baze Ladra, ha parlato della sua recente paternitร e della speranza che sua figlia possa crescere senza temere demolizioni e sfollamenti. Yuval Abram, il co-regista israeliano, ha invece denunciato le leggi militari che limitano la libertร di movimento e di vita dei palestinesi nei territori occupati. La loro presa di posizione ha dato visibilitร a una realtร che spesso fatica a emergere nei media mainstream.
La reazione del governo israeliano e il tentativo di censura
La risposta del governo israeliano non si รจ fatta attendere. Miki Zohar ha definito il documentario non come un’espressione di libertร artistica, ma come un sabotaggio contro lo Stato di Israele. Ha inoltre colto l’occasione per rilanciare l’idea di una riforma che impedisca il finanziamento pubblico di film e documentari che trattano tematiche considerate dannose per l’immagine del Paese.
Questa posizione ha suscitato forti critiche da parte del mondo del cinema e della cultura. Molti professionisti del settore vedono nelle parole di Zohar un chiaro tentativo del governo di destra di silenziare voci critiche e progressiste. La censura e il controllo delle narrazioni rappresentano un pericolo concreto per la libertร d’espressione, un principio cardine delle societร democratiche.
La censura delle voci libere nel mondo
Il caso di No Other Land non รจ isolato. In molte parti del mondo, la libertร di espressione รจ sotto attacco, spesso in nome della sicurezza nazionale o della tutela dell’identitร culturale. Governi autoritari e anche democrazie in crisi stanno adottando misure per limitare il dissenso e il diritto all’informazione indipendente.
In Russia, le leggi contro la “propaganda anti-patriottica” hanno portato alla chiusura di molte testate giornalistiche e all’arresto di giornalisti. In Cina, il controllo della narrazione sui media รจ totale, con la censura che oscura qualsiasi contenuto critico nei confronti del Partito Comunista. Negli Stati Uniti e in Europa, il fenomeno delle “culture wars” ha reso il dibattito pubblico polarizzato, con pressioni per la cancellazione di opere considerate offensive da una parte o dall’altra dello spettro politico.
Il cinema, come ogni forma d’arte, รจ un potente strumento di narrazione e di denuncia. Attraverso le immagini e le storie raccontate, รจ possibile sensibilizzare l’opinione pubblica su tematiche scomode e dare voce a chi non ne ha. Per questo, ogni tentativo di censurare o ostacolare la produzione di opere critiche deve essere visto come una minaccia ai valori fondamentali della libertร e della democrazia.
Conclusione: il valore della libertร di espressione
Il dibattito attorno a No Other Land evidenzia un nodo cruciale della societร contemporanea: fino a che punto i governi possono e devono intervenire sulle narrazioni artistiche e culturali? Se la tutela dell’identitร nazionale รจ una preoccupazione legittima, la censura rischia di soffocare il dibattito e di impedire il progresso sociale.
La vittoria di No Other Land agli Oscar non รจ solo un riconoscimento artistico, ma anche un segnale che il mondo ascolta e valorizza le storie di chi lotta per la giustizia e la veritร . Garantire spazi per le voci libere, anche quando sono scomode, รจ il primo passo per costruire societร piรน giuste e democratiche.