Milazzo, inaugurata in via Umberto Primo la sede di “Passione e fedeltà”, gruppo di tifosi della Ss Milazzo
Taglio del nastro con un boom di presenze tra cui tutta la SS Milazzo e la famiglia di Marco Salmeri.
Passione e fedeltà” si aggiunge ad altri gruppi di tifosi organizzato del calcio mamertino. Un valido esempio che parte dal basso che rientra nella sfera della "responsabilità sociale è fondamentale per coinvolgere la nuova generazione di tifosi"
A dirlo è l’ultimo report dell’European Club Association, che ha individuato nell’impegno del calcio verso cause di rilevanza sociale una scelta quasi necessaria per intercettare i più giovani e garantire sostenibilità al sistema.
Si chiama “Engaging the Younger Generation of Football Fans”, ed è l’ultima ricerca pubblicata dall’ECA, l’Associazione dei Club Europei, organismo indipendente che dal 2008 vuole essere la “voce delle società” all’interno dell’ecosistema calcistico internazionale.
Un report il cui obiettivo è scattare una fotografia dei nuovi trend che caratterizzano il consumo dell’esperienza calcio da parte delle nuove generazioni. Uno strumento per intercettarne tendenze, interessi e opportunità al fine di rendere il movimento più appetibile per questo importante target, fondamentale anche in ottica sostenibilità.
Per fare ciò, lo studio si è soffermato dapprima sui cambiamenti che stanno caratterizzando il rapporto tra calcio e giovani appassionati, e questo soprattutto in termini di motivi e bisogni che spingono ragazzi e ragazze ad appassionarsi al gioco.
Come prevedibile, tra i diversi elementi emersi il digitale è quello che sta acquisendo un’importanza centrale, individuando nei contenuti social – di varie tipologie – una potenziale chiave di volta. Contenuti legati ai mega eventi, ad esempio, ma pare giochino un ruolo rilevante anche quelli che riguardano giocatori o collaborazioni tra club e brand commerciali (soprattutto quando quest’ultimi sono in qualche modo vicini agli interessi delle new generations).
Interessante sottolineare, poi, come anche le componenti sociale ed emozionale continuino a farla da padrone, con i giovani alla ricerca di esperienze calcistiche intrattenenti, capaci al contempo di creare senso di comunità, attaccamento e appartenenza. Quello che, in altre parole, è da sempre nella natura intrinseca del gioco.
Aspetti ancora più interessanti emergono dalla seconda sezione del documento, che prende in considerazione le barriere che invece frenano il coinvolgimento dei giovani nel calcio. E qui pare avere un ruolo chiave proprio la responsabilità sociale.
Le nuove generazioni – in particolare quelle della fascia d’età 16-35 – sembrano essere molto più sensibili a questioni di grande rilevanza per la nostra società come razzismo e salute mentale, ma anche cambiamenti climatici, violenza domestica e pari opportunità
Riflettendo su queste problematiche, molte vedono proprio nel calcio uno dei suoi “involontari promotori”, intendendo questo sport come causa e contesto in cui oggi certi episodi trovano purtroppo ancora spazio. Diventa quindi una responsabilità – appunto – per tutti gli attori coinvolti fare la propria parte, mettendo in cima alla propria agenda questi argomenti, e trovando le mosse più efficaci per contribuire a contrastarli.
Anche perché questo impegno sociale può effettivamente trasformarsi in una doppia, grande opportunità. Da un lato, quella di contribuire alla salute o addirittura alla sopravvivenza dell’ecosistema calcio (pensiamo, ad esempio, ai cambiamenti climatici che possono concretamente mettere a dura prova il regolare svolgimento delle attività).
Dall’altro, e in linea con i risultati emersi dalla ricerca, l’occasione è quella di mostrarsi attenti e sensibili alle questioni sopra elencate, provando ad essere parte della soluzione, e così condividendo con i più giovani una certa visione del mondo. In altre parole, diventare promotori di un cambiamento positivo ed essere percepiti come tale dalle nuove generazioni, che in questo modo vedranno in un determinato brand valori e impegno che vorranno supportare, perché visto come rilevante per le loro vite.
Questo discorso è tra l’altro estendibile a vari protagonisti dell’industria calcio moderna. Se infatti è quasi unanime l’idea per cui siano le massime istituzioni calcistiche a doversi occupare in prima istanza di simili tematiche, il documento mostra come per la fascia 16-24 anche i giocatori possono (o forse addirittura devono) avere un ruolo in questa partita. Anzi, oltre il 30% degli intervistati ha affermato che si è avvicinato al calcio proprio grazie all’impegno sociale dei campioni preferiti (probabilmente conosciuti e seguiti attraverso social media e/o eSports). Inoltre, il 20% associa il fatto di seguire determinati atleti alla causa per la quale questi si battono.
E se si combina questa evidenza con quella per cui sono i club visti come gli altri, grandi, potenziali catalizzatori di questo impegno, allora le opportunità che si aprono sono ancora maggiori. Club e atleti – cita il documento – possono infatti fare fronte comune in specifiche battaglie sociali, con i primi che possono addirittura supportare i propri giocatori, o incoraggiarli ad un simile impegno. Un modo questo, crediamo, per alimentare e coltivare ulteriormente quel famoso senso di appartenenza e comunità che permetterebbe davvero a tutti di vincere.
La passione per la propria squadra del cuore è un sentimento profondo e spesso irrazionale, che si alimenta di emozioni, ricordi e una connessione speciale con la comunità dei tifosi. Anche in una fredda serata di dicembre, quando le condizioni non sono ideali e la prestazione della squadra lascia a desiderare, ci sono diversi fattori che ci spingono a riempire le tribune dello stadio.
Innanzitutto, la presenza fisica allo stadio rappresenta un atto di fedeltà e sostegno. Nonostante le difficoltà, essere lì, a cantare e a incitare i propri colori, diventa un modo per dimostrare che la passione non si spegne con le sconfitte. Ogni partita è un’opportunità per vivere intensamente l’atmosfera unica che solo un incontro dal vivo può offrire, con la carica emotiva che si sprigiona dalla folla.
Inoltre, il calcio è anche un fenomeno sociale. Andare allo stadio significa condividere un’esperienza con i propri amici e creare legami e ricordi che vanno oltre il risultato della partita. È un rituale che unisce le persone, alimentando un senso di appartenenza a una comunità più grande.
Infine, c’è sempre la speranza che, nonostante le prestazioni deludenti, possa arrivare un momento di gioia, un gol che accende una scintilla di entusiasmo e riempie il cuore di felicità. La possibilità di vivere un cambiamento, di vedere la propria squadra risorgere, è ciò che rende ogni partita, anche la più difficile, un evento da non perdere.In definitiva, la passione per i colori della propria squadra è un viaggio che va al di là dei risultati, un legame emotivo che resiste alle avversità e ci spinge a essere presenti, sempre.