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La concezione Esistenzialista ne “Alle porte dell’alba” di Gabriella Bertuccini



La concezione Esistenzialista ne “Alle porte dell’alba” di Gabriella Bertuccini

La presentazione di un libro è l’occasione di promuovere al meglio l’opera di uno scrittore e allo stesso tempo per una location di ampliare il proprio bacino di clientela con un evento culturale
La Prof Gabriella Bertuccini nella recente "Alle porte dell' alba autore Dott Giovanni Albano ha saputo trattare, con professionalità , quel momento importante degli autori , l’attimo in cui si lascia andare la propria creatura fra gli altri, in cerca di approvazione e consenso.
Uno scrittore, che sia emergente o anche un professionista di fama, vede nella pubblicazione di un nuovo libro una sorta di nascita di un figlio. La presentazione di un libro si delinea quindi come il primo, fondamentale passo verso il successo. Ai lettori piace sapere chi si cela dietro le parole che li catturano e avere anche la possibilità di fare domande all’autore, non solo sul proprio lavoro ma anche sulla sua vita personale, opinioni e idee.
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“Il ruolo del romanziere come quello del filosofo è capire cosa sia lo spazio, la sovrabbondanza di tutto senza i confini della nostra esistenza”. Cosa si chiede un uomo quando si domanda se ha vissuto una vita autentica? Quali risposte cerca? E quali domande si pone, prima di sentire la consapevolezza di vivere, o aver vissuto una vita autentica? L'essere umano “si pensa" come la somma dei suoi ricordi ponendosi domande esistenziali in una ricerca di significato o significati. Non possiamo, dicono gli Esistenzialisti, ridurre l'essere umano unicamente alla natura e considerarlo una cosa tra le altre, perché ogni esistenza è unica, è irripetibile e non riconducibile esclusivamente all'ambito della razionalità, non può essere separata da chi la vive. L'esistenza è caratterizzata dalla finitezza, dalla caducità, dall'incertezza e da categorie come la “possibilità” e la “scelta”.



Ecco perché Luca Montelli, il protagonista del romanzo “Alle porte dell'alba”, un uomo che ha sempre vissuto un'esistenza in cui la possibilità e la scelta stanno sospese come un “esserci nel mondo” che non gli appartiene -
uomo e soprattutto romanziere - decide di scrivere il suo ultimo romanzo, l'ultimo prima di morire, per dare un orientamento esistenziale ai suoi personaggi, come se potesse così darlo a sé stesso: “ho conservato il tempo senza spenderlo ho bisogno di trovare un riferimento solido, una difesa che si ponga tra il lavoro e la malinconia dei ricordi”.

Quando egli osserva gli oggetti nella sua casa li sente estranei, assurdi, cerca di trarne i ricordi, i momenti della sua vita come se fossero ordinati e invece si rende conto che questi eventi oltre che ordinati sono ordinari e che quindi è impossibile riprendere e ritrovare il tempo alla fine del suo spazio. Lo scrittore Giovanni Albano ci vuole ricordare come il tempo e lo spazio siano collegati quanto i luoghi e i tempi di cui si ha memoria e che essi sono intimamente legati a momenti di felicità ma anche di dolore. Felicità nei momenti, in cui Luca ha vissuto l’amore, l’amore sia giovanile che maturo, amore nei confronti delle donne ma soprattutto dei libri, dei suoi autori a cui fa sempre riferimento quando non riesce a vivere la vita nel suo esperire. C’è un susseguirsi di vissuti inespressi e di mancanza di comunicazione esistenziale con le donne da lui amate (Jaspers). Le donne che fanno parte della sua vita sono donne che ha amato profondamente ma con uno sguardo culturale e sociale diverso, oscillante tra stima e sincerità. La donna che egli non riuscirà mai a capire sarà Marìe, con la quale non condivide gli aspetti fondamentali del suo essere cioè la cultura e la musica; con Bitzi invece avrà una relazione vera autentica reale perché riuscirà a creare una comunicazione che parla di “un noi” donna ed uomo, pur se all’ombra di un’intimità corporea agognata, forse, ma mai raggiunta, come invece gli succedeva con Marie.
Le sue storie non avranno mai un lieto fine, ma saranno circoscritte nello spazio tempo della memoria, di quella memoria nostalgica che sovviene nei momenti di vuoto. Per tutto Il romanzo Luca sarà tormentato dal rimpianto di un passato che rivede, con gli occhi di chi sta per morire. Egli è condizionato dalla sua atavica cultura, che lui stesso definisce borghese o meglio smodatamente ambiziosa, attraversata da un costante dilemma, tipico della scelta borgese e ideologica: sposarsi? Avere un figlio? Essere famoso? Luca si ritrova con questo stigma di intellettuale, che gli sta addosso come un vestito troppo stretto. Ma purtroppo se ne accorge solo in punto di morte. Come Heidegger, dice: fino a quando nella vita non si acquisisce la consapevolezza della morte non vivremo una vita autentica.
Di grande impatto emotivo è il finale, un finale che forse rappresenta ciò che l'autore avrebbe voluto della sua vita o forse avrebbe voluto dai suoi personaggi.

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