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Salutiamo il ritorno alla vita culturale , dopo il periodo della pandemia, il 28 aprile 2022 al "Garden Feltrinelli Point di Messina "Ideologia e bellezza nelle forme d'arte "




Salutiamo il ritorno alla vita culturale , dopo il periodo della pandemia, il 28 aprile 2022 al "Garden Feltrinelli Point di Messina con le opere di : Vittoria Arena, Peppe D'Andrea,Antonella Gargano, Giovanni Grosso, Giovanni Gulletta, Natalia Lisitano, Simona Mangano, Maria Romanetti, Gianfranco Sessa e Tania Triolo
Interveranno: Cateria Papalia (Giurista e scrittrice) e Nunzio A. Marotta (Scittore)


"Ideologia e bellezza nelle forme d'arte "proietta il visitatore all’interno dello sguardo fantasmatico proprio dell’ideologia contemporanea che dallo sguardo sulla realtà “tenta di recuperare una dimensione personale e responsabile del desiderio, quella del non ancora visto e del non ancora compiuto, quella della grande bellezza”.
Sebbene, si tratti di un mero trucco, non è per questo di scarsa importanza “poiché è l’illusione attraverso cui strutturiamo noi stessi e la nostra intera realtà”.
L’appetito di bellezza dell’uomo.
In un periodo storico in cui si fa continuo riferimento a una forma di società post-ideologica, in cui l’individuo è considerato totalmente libero di autodefinirsi nella propria identità e nel quale anche le nuove teorie della rappresentazione tendono ormai a riconoscere come superate le problematiche riguardanti le immagini come dispositivo ideologico, Ideologia e bellezza nelle forme d'arte - ci pone ancora di fronte a dei problemi mai completamente risolti: quello del rapporto fra significante e significato, e quello fra soggetto e potere”.
Oggi più che mai, lo scontro fra il soggetto e il potere si giochi attorno alla capacità dei significanti di fissare un determinato campo ideologico e con esso la percezione del Sé e della realtà.
Il percorso artistico capace di rimodellarsi continuamente in forme inedite e complesse, per interrogarsi, e interrogarci come spettatori, in modo sempre più profondo sulle ambiguità e le contraddizioni della psiche umana, sui limiti e le possibilità della rappresentazione, sulle responsabilità dell’individuo verso se stesso e verso la società.
Si tratterebbe di una poetica in cui estetica e stile si intersecano e si sovrappongono alle questioni etiche.
Gli universi narrativi attuali sembrano infatti scaturire da personaggi e da sguardi presi nella tensione, tra l’esca del godimento e l’etica del desiderio, tra le identità perdute e le risoggettivazioni delle stesse, tra l’illusione della realtà e la realtà delle illusioni.
L'arte contemporanea, soprattutto, se approcciata attraverso gli strumenti della psicanalisi e della critica all’ideologia, può raccontarci molto sui modi in cui esperiamo noi stessi e la realtà contemporanea”.
La riflessione sulla bellezza nel nostro secolo impone un tentativo di comprensione profonda della ricerca di felicità e di benessere. La sperimentazione dell’arte contemporanea (attraverso i linguaggi più vari e le più diverse forme espressive) ha ampliato in modo dirompente il principio stesso del bello – giungendo a negarlo e a ribaltarlo, trasformandone il significato e la qualità esperienziale – lungo il solco di esiti che, però, l’umanità ha sempre perseguito.
Il non finito michelangiolesco, nei suoi tratti di sublime incompiutezza, incarna in modo esemplare la ricerca di una perfezione e di un incontro con l’invisibile che è la piena sostanza del bisogno di bellezza ma ne è perfetta incarnazione, con altrettanta drammatica incompiutezza, la poetica di un grandissimo interprete del ‘900 come nelle cui vibranti tele il colore/materia ci avvolge e ci invita in una immersione irresistibile e struggente, che è esperienza estetica e spirituale, raccoglimento del sé e sublimazione del corpo nella pura essenza dell’anima e del pensiero.
(La bellezza (non) ci salverà), secondo i quali la bellezza è l’unico possibile antidoto contro la disperazione ma anche una dimensione inattesa, spaesante e in costante dialogo con il suo opposto.
L’anelito alla bellezza, ci insegnano e prima di lui schiere di filosofi a partire da Platone e Agostino, sono un tratto caratteristico della natura umana.
Oggi, questa spinta interiore si manifesta in modo disordinato, caotico: l’incertezza di una sua forma e soprattutto della sua autenticità, complici le chimere di un società sempre più omologata dalle regole del mercato e dell’apparenza, determina smarrimento, persino paura.
Il patrimonio artistico e culturale, insieme al paesaggio, attrae in modo irresistibile legioni di visitatori anelanti una rivelazione, un appagamento estetico e spirituale per il quale – molto spesso – non si possiedono adeguate chiavi di lettura, di comprensione, di accesso profondo.
La bellezza complessa di cui sentiamo il bisogno nel nostro tempo, per trovare un posto sicuro e risposte di verità, richiede codici e competenze, nonché capacità di visione che andrebbero garantiti attraverso un impegno politico di democrazia e di giustizia. Ne parlava già Schiller, nell’età del disincanto che seguì la Rivoluzione Francese e il trionfo del razionalismo illuminista: « È unicamente attraverso la bellezza che si perviene alla libertà»

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