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LA TRANSIZIONE ECOLOGICA DEL POLO ENERGETICO DI MILAZZO. PALAZZO D'AMICO 18 DICEMBRE 2021 ORE 9.30




LA TRANSIZIONE ECOLOGICA DEL POLO ENERGETICO DI MILAZZO QUALE FUTURO PER LA VALLE DEL MELA?
       MILAZZO 18 DICEMBRE 2021 ORE 9.30
                     PALAZZO D’AMICO

E’ il tema del convegno in programma giorno 18 dicembre 2021
 Al centro del dibattito va messo il futuro dell'area industriale di Milazzo, sotto gli aspetti occupazionali, ambientali e di importanza strategica per tutto il comprensorio.

Saranno presenti i sindaci in cui ricade l'area, i sindacati confederali, i rappresentanti delle industrie e la deputazione regionale e nazionale della provincia  e la Cittadinanza
Il PD in tutto questo avrà un ruolo centrale, come indirizzo per una corretta transizione industriale e di continua sollecitazione alla deputazione perché l'attenzione per tutta l'area diventi e resti centrale nell'agenda dei governi regionale e nazionale. 

La crisi ecologica e climatica è entrata con forza nelle nostre vite quotidiane: gli impatti sugli ecosistemi naturali e sulla nostra società sono ben visibili e riguardano tutti noi. Tuttavia, la scienza dice che abbiamo ancora la possibilità di cambiare le cose ma è necessario dar vita al più presto ad azioni lungimiranti e ben pianificate.

Per farlo, è importante innanzitutto capire quello che sta succedendo e come affrontarlo. È necessario rendere trasparenti i dati e far sì che ogni azioni prevista, o richiesta, sia chiara, per  fornire gli strumenti necessari ad esplorare, valutare e comprendere quello che sta accadendo al mondo che ci circonda.

Il bisogno di conoscere la crisi ecologica e climatica, di agire subito per affrontarla e di collaborare per attivare nuovi e concreti processi di cambiamento. Lo fa attraverso tre sezioni principali

Conoscere, dove vengono spiegati i dati e raccontate le sfide da affrontare.

Agire, che propone una panoramica, sempre aggiornata, delle risorse messe in campo per contrastare la crisi ecologica e ambientale e una chiamata all’azione collettiva come elemento fondamentale per attivare la transizione

Collaborare, dove vengono raccontate le azioni e le esperienze che stanno nascendo anche in Sicilia e dintorni e che sono di ispirazione per l’attivazione di nuove esperienze.

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è indubbiamente il documento più sottovalutato dai grandi media e dalla cittadinanza.

Va letto innanzitutto per la sua portata storica, politica, sociale ed ambientale di medio e lungo termine. Quando si legge PNRR, acronimo del suddetto piano, si deve leggere come il più importante piano di sviluppo strategico del paese di questa prima metà di secolo.

Siamo lontani dai tagli lacrime e sangue . dal classico sapore rigorista tanto caro ai paesi del nord, agli economisti neoclassici.

Stiamo parlando del primo grande piano keynesiano dell’Europa unita, il Next Generation EU, che punta sulla spesa, sul debito buono per trasformare rapidamente un’economia di fatto sorpassata, stantia, fatta di vecchie ricette petro-neoliberiste.

Il piano Next Generation EU (NGEU) pesa per oltre 750 miliardi di Euro (senza contare poi il budget ordinario EU 2021-2026 che ne sostiene i pilastri fondamentali e porta la cifra a 1600€ e un mondo finanziario smanioso di investire sulla transizione ecologica, quella vera però) e punta su tre elementi:

transizione ecologica (decarbonizzazione), economia circolare, salute in senso olistico), riequilibrio sociale (generazionale, di genere e nuovi europei) e riassetto economico (ripresa post-pandemica, rilancio manifatturiero, digitalizzazione 4.0).

L’Italia è il maggior beneficiario, con uno stanziamento di 191,5 miliardi di euro, divisi tra prestiti e finanziamenti a fondo perduto, a cui si aggiungono i 30 miliardi di un fondo complementare – finanziato attraverso lo scostamento pluriennale di bilancio approvato nel Consiglio dei ministri del 15 aprile – per una dotazione complessiva di 221,5 miliardi. Un’opportunità senza precedenti. Che però grazie alla forte pressione di alcune lobby e delle solite direzioni generali dei ministeri (e di qualche ministro tecnocrate) rischia di essere depotenziata.

Il dibattito non entra nel merito della complessità del piano in sé ma si limiterà ad uno dei tre pilastri, quello della transizione ecologica, cercando di capire gli impatti a livello nazionale e a livello regionale, nello specifico, nel nostro  territorio di riferimento.

Nell’ambito della rivoluzione verde il governo alloca complessivamente 68,6 miliardi – 59,3 miliardi dal Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza e 9,3 miliardi dal Fondo complementare – dei 222,1 miliardi dell’intero PNRR. Associando anche in questo caso una serie di riforme e snellimenti burocratici che accompagnino la spesa. 
Il Governo intende aggiornare le strategie nazionali in tema di sviluppo e mobilità sostenibile, ambiente e clima, idrogeno, automotive e filiere della salute”, è stato il commento del Presidente del Consiglio, Mario Draghi che ricorda che il piano “soddisfa largamente i parametri fissati dai regolamenti europei sulle quote dei progetti green e digital”. Nello specifico la sostenibilità, per chiarezza di rendicontazione è contenuta nel più ricco di tutte le sei missioni in cui si articola il piano (con 16 sotto-componenti).

Partiamo dall’impianto e dalle cifre investite. L’ambiente è ripreso ampliamente nei preamboli. “L’Italia è particolarmente vulnerabile ai cambiamenti climatici e, in particolare, all’aumento delle ondate di calore e delle siccità. Le zone costiere, i delta e le pianure alluvionali rischiano di subire gli effetti legati all’incremento del livello del mare e delle precipitazioni intense” afferma Draghi. Più volte viene ribadita il contributo del PNRR italiano alle iniziative flagship di NGEU, dalle energie rinnovabili, alla rigenerazione degli edifici fino a “Recharge & refuel”, per trasformare il settore dei trasporti vero tallone d’Achille nel processo di decarbonizzazione italiano.

Piano per la transizione ecologica, ecco i primi obiettivi Quadro generale della strategia per la transizione ecologica

Il documento, illustrato dal Ministro Cingolani, intende fornire un inquadramento generale della strategia per la transizione ecologica, dare un quadro concettuale che accompagni gli interventi del piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR). Promuovendo infine una riflessione su questi temi di grande impatto culturale, tecnologico e socio-economico.

Il Piano per la transizione ecologica contiene l’individuazione degli obiettivi generali, del percorso metodologico e dei target da raggiungere. Individua un primo set di indicatori, condivisi anche a livello internazionale ed europeo, che costituiranno il riferimento essenziale per la valutazione delle azioni previste.

Gli obiettivi generali da raggiungere sono coerenti con gli impegni internazionali ed europei e hanno nel 2030 il limite temporale, con un orizzonte al 2050.

La Proposta di piano si articola su cinque macro-obiettivi condivisi a livello europeo:

• neutralità climatica;
• azzeramento dell’inquinamento;
• adattamento ai cambiamenti climatici;
• ripristino della biodiversità e degli ecosistemi;
• transizione verso l’economica circolare;
• bioeconomia.

Transizione ecologica: gli ambiti di intervento

Otto gli ambiti di intervento previsti, per i quali verranno costituiti appositi gruppi di lavoro:
1) decarbonizzazione;
2) mobilità sostenibile;
3) miglioramento della qualità dell’aria;
4) contrasto al consumo di suolo e al dissesto idrogeologico;
5).miglioramento delle risorse idriche e delle relative infrastrutture;
6) ripristino e rafforzamento della biodiversità;
7) tutela del mare;
8) promozione dell’economica circolare, della bioeconomia e dell’agricoltura sostenibile.

Intanto è partita la prima edizione della settimana nazionale della RiGenerazione, con tante iniziative previste nelle scuole di tutta Italia su temi legati alla sostenibilità ecologica, rispetto dell’ambiente e riuso.
Riciclo, sostenibilità, rispetto dell’ambiente e riuso sono le parole chiavi del progetto di iniziativa del Ministero dell’Istruzione che nasce nell’ambito dell’attuazione di RiGenerazione Scuola nell’ambito del piano per la transizione ecologica e culturale delle scuole.

Il progetto RiGenerazione
Operativi laboratori, dibattiti e altre iniziative che hanno preso vita in numerosi istituti scolastici distribuiti su tutto il territorio nazionale. Tanti e importanti gli obiettivi del progetto, come si legge nel Sito, obiettivi sociali come abbandonare la cultura dello scarto a vantaggio della cultura circolare, maturare la consapevolezza del legame fra solidarietà ed ecologia, recuperare la socialità. Obiettivi ambientali, ossia maturare la consapevolezza dei diritti ecologici di tutti gli esseri viventi e del legame fra le persone e la “Cosa Comune”. Obiettivi Economici in cui si ritiene debba essere importante conoscere il sistema circolare, avere la consapevolezza che gli sconvolgimenti climatici sono anche un problema economico, ed infine l’importanza di imparare a costruire mestieri e imprese del futuro a zero emissioni.

I 4 Pilastri del progetto

Il piano RiGenerazione scuola poggia su quattro pilastri: la rigenerazione dei saperi, dei comportamenti, delle infrastrutture e delle opportunità.

Partiamo dal pilastro 1

, quello dei saperi vissuti e dei saperi appresi: prevede azioni formative indirizzate agli alunni, ai docenti e alle famiglie. Le attività saranno di tipo laboratoriali, esperienziali e interattive. Si terranno non solo all’interno dell’edificio scolastico ma anche in luoghi simbolici per l’apprendimento delle conoscenze, in spazi aperti a contatto con la natura e in ambienti digitali.

Il Pilastro 2
è quello della Ri-Generazione dei comportamenti e prevede la messa a regime di un insieme di attività formative e l’emanazione di linee guida per stimolare e indurre la comunità scolastica a comportamenti virtuosi volti a convertire le abitudini e gli stili di vita. Inoltre,sviluppo della cittadinanza alimentare con attività di indirizzo per mense scolastiche con prodotto a km 0 e distributori con bevande e cibi sostenibili. Ma anche raccolta RAEE nelle scuole e percorsi per far diventare le scuole plastic free.
Il terzo pilastro è quello delle ri-generazioni fisiche e digitali e vuole fornire un chiaro indirizzo per la realizzazione di nuove scuole sostenibili, con ampi spazi verdi e ambienti didattici rimodulati. Il pilastro prevede, infatti, la graduale riqualificazione energetica delle scuole, la modifica degli spazi esterni in spazi verdi e la bonifica dall’amianto. Il piano prevede la realizzazione di 200 nuove scuole ad elevata efficienza energetica, bonifica dell’amianto nelle scuole anche se questo punto ci sarebbe da chiedersi come possa ancora esistere scuole con questo materiale, realizzazione di laboratori green: orti, aule all’aperto e spazi verdi nelle scuole, Implementazione delle aree verdi e degli orti per le scuole secondarie di secondo grado con particolare attenzione agli istituti agrari. Per ultimo ma non per importanza il cablaggio nelle scuole.

La cabina di regia per supportare le scuole

È stata prevista dal MIUR una cabina di regia e una rete di ri-generatori che insieme compongono la Green community (GC) che lavorerà per supportare le scuole nelle varie iniziative Si tratta di una Rete composta da rappresentanti di amministrazioni pubbliche, istituzioni culturali, scientifiche, di ricerca, organizzazioni no profit e profit, anche di rilievo internazionale.
Le iniziative originali
Tra le tante iniziative originali realizzate dalle scuole italiane segnaliamo quella del Liceo Sabin di Bologna dove gli alunni saranno impegnati nella misurazione della qualità dell’aria, nella raccolta del RAEE, il progetto orto, il progetto efficienza energetica dell’edificio, il progetto biodiversità e flora urbana.

Al San Filippo del Mela, Sicilia, è stato attivato invece il progetto dal titolo “Orto Amico”: i ragazzi sono coinvolti nelle fasi di lavorazione del terreno, della messa a dimora delle piantine, della scerbatura, della sarchiatura. Presso il 21° Circolo Didattico Mameli- Zuppetta di Napoli, infine, il progetto dal titolo “Ti gusta la risulta?”: partire dal mese di novembre 2021 e si articolerà attraverso indagini che gli alunni effettueranno sui processi mediante i quali, specifici vegetali, dalle colture, arrivano fino alle nostre tavole, e si ricercheranno tutte le eventuali conseguenze sull’ambiente naturale. Con l’aiuto di un familiare, gli alunni passeranno alla realizzazione del piatto descritto dalla ricetta, documentandone il procedimento e il prodotto finale. I documenti verranno raccolti in un libricino di ricette antispreco che ogni bambino donerà ai genitori come strenna natalizia.

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