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Presentato ieri , mercoledì 28 giugno alle 18.30 in via Sant’Agostino, piazzetta Libreria Filoramo, il libro “Ninna Nanna. Una storia di amore e di mafia” di Rita Mattei.

Ninna Nanna
Una storia di amore e di mafia




Presentato ieri , mercoledì 28 giugno alle 18.30 in via Sant’Agostino, piazzetta Libreria Filoramo, il libro “Ninna Nanna. Una storia di amore e di mafia” di Rita Mattei.
L’iniziativa è stata promossa dall’Associazione Antimafie Rita Atria, Rivista “Le Siciliane”, Movimento “Civico 6”, Associazione culturale “Città Invisibili”.
Una “ninna nanna” è’ una vera storia di mafia e mafiosi;
storia dura, spietata, disperante. Una saga che racconta dei corleonesi: Totò Riina, Bernardo Provenzano, Leoluca Bagarella; presentati come protagonisti di un “romanzo” che ha insanguinato per anni Palermo, la Sicilia, il Paese; anche se molti di questi protagonisti sono morti, non per questo può dirsi conclusa, finita. Una storia e un “romanzo” visti e descritti con lo sguardo di una donna.


Vincenzina Marchese - non è una donna qualunque, è la figlia, la moglie, di mafiosi; pienamente immersa nel mondo mafioso, cosciente, consapevole; magari non sa, ma molto capisce e intuisce; sa collegare i fatti, ragiona sulle “coincidenze”, sa ricavarne le giuste conclusioni. Non si rende colpevole di nessun crimine, ma li condivide tutti, vive nella “bolla” mafiosa sapendo di farlo. Una storia tremenda, quella di questa ragazza, lungo e complesso sarebbe scendere qui nel dettaglio. Basti dire che Vincenzina si innamora perdutamente, ricambiata, di Leoluca Bagarella, fratello di Antonietta, la fedelissima moglie di Riina; Vincenzina lo sa di essere la compagna di quel “don Luchino” responsabile di centinaia di omicidi dagli anni ’70 ai ’90, compreso il sequestro del piccolo Giuseppe Di Matteo, figlio di un collaboratore di giustizia. Il ragazzino per mesi viene tenuto segregato in una buca, poi strangolato, infine il corpo sciolto nell’acido. Vincenzina viene dalla cosca di Corso dei Mille a Palermo: killer e trafficanti tra le più antiche e spietate. Il capofamiglia, Filippo Marchese detto Milinciana, è suo zio. Uccide con le sue mani nella camera della morte di Sant’Erasmo, sul lungomare palermitano. Per Vincenzina, la madre, le altre donne del clan, la mafia è una pelle, una mostruosa cosa “normale”. La vivono e respirano con sconcertante naturalezza. A fronte di tanto orrore, sconcerta la tenerezza, il riguardo, il rispetto, l’amore di cui Vincenzina e il marito sono capaci; fino all’estremo, definitivo sacrificio. La conferma che nell’animo umano c’è posto per tutto e il suo opposto.


Per le mani vi troverete un “condensato” di molte vicende che l’autrice ha vissuto in prima persona: dalla strage a Capaci a quella di via D’Amelio a quella ai Georgofili a Firenze; c’è la conoscenza e le mille conversazioni con magistrati e investigatori, per fortuna non tutti finiti morti ammazzati; c’è il paziente spulciare migliaia di pagine di verbali e deposizioni di imputati; gli incontri e i colloqui con collaboratori di giustizia che con lei si “aprono”, le udienze dei processi seguite, comprese le apparentemente inutili. Questo libro è “figlio” di vicende seguite e vissute con scrupolo e vera passione civile e umana.


Prima di chiudere, nella tragedia un richiamo a un’analoga tragedia, quella di Rita Atria, anche lei figlia di mafiosi. Si affida, nella sua dissociazione dalla “famiglia”, a Paolo Borsellino, per lei diventa come un padre. Quando apprende che il magistrato è stato ucciso, a sua volta si uccide. La madre di Rita, per spregio, ne devasta la tomba. C’è un particolare, otto parole appena, che ignoravo, a pag. 109: “il prete aveva negato il funerale alla suicida”. Per un’associazione stramba il pensiero è andato al cardinale vicario di Roma Camillo Ruini, che nega i funerali religiosi a Piergiorgio Welby. Spero che Ruini e quel sacerdote (non ci giurerei), provino infinito rimorso per quel loro divieto. Questo solo per dire delle tante suggestioni che provoca “Ninna nanna”.


Hanno dialogato con l’autrice Nadia Furnari e Graziella Proto. Sono intervenuti Santo Laganà, Adele Roselli, Roberta Viola.


foto Web


RITA MATTEI giornalista. Ha lavorato in Rai, al Tg2 e al Tg3, come inviato speciale e poi come capo redattore della cronaca nazionale. Si è occupata di cronaca nera e giudiziaria. Ha realizzato inchieste, reportage, dossier su mafia, camorra e ’ndrangheta. Ha lavorato a “Lezioni di mafia”, programma della Rai ideato da Giovanni Falcone e Alberto La Volpe. È docente alla Scuola di giornalismo di Urbino.



















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