Milazzo -Appuntamento con il teatro d' agosto presso l'Atrio del Carmine con la Compagnia Teatrale Milazzo 2010
LO SCARFALIETTO, OVVERO “U MONUCU SUTTA O LINZOLU”. Edoardo Scarpetta
Milazzo -Appuntamento di agosto 2024 presso l'Atrio del Carmine la Compagnia Teatrale Milazzo 2010, di cui fa parte anche Pippo Cannistrà, presenterà questa esilarante commedia il 17 e il 18 agosto, nell’atrio del Carmine, con il patrocinio della città di Milazzo, alle ore 21.00.
Il lavoro di Scarpetta viene tradotto in siciliano, e diventa U MONUCU SUTTA O LINZOLO: opera di due protagonisti dello spettacolo dialettale, Vincenzo Cannistrà e Salvatore Torre. Entrambi ricchi di satira e di ironia, sebbene diversi nell’età, mettono in luce i difetti, le escrescenze, i cancri di quella borghesia e della nobiltà stinta: lo Scarfalietto o “Lo Scaldaletto”, titolo originale, é “la più divertente commedia napoletana di tutti i tempi”. I protagonisti sono Amalia e Felice, freschi sposi, che litigano per qualsiasi banalità. Stavolta é la rottura di uno scaldino nel letto nuziale a provocare il finimondo, con convocazione di avvocati e richieste di separazione. Alle liti violente assiste Gaetano Papocchia, buffo carattere di anziano pretendente che capita in casa della coppia per affittare un “quartino” destinato alla soubrette Emma Carciof, per cui da tempo spasima. Da questa crisi matrimoniale scaturiscono una serie di situazioni esilaranti, comiche, al limite del grottesco fino al delirio finale all’interno del tribunale, alla brillante esplosione dei meccanismi drammaturgici scarpettiani.
Per molti - quest’opera di Scarpetta è di gran lunga superiore all’originale e dal suo essere un capolavoro assoluto discende l’intatta qualità del testo, la sua capacità di far “morire dal ridere” gli spettatori da 130 anni a questa parte! E non un po’ meno, ma sempre di più.
Il contesto in cui si sviluppa Scarpetta è indicativo: ci troviamo in una Napoli di provincia, spogliata finanziariamente e socialmente dai Savoia, spolpata e annichilita da una piccola borghesia orrenda composta da “pezzenti sagliuti” voraci e ignoranti e da una plebe vociante sporca e maleodorante che non riesce a farsi classe, ma nella reciproca sopraffazione si arrampica verso il terziario e la piccola burocrazia, una delle poche magre risorse di una città che da regina del mezzogiorno, da Capitale illuminata d’Europa con la volterriana Parigi e con Vienna diventa Cenerentola d’Italia.