Giovanni Frazzica |
Milazzo 29.08.2013
Si
è svolto, mercoledì 28 agosto 2013, un incontro di iscritti e
simpatizzanti del PD presso il Salone parrocchiale del Sacro Cuoredi
Milazzo Continua così la " marcia" dei “Popolari in
Movimento”.condottieri Giovanni Frazzica, Nicola Lombardo e Franco
Scicolone (quest'ultimo consigliere comunale di Milazzo).
L'incontro
di Milazzo, segue quello tenuto pochi giorni fa al Giardino Corallo, al
quale hanno preso parte molti dirigenti Pd, che hanno ribadito istanze
già manifestate in parte in occasione di quell'agitata assemblea
provinciale alla presenza del segretario regionale.
A
Milazzo, in apertura, è stato lo stesso Franco Scicolone ad affondare
il bisturi sulla vicende di Milazzo ed al doppio volto del Democratici
di Milazzo, per molti versi simile alla città di Messina e parecchi
comuni della fascia Tirrenica e Jonica.
In
questo quadro d'incertezze, è toccato a Giovanni Frazzica, ex dirigente
Ppi in testa, assieme ad altri che, hanno da sempre condiviso progetti e
programmi
riformisti. Forse tra sentimentalismi alla Jacopo Ortis o quelli di ex
dirigenti Ppi, testimoni di valori positivi, il compito di promuovere
incontri , alimentare il dibattito che risultano essere comunque sempre
espressione di tumulti che dilaniano il politico, dividendolo tra
fidelizzazione al partito e insoddisfazione per la mala gestione di
quest'ultimo.
Ci
si chiede quale risultato hanno prodotto le numerose missive che lo
stesso Frazzica, nei mesi ha comunicato con l'interno e a volte anche
con l'esterno del Pd ?.
Franco Scicolone |
I temi caldi sono stati ancora una volta:
la questione relativa ai tesseramenti e l'azzeramento dei circoli.
Il coordinatore regionale ha annunciato l'intenzione di organizzare un
vero e proprio gruppo di lavoro che sarà operativo da settembre. E qui
casca l'asino perchè se consiglio dovrà essere, bisognerà tenga conto
delle diverse sensibilità che costituiscono il partito stesso, senza
lasciar fuori dal tavolo delle decisioni nessuno. Proprio questo
costituisce uno dei punti salienti dell'ultima lettera di Giovanni
Frazzica, indirizzata proprio a Lupo. “Caro Giuseppe, circa 13 anni fa
ho consegnato a Francantonio Genovese il simbolico bastone di comando
del Ppi.-si legge nella missiva-. Quello fu l’inizio della sua
folgorante carriera e della trasformazione del Partito popolare di
Messina da “grande Partito” a “grosso Partito”. Le dimensioni
aumentarono ancora, unitamente ai successi, nel corso della fase della
Margherita, fino a raggiungere le consistenti e apprezzabili dimensioni
elettorali delle elezioni nazionali e regionali, che continuarono anche
con la costituzione del Pd”. L'incipit è d'obbligo e non può che portare
alle conclusioni che passano dapprima attraverso l'analisi di quel voto
d'inizio estate, che ha visto il verificarsi di un vero e proprio
referendum sul modo di fare politica in città e su “vecchi” sistemi da
sovvertire, come faceva notare qualche giorno fa il prof. Antonio
Saitta. “C’era nell’aria la sensazione che qualcosa non andava- continua
la nota- una sorta di odio sociale camuffato da “questione morale” che
stava per esplodere (e che poi è esplosa) investendo in pieno il cerchio
magico delle famiglie Rinaldi-Genovese, ma devastando poi a cascata
quell’incolpevole area del Pd la cui provenienza era il mondo popolare
ed ex-democristiano che Genovese incarnava per nascita”. Il contenuto
del comunicato di Frazzica sembra facilmente traducibile nel timore che,
a seguito della bufera scatenatasi sui due cognati onorevoli e i loro
congiunti, i moderati, che al parlamentare hanno sempre fatto capo,
possano subire conseguenze enormi. Coloro che, secondo il mittente,
usciranno penalizzati dalla distribuzione di megafoni tramite cui far
sentire la propria voce, rischiano d'essere proprio quei democratici di
cui il giornalista si sente parte e che proprio nel delfino di Gullotti
hanno trovato rappresentanza, sin dalla nascita della Margherita e prima
ancora del Ppi.
“E’
positivo che in occasione dell’incontro di Agosto tu abbia detto che
bisogna ricostruire all’insegna “della massima inclusività”. Tuttavia,
nella misura in cui si è acceso un dibattito sulla necessità di azzerare
e ricostruire il Pd, alimentato con straordinaria passione da alcuni
esponenti provenienti dall’area ex-Ds, che con Genovese hanno condiviso,
fino a quando non sono arrivate le comunicazioni giudiziarie, la
gestione del potere e del Partito, nasce il sospetto che si stia creando
cortina fumogena dietro la quale la componente ex-comunista possa
cercare di ampliare la propria egemonia, soprattutto in vista delle
imminenti scadenze congressuali. Si ha infatti la sensazione che né
loro, nè altri hanno voglia di rifare il Partito e, men che meno, non
c’è nessuno che ha in mente di riorganizzare le componenti che si
ispirano all’area popolare sulla base dei loro principi e dei loro
ideali”, continua la lettera. “Già diversi amici provenienti dall’area
popolare mi hanno dato la loro disponibilità a riprendere il loro
impegno nell’ambito del Pd, altri verranno contattati nei prossimi
giorni. Questi primi segnali di incoraggiamento mi ripagano di quella
cupa atmosfera di mobbing che si era venuta a creare e che mi aveva
costretto ad allontanarmi dal Partito, ora è come se sentissi il dovere
di completare un lavoro iniziato tanto tempo fa, portare a termine una
missione, sostenere un pensiero politico che non può morire”, aggiunge
Frazzica che, a suo tempo, fu proprio uno dei fondatori del Pd
messinese. La questione è più ideologica di quanto non si creda e
ripropone un problema in essere sin dalla costituzione di questo grande
calderone all'interno del quale sono convogliati ex-democristiani,
ex-socialisti, ex-comunisti, ex-popolari, e tanti altri ex le cui sigle e
sottosigle non possono che confondere-specularmente, avveniva più o
meno lo stesso anche nel centro-destra-. Convivenze forzate per il
placet delle urne, insomma, in un'Italia che si travestiva da
Inghilterra o Francia, proponendo uno stereotipo bipolare che,
evidentemente, poco appartiene alla nostra tradizione. Le nubi sul
partito si addensano sempre più, tanto al livello nazionale che a quello
locale, e definire calda questa stagione estiva per i democratici
appare quasi eufemistico: agli scalpitanti renziani si sono aggiunti
altri nomi extracorrente che, unitamente ai noti Castore e Polluce,
hanno apposto le firme al documento realizzato durante l'incontro al
Lucky Beach del mese scorso. A ciò si sommano le voci fino a ieri
assopite delle differenti coscienze che costituiscono il Pd, si
considerino anche le nuove aree al suo interno, i misunderstanding con
alleati che a diverso titolo appaiono capricciosi e meno amici di quanto
si credesse e il gioco è fatto , al di là del terremoto giudiziario,
con conseguenze che ricadono tutte sull'immagine generale del partito
prima ancora che su quella dei singoli coinvolti. Se alla ripresa dei
lavori non si sarà giunti ad un quid che costituisca nuova linfa per un
soggetto politico la cui credibilità è in stand by già alle latitudini
romane, difficilmente si potrà pensare di evitare -presto o tardi- il
lutto al braccio, per la sua definitiva dipartita. Chiaro è che la
politica ci ha abituati a grandi colpi di scena, ad alleanze fino ad un
secondo prima inverosimili e a restyling d'effetto: si sa che la Fenice
proprio dalle sue ceneri rinasce, come il Cavaliere ha più volte
dimostrato.
Ma quella è un'altra storia, è un altro partito o forse no(n più).
Non
meraviglierebbe infatti, alla luce delle vicende nazionali, veder
presto nuovi simboli che, in lotta contro il nemico comune etichettato
con l'apposizione “antipolitica”, unificassero -come un ponte- persino
figure da sempre antitetiche almeno in apparenza, quelle stesse che oggi
condividono e costituiscono gli equilibri di un governo schizoide.
Chiaramente questo avrebbe ripercussioni anche sul piano locale. Ma
forse stiamo correndo troppo: sembrerebbe quasi fantapolitica e, dopo
l'ultimo anno, il condizionale è d'obbligo.
(http://www.messinaora.it/notizie/politica/item/5572-il-pd-e-le-ultime-lettere-di-giovanni-frazzica.html
(Spunti Web)