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È un artista di Torino il compositore dell'inno del nuovo corso della SS Milazzo



È un artista di Torino il compositore dell'inno del nuovo corso della SS Milazzo, adesso si attende la risposta dei dirigenti mamertini
Ogni decennio, più o meno, nella storia del canta-calcio emerge una nuova canzone che invoca l’ardore e il coraggio degli undici eroi in campo.
Il nostro concittadino benemerito , il medico Dott Attilio Andriolo , attualmente medico sportivo del Milazzo calcio , ha voluto fare un regalo al Milazzo del nuovo , chiedendo al suo amico musicista,
Valerio Liboni, cantautore, batterista e compositore di comporre il nuovo inno alla squadra mamertina , con la stessa passione per gli inni composti alla squadra alla storica squadra granata
Valerio Liboni, inizia a suonare giovanissimo la batteria, e nel 1969 entra nel complesso beat I Ragazzi del Sole, che abbandona dovendo effettuare il servizio militare.
Nel 1971 fonda La Strana Società, con altri componenti dei Ragazzi del Sole, con cui ottiene un grande successo l'anno dopo con la celebre Pop corn;
partecipa con il quintetto al Festival di Sanremo 1976 con Andiamo via, ed esce dal complesso poco prima di tornare al festival l'anno successivo con Tesoro mio.

Medico , Dott Attilio Andriolo
Sempre nel 1977 entra come batterista nel complesso de I Nuovi Angeli, in sostituzione di Mauro Paoluzzi. In questo periodo inizia anche l'attività di autore, componendo con Cristina Gazzera (che in quel periodo è sua moglie) nel 1978 la canzone per bambini Ciao nonnino che viene cantata da Erminio Macario, arrivando in hit parade per sei settimane; altri suoi successi come autore sono Che fico cantata nel 1981 da Pippo Franco e soprattutto l'anno successivo E muoviti un po' per Fiorella Mannoia. Nel 1980 inoltre inizia l'attività di cantautore, con il 45 giri Marmellata Jane, che riscuote un buon successo radiofonico; due anni dopo viene pubblicato il primo album, Magari poi.



Si dedica in questo periodo anche all'attività di produttore, curando i Camaleonti, Antonella Forte, Little Tony, Carlos Cosmo, Wilma Goich e Jo Chiarello; per questi artisti compone anche alcune canzoni, a volte in coppia con Marco Bonino (come Lei no, L'ultimo metrò, Ma io vi mollo e vado al mare e Stai con me, tutte per la Chiarello). Inizia una fattiva e importante collaborazione professionale con un nuovo produttore artistico elbano, Paolo Chillè, che da conduttore radiofonico si affaccia al mondo di Liboni con importanti coproduzioni. 


Tra le altre un duo di D.J. gli elleessemanera. L'album del 1987 si intitola Amici miei, infinitamente cari... e viene pubblicato dalla BMG; su invito del Ministero di Grazia e Giustizia nella primavera dello stesso anno Liboni compie una tournée in tredici carceri italiane, sfruttando questa occasione per raccogliere 150 poesie di detenuti che, opportunamente musicate, vengono successivamente cantate da vari interpreti (tra cui I Nuovi Angeli, Rettore, i Camaleonti e Mal) ed incise su di una compilation, Lucifero, che la BMG Ariola pubblica alla fine del 1988.
Figlio d'arte: suo padre, Gianni Liboni, è stato infatti una delle spalle di Erminio Macario, il celebre comico torinese, e autore di cabaret; inoltre la bisnonna Emilia Scolara, in arte Virginia Fleury, è stata una celebre attrice di cafè chantant e diva del cinema muto agli inizi del XX secolo a Torino

Una squadra gloriosa anche nella musica: il Torino
Il Torino è indiscutibilmente una leggenda del calcio italiano. Con sette scudetti vinti, di cui cinque consecutivi, la squadra granata negli anni Quaranta fu un punto di riferimento. La tragedia di Superga, dove nel 1949 l’intera squadra fu coinvolta in un incidente aereo mortale, mise di fatto fine a un’epoca. Non fece però cancellare la memoria del Grande Torino. Da sempre i Granata sono la seconda squadra del capoluogo piemontese, con alti e bassi che hanno l’hanno vista protagonista anche in Europa. Come dimenticare quella Coppa UEFA, con un allenatore appassionato come Emiliano Mondonico che toglieva la sedia dalla panchina in segno di protesta contro l’arbitro? Ma se una squadra è grande, lo è sempre ancor di più sul piano musicale.
Oggi dunque racconteremo la storia degli inni del Torino.
Partiamo anzitutto da una curiosità. Il primo inno composto per il Torino non era in italiano. I fondatori della società erano infatti di origine svizzera e così optarono per un ritornello in lingua francese.
“Oui oui, Torino là, là; Torino ne perirà pas” recitava quella canzone.
Successivamente, nel 1926, toccò ai Reali Carabinieri eseguire il nuovo inno in occasione dell’inaugurazione dello stadio. Su musica del Maestro Alberto Consiglio e parole di Giuseppe Montesi, il coro cantava “Va calciator”. Una canzone che risentiva del clima politico di quegli anni e che si proiettava a incitare la squadra andando contro ogni timore per elogiare valori sportivi quali la virtù e la giovinezza.

Nel decennio successivo arrivava un nuovo brano, firmato Laugeri-Annatarone, intitolato FC Torino. Questo pezzo, con un “la gara libera ci tempra il cuor”, chiudeva il ritornello usando la poesia tipica di quel tempo.
Marcette, cori imponenti, ritmi precisamente cadenzati per scandire al meglio le parole. Lo stile era sempre quello. Non si discostò troppo da questo genere anche il più storico inno del Torino.

È degli anni Settanta il più famoso e reso celebre nel periodo in cui tutte le grandi società volevano un grande inno. Il titolo era quanto di più semplice potesse esistere: Forza Toro!

Un grande coro cantava così Forza Toro, forza Toro, torneranno i tempi d’oro. Col Torino che s’avanza rifiorisce la speranza. La vittoria che sognamo, la vittoria arriverà.

Quindi eccoci al 1982. Dalla penna di Liboni nasceva Forza Toro, Olè! Alle trombette si aggiungevano percussioni è un arrangiamento pop decisamente anni ‘80. L’autore sfornava una canzone via l’altra (si ricorda anche Sempre tu), diventando di fatto il cantautore ufficiale del Torino. Cinque anni dopo lo stesso Liboni dava vita a quello che poi sarebbe diventato l’inno ufficiale per molti lustri. Tanto che, tutt’oggi, non è mai stato davvero spodestato. Si intitola Ancora Toro.

È una dedica d’amore alla squadra di Torino, che dopo tante fatiche, non perde la sua gloriosa storia e torna sui campi europei.

È passato tanto tempo dai fasti degli anni ‘40, ma come una volta, ancora oggi…nel cuore c’è la squadra granata. A cantarla, in origine, i calciatori simboli di quel Torino: Cravero, Policano, Bianchi, Ezio Rossi. I proventi del singolo andarono in beneficienza a Casa Ugi: ecco come la musica aiuta il calcio a fare del bene.

Nel 2000 con un arrangiamento più moderno, Valerio Liboni insieme a Vittorio De Scalzi diede nuova linfa a questo inno.

Dal 1993 nelle presentazioni della squadra c’è sempre un gruppo musicale di grande fascino: gli STATUTO. Musicisti eclettici, capaci di creare melodie con innovativi arrangiamenti orchestrali. Tifosissimi del Torino, prima di realizzare quella che sarebbe stata anche la sigla di QSVS (Facci un gol), gli STATUTO fecero una autentica dedica alla loro squadra. Nel 2006, quando il Torino tornava in Serie A dopo un purgatorio nella serie inferiore, il gruppo pubblicava l’album Toro – sette magici inni. In quel progetto venivano reinterpretati tutti gli inni storici della squadra. Da lì ecco che anche gli STATUTO divennero cantanti ufficiali secondo la Curva Maratona. Ovviamente non c’è alcuna diatriba, in questo senso, con Liboni. Il calcio è bello proprio per quella sua capacità di unire una tifoseria: se lo fa in musica ancora meglio. È quella l’arte capace di rendere tutto più prezioso e importante: persino le amicizie.
In fondo, quando si parla del Torino, gli avversari hanno sempre una certa riverenza. Persino la sua storia musicale lo testimonia.




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