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I Democratici riformisti approdano nella Città del Capo




Palazzo D'Amico Milazzo

Martedi 20.05.2014

I Democratici riformisti approdano nella Città del Capo, l'occasione è la presentazione dell'Assessore Regionale Michela Stancheris candidata alle Europee del 25.maggio 2014
Promotori e fedeli al “patto federativo” tra movimenti, oltre concorrere alla politica regionale di Crocetta li vediamo impegnatissimi anche alla lista del Pd alle europee a sostegno di Michela Stancheris. Il D.R è nuovo movimento “nato per ospitare le culture socialista, cattolica, federalista 
Dalla pagina Fb , leggiamo: 


Democratici Riformisti

In origine il termine riformismo nacque per distinguere all'interno del movimento socialista coloro che sostenevano graduali riforme anziché la rivoluzione propugnata dai massimalisti. Per decenni poi il termine è stato sinonimo di socialdemocrazia, anche se solo nel corso della metà degli anni '80, si può dire che i socialdemocratici riformisti abbiano prevalso sui più radicali comunisti, nella lunga battaglia all'interno della sinistra europea. 
A questo punto essere riformisti ha significato più che altro proporre riforme graduali, di fronte alla sfida posta dai liberali e dai conservatori, guidati da leader come Ronald Reagan e Margaret Thatcher, i quali si sono proposti come sostenitori delle riforme più radicali, tanto che, di fatto, essi sono conservatori solo nei valori, ma non certo nelle politiche pratiche.
Se ciò ha inizialmente arroccato la sinistra riformista in difesa dello stato sociale contro quella che veniva definita una controriforma, ben presto questa, spinta da leader innovatori e centristi come Tony Blair e Gerhard Schröder, ha sposato l'assunto secondo cui se si vuole conservare Lo stato sociale lo si deve riformare più o meno gradualmente.
In base a questi assunti, l'essere "riformisti" ha preso nuova linfa nel nuovo dibattito interno alla sinistra, a parti rovesciate, tanto che i radicali di oggi chiedono sempre riforme radicali, ma più che altro si pongono a difesa incondizionata dello stato sociale, che i riformisti credono di dover riformare. 


In questo senso il termine "riformista" continua ad avere senso all'interno della sinistra, meno che mai nel confronto tra destra e sinistra, visto che, spesso, i conservatori e i liberali spingono per riforme più radicali ma nel senso opposto da quelle proposte dalla sinistra estrema. Alcuni propongono perciò di usare il termine "riformatore" per la destra e quello "riformista" per la sinistra, laddove la prima è più radicale e la seconda più moderata e graduale, in vista della conservazione dello stato sociale. In questo senso i liberali progressisti e i cristiano-sociali vengono definiti "riformisti" perché sostenitori di riforme più graduali dei loro colleghi liberali conservatori e dei liberisti e democristiani, tanto da portare i primi a forti convergenze con la socialdemocrazia, come è accaduto in Italia (DL alleata con i DS), Irlanda (Fine Gael alleata con i Laburisti) e Francia (convergenze tra UDF e PS), per fare solo tre esempi.

Se i D.R a Milazzo muovono i primi passi, diversa è la situazione nella Città di Messina,
In sede provinciale  stanno bruciando le tappe con frequenti incontri alla presenza del presidente regionale del movimento, Salvatore Cardinale dei deputati regionali Marcello Greco, Giuseppe Picciolo e dei quadri direttivi locali rappresentati al tavolo da Santino Calderone, Pippo Morano e Fabio D’Amore. Sono intervenuti anche i sei consiglieri comunali Dr di Palazzo Zanca (Abbate, Amata, Carreri, Interdonato, La Paglia, Sorrenti) ed il presidente della Terza Circoscrizione Orazio Laganà.

I Temi:
Il bisogno di rappresentanza vera da parte di un corpo elettorale sempre più disorientato, alle prese con la mancanza di risposte e con la sempre crescente mancanza di credibilità da parte dei partiti tradizionali. Ormai gli organi partitici sono sempre più autoreferenziali e non riescono più a dare risposte reali. Viene , pertanto ribadita, la necessità per i Democratici riformisti,- movimento giovane - ma che punta a mantenere la propria autonomia, sganciati da un sistema di alleanze che predilige l’annessione alla valorizzazione delle pluralità d’espressione.





Per il capogruppo dei Drs all’Ars Giuseppe Picciolo “Noi rappresentiamo una delle novità più importanti nel panorama politico siciliano – perché siamo consapevoli del valore della stabilità ma prima ancora della necessità di un cambiamento radicale da apportare alla macchina amministrativa, che deve essere slegata da quei lacci e laccioli che hanno determinato l’empasse dell’economia siciliana. Un plauso quindi all’azione riformatrice del Governo Crocetta che, superata la fase delle emergenze, deve adesso mettere mano al programma “rivoluzionario” presentato in campagna elettorale”.


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