ππ’ π¦π’π‘π’ π₯ππ§π π₯π π¬ππππ’π¦π ππ’πππ’π¦π ππ’ π―π’π π❜ππ¦ππ₯π’π¨ #RitaAtria
Appuntamento alle ore 18:00 nell’ambito di «Un mare di libri».
Cos’Γ¨ la memoria attiva? Come essere e fare memoria attiva? Si potrebbe parafrasare il film del 1975 per un interrogativo che dovrebbe scuotere le coscienze, svegliare dai torpori dei comodi giacigli e chiamare ad essere e fare impegno. Ancor di piΓΉ in queste settimane, dense di anniversari, retoriche, cerimonie, oceani di parole, veritΓ di comodo, veritΓ accomodate, veritΓ accomodanti e palchi-poltrone.
Negli anni dei social network proprietari, delle scuole svendute a multinazionali d’oltreoceano, di «moderne tecnologie» che inducono alla passivitΓ , delle materie grigie all’ammasso appare impossibile. E avanzano generazioni troppo giovani per ricordarlo. Ma c’Γ¨ stato un periodo storico in cui l’informatica era libertΓ , indipendenza, strumento del pensiero e dell’azione, sfida alle leggi del mercato e del Potere.
In cui i computer erano autostrade di libertΓ , piazze dell’incontro di cervelli pensanti. In cui mettersi di fronte uno schermo ed una tastiera imponeva di ragionare, pensare, sapere. Un verbo quest’ultimo sempre piΓΉ scomodo e scandaloso tra le Alpi e Malta. In quegli anni c’era chi non si accontentava, parafrasando un celebre manifesto degli anni ottanta e di quei tempi, di «cibo da bambini alla scuola» e di cibi che «erano giΓ stati masticati e senza sapore» e bramava bistecche. Le bramava cosΓ¬ tanto da trovarla, scovarla, masticarlo, farne la sua stessa vita.
L’Italia Γ¨ il Paese delle trame, dei depistaggi, delle veritΓ non vere, di memorie che son cibi liofilizzati (e avvelenati) masticati da sfere alte e meno alte e gettati in pasto alla massa ormai senza sapore. Ma c’Γ¨ chi si accontenta. E chi va oltre. E, prima ancora di fare, Γ¨ memoria attiva. Memoria che non si accontenta di rimanere su passi giΓ consumati ma cammina, cammina, costruisce sempre nuovi percorsi e tesse sentieri verso vette inesplorate. Dall’incontro di due di questi cammini, dalla conoscenza e condivisione comuni, Γ¨ nato un libro dedicato a Rita Atria: «Io Sono Rita. Rita Atria, la settima vittima di Via D’Amelio».
Il libro Γ¨ pubblicato da Marotta&Cafiero Editori, la casa editrice indipendente open access di Scampia rilevata nel 2010 da Rosario Esposito La Rossa e Maddalena Stornaiuolo dell’associazione Vo.di.Sca. (Voci di Scampia), ed Γ¨ il frutto dell’impegno e del lavoro d’inchiesta di Giovanna CucΓ© (giornalista del tg1), Nadia Furnari (fondatrice e vicepresidente nazionale dell’Associazione Antimafie Rita Atria) e Graziella Proto (fondatrice e direttrice della rivista antimafia Le Siciliane/Casablanca).
«A 30 anni dalla morte di Rita Atria stamperemo un volume con documenti inediti, interviste importanti, dichiarazioni dei familiari di Rita, pagine di diario e tanto altro – l’annuncio pubblicato in questi giorni su facebook da Rosario Esposito La Rossa – un volume che crea nuovi scenari intorno al suicidio di Rita Atria. Vi aspettiamo per la presentazione ufficiale l’11 giugno alle ore 18 a Palermo a Una marina di libri. Sono questi i volumi per cui vale la pena fare l’editore!».
Questa la presentazione del libro pubblicata dall’Associazione Antimafie Rita Atria:
«FarΓ² della mia vita anche della spazzatura, ma lo farΓ² perciΓ² che io sola ritengo conveniente”, scriveva Rita Atria nell’ultima lettera – inedita – alla sorella prima di partire per Roma, sotto protezione. Una storia crudele. Una storia che parla di mafia. Una ragazzina in un pezzo di Sicilia spoglio, brullo, povero: Partanna, terra da cui passarono Danilo Dolci e Matteo Messina Denaro. Due opposti: la lotta per il riscatto e il ricatto di Cosa Nostra.
“Io sono Rita” Γ¨ il libro-inchiesta che ricostruisce la sua storia scomoda, tutto quello che, in trent’anni, non Γ¨ mai stato cercato, chiesto, investigato, scritto. Rita Atria, la ragazzina colpevolmente abbandonata dalle Istituzioni che avrebbero dovuto prendersi cura di lei anche perchΓ© sotto tutela. Con la forza dei suoi 17 anni denuncia la mafia del suo paese affidandosi al giudice Paolo Borsellino. Forse con la consapevolezza di una brutta fine che le sarebbe potuta toccare.
Una settimana dopo la strage del 19 luglio del 1992 in via d’Amelio, Rita diverrΓ indirettamente la settimana vittima di quello stesso massacro».