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Quando l’immigrato diventa il capro espiatorio della campagna elettorale



Quando l’immigrato diventa il capro espiatorio della campagna elettorale
di Erika Farris | 5 giugno 2014
Presentato nel 2014 il risultato del monitoraggio condotto dalle associazioni Lunaria, Antigone e 21 luglio sull’uso strumentale del tema “immigrazione” nella campagna elettorale per le elezioni europee del 25 maggio.

Un controllo svolto nell’ambito della Campagna per i diritti, contro la xenofobia – Elezioni 2014, che ha permesso di analizzare i numeri e la tipologia di messaggi portati avanti dagli esponenti politici candidati per il parlamento europeo. Nei 96 giorni monitorati (tra l’1 febbraio e il 7 maggio) sono stati conteggiati ben 88 casi di utilizzo strumentale del tema da parte di politici di rilievo nazionale, regionale o locale, tenendo conto sia delle dichiarazioni pubbliche, sia delle frasi o delle immagini diffuse tramite manifesti, volantini o social network. I dati raccolti dal monitoraggio evidenziano i temi più trattati: 

1) L’evocazione di un’invasione da parte dei migranti che arrivano via mare: “Chiusi tra false accuse di razzismo verso chi dissente e peloso buonismo di sinistra stiamo consentendo l’invasione del nostro Paese” (Guido Crosetto, 6 maggio, Asca); “quella che chiamano immigrazione ma che in realtà è un’invasione” (Matteo Salvini, 5 maggio, livesicilia.it), “stop all’invasione, i confini vanno difesi” (Matteo Salvini, profilo Facebook, Asca 16 aprile);

2) La contrapposizione tra migranti e cittadini italiani: “noi stiamo dalla parte dei cittadini italiani” (Carlo Fidanza, 15 aprile 2014, Adnkronos), “prima aiutiamo la nostra gente (Gianluca Buonanno, profilo Facebook, 24 aprile, Cronachediordinariorazzismo.org”;

3) L’agitazione della paura rispetto al rischio di un’emergenza sanitaria che sarebbe provocata dagli ultimi arrivi di migranti sulle coste meridionali: “Ebola sbarca in Italia” (Magdi Allam, profilo Facebook, 21 aprile, Cronachediordinariorazzismo.org),“Ricordate questa parola: ebola. Sta arrivando” (Iva Zanicchi, 1 maggio, news.supermoney.eu; “Bisogna anche prestare attenzione alla questione delle malattie che portano, in particolare alla diffusione dell’ebola” (Iva Zanicchi, 28 aprile, Adnkronos);

4) La stigmatizzazione della religione musulmana: “Finché l’Islam tratterà la donna come un essere umano di serie B e non riconoscerà i valori e le conquiste di libertà dell’Occidente, di moschee a Milano non ne sentiamo alcun bisogno.” (Matteo Salvini, 1 aprile, Il Giornale); “E poi, nel mondo i cristiani vengono uccisi in nome dell’Islam” (Matteo Salvini, 13 marzo, La Repubblica).

Come spiega l’associazione Lunaria “il dibattito pubblico è stato molto sbilanciato, il tema è stato molto presente, ma quasi esclusivamente in senso negativo”, mentre si è discusso ben poco di diritti e garanzie.
Ciononostante, solo il 6,16% degli italiani votanti ha scelto di sostenere il programma della Lega Nord, assegnandogli ben quattro seggi in meno rispetto alle precedenti europee del 2009, e una sorte ancora peggiore è toccata a partiti come Fratelli d’Italia e Alleanza Nazionale, che non sono riusciti a far eleggere neppure un europarlamentare fra i 751 seggi disponibili. 
Una ventata di ottimismo nazionale rispetto al drammatico scenario di deriva xenofoba che ha preso piede in buona parte degli altri paesi europei.

Come si spiega nel portale Cronachediordinariorazzismo.org: “i partiti nazionalisti e anti-europei avranno 140 seggi su 751, 60 in più rispetto alle elezioni europee del 2009.
 Spiccano i 24 seggi conquistati dal Front National di Marie Le Pen, diventato primo partito in Francia con il 25% dei voti; 3 dallo Jobbik ungherese con il 14,7%; 2 dalla greca Alba dorata al 9,4%; 2 dai Veri Finlandesi al 12,9%; 7 dai tedeschi dell’Alleanza per la nuova Germania al 7%; 1 dai danesi del Movimento popolare contro l’UE con l’8%; 4 dai polacchi della Nuova destra con il 7,1%; 4 dell’FPO austriaca al 19,7%; 4 dal Partito olandese delle Libertà al 13,4%”, proseguendo col successo del Vlaams Belang in Belgio (6,78%), del Partito Popolare Danese (26.7%) e del partito nazionalista britannico Ukip di Nigel Farage (28%), che addirittura rischia di acquisire ulteriore forza con un’inconcepibile alleanza col M5S.

Un panorama agghiacciante, che lascia molti dubbi sulla possibilità che l’Europa riesca a cambiare rotta nelle politiche comunitarie adottate sino ad ora nei confronti dei flussi migratori, che anzi rischiano di diventare più inospitali e intolleranti che mai.


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